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Wednesday, October 19, 2011

Incontrai Steve Jobs licenziato...

UN CORDIALISSIMO INVASATO: PARLANTINA SEDUCENTE, MAGNETISMO IRRESISTIBILE, ENTUSIASMO IRREFRENABILE

Oggi, 6 ottobre 2011

di Mauro Suttora

Ho capito cos’è il carisma nel giugno 1985, quando incontrai Steve Jobs a tu per tu. Due settimane prima il fondatore della Apple era stato cacciato dalla propria società per mano dell’amministratore delegato John Sculley che lui stesso aveva assunto. Ma nessuno ancora lo sapeva. E Jobs, per niente depresso, arrivò a Lund in Svezia per lanciare l’European University Consortium, un modo per far comprare i suoi computer Macintosh a studenti e docenti.

Un po’ Gesù, un po’ Berlusconi

Nel quarto d’ora di conversazione privata che avemmo sul prato del campus (niente addetti stampa, clima informale) mi sembrò un cordialissimo invasato, a metà fra Gesù Cristo e Berlusconi: un po’ capo religioso, un po’ supremo venditore. Parlantina seducente, magnetismo irresistibile, entusiasmo irrefrenabile. Finse perfino di interessarsi al mio buon inglese, imparato durante l’anno negli Usa da liceale.

Nessuna meraviglia, quindi, che centinaia di milioni di adepti (più che clienti) del culto mondiale Apple ora lo ricordino come un guru. Qualcuno ha detto: «È il Leonardo da Vinci del nostro secolo». Sbagliando: anche l’ultimo quarto del secolo scorso è stato allietato dalle invenzioni di questo figlio di genitori sbadati (un’americana, un siriano: una specie di Obama arabo) adottato dalla famiglia Jobs.

Successo anche nel cinema

Il primo personal computer è del 1976. Il primo mouse lo abbiamo maneggiato otto anni dopo. E poi tante altre cose che hanno allietato la nostra vita quotidiana: i cartoni animati come Toy Story della sua Pixar (fondata nell’86, oggi venduta alla Walt Disney), il cassone ingombrante del computer che finalmente scompare, incorporato nel monitor dell’iMac nel ’98, i leggeri ma potenti portatili iBook, e allo scoccare del millennio quell’iTunes che ha distrutto l’industria discografica...

Noi giornalisti non dovremmo lodare troppo quello che rischia di essere il carnefice anche del giornale che state leggendo, e dei libri e delle biblioteche: tutti resi obsoleti dalla sua ultima trovata, il sottilissimo iPad. Il terzo oggetto magico sfornato negli ultimi anni, dopo l’iPod e l’iPhone.

E pensare che di tutte queste diavolerie Steve già fantasticava 26 anni fa, parlandomi di «interconnessione planetaria» dieci anni prima delle e-mail, e di quegli «schermi intercambiabili» oggi diventati realtà grazie alla convergenza fra tv, pc, notebook, tablet, smartphone, lettore mp3, cinepresa e macchina fotografica: tutto si può vedere dappertutto e subito.

E adesso, dove finirà la fortuna di otto miliardi di dollari accumulata da Steve Jobs? Una cifra solo apparentemente alta, per una società il cui valore in Borsa è esploso dai cinque miliardi del 2000 ai 350 attuali. Infatti Jobs era soltanto il 39° uomo più ricco degli Stati Uniti, e il 110° al mondo. Otto volte meno dei 60 miliardi del suo rivale e coetaneo Bill Gates di Microsoft.

La vedova è Laurene Powell, 47enne sposata da Steve 20 anni fa con rito buddhista nel parco californiano Yosemite delle sequoie giganti, dopo che rimase incinta del suo maschio primogenito Reed Paul. Reed come l’università dell’Oregon che Jobs abbandonò dopo appena sei mesi.

È incredibile come nessuno dei più ricchi imprenditori del computer si sia mai laureato: Jobs, Gates, Mark Zuckerberg di Facebook, Lawrence Ellison di Oracle, Michael Dell.

Steve conobbe la moglie quando andò a tenere un discorso all’università di Stanford (attaccata alla Apple di Cupertino e alla sua casa di Palo Alto): Laurene stava prendendo un dottorato. Poi ha lavorato in finanza, ora si dedica alla filantropia e alla New America Foundation, un think tank politico di sinistra sui diritti civili, ma di destra in economia.

Dopo Reed Paul, che oggi ha 20 anni e assomiglia straordinariamente al padre, sono arrivate Erin Sienna (ora 16enne) ed Eve, 13.

Ma Steve Jobs ha anche un’altra figlia, di 33 anni: Lisa Brennan, nata da una gravidanza non desiderata dell’allora sua fidanzata Chris-Ann. La quale dovette penare non poco per fargliela riconoscere. Nonostante stessero assieme dai tempi del liceo, occorse una causa e un test del sangue che appurò la paternità al 94 per cento. Alla fine il mascanzoncello fu obbligato a versare 5 mila dollari, più 385 al mese e l’assistenza sanitaria. Briciole, perché ormai Jobs era già diventato milionario.

Lisa come la prima figlia

Si favoleggia che Steve abbia chiamato Lisa uno dei primi computer Apple in onore di questa figlia non voluta (esattamente come lui). La versione ufficiale è che Lisa stesse per Local integrated software architecture. In ogni caso, Lisa crescendo ha avuto buoni rapporti col padre, e dovrà partecipare in qualche modo alla divisione dell’eredità.

Un’altra donna importante nella vita di Steve Jobs è Mona Simpson, oggi 54enne: la sua sorella naturale. Quella che i genitori non rifiutarono. Si ritrovarono nell’86 e lei scrisse addirittura un libro sulla loro vicenda. Docente di inglese al Bard College (New York) e romanziera affermata, da un suo libro è stato tratto nel 1999 il film La mia adorabile nemica con Susan Sarandon e una giovanissima Natalie Portman.
Mauro Suttora

Monday, November 08, 2010

El Pais su Mussolini Secreto

recensione di Mussolini Secreto

El Pais, 23 ottobre 2010

di Antonio Elorza

Era conocida la faceta de Benito Mussolini como obseso sexual, un auténtico ninfómano, si se permite la inversión propuesta por José Luis Sampedro para el lesbianismo. Su erotismo desenfrenado sólo tuvo por límite la brevedad de sus tiempos de consumación. Varias obras recientes insisten en ello, tanto desde la imprenta como en el cinematógrafo. Así Marco Bellocchio ha relatado en Vincere! la trágica peripecia de Ida Dalser y de su hijo Benito, que se atrevieron a amenazar los intereses del dictador, un verdadero stupratore de las mujeres y de la convivencia política.

Con una orientación bien distinta, la mujer que tal vez influyó más en su carrera, la experta en arte y judía Margherita Sarfatti, estuvo asimismo presente en otro filme, The Cradle Will Rock, de Tim Robbins, interpretada por Susan Sarandon. De ella contamos además desde hace unos meses con una minuciosa biografía por Françoise Liffran, aún no traducida: Margherita Sarfatti. L'égerie du Duce.

Si la vida sexual de Mussolini cuenta a la hora de entender su comportamiento político, a modo de enlace con su recepción de las concepciones de Sorel y de Pareto, en el sentido que hubiera propuesto Wilhelm Reich, la relación con las principales amantes ofrece numerosas claves para reconstruir su evolución ideológica antes y después del fascismo. Mussolini habla con ellas y exhibe los planteamientos más duros de su ideario.

Tal es el caso de Claretta Petacci, la joven que desde 1936 hasta la ejecución de ambos en 1945 es lo que llamaríamos la primera concubina del Duce, recluida en una clausura por los celos de él, lo cual le permite contar con el tiempo necesario para redactar miles de páginas de diarios para conocer la vida del opresor consciente: la fascinación que ejerce sobre ella, y para percibir la zafiedad de sus opiniones políticas, dominadas por la egolatría, la exaltación de la violencia y un temprano racismo.

Iniciado de veras en octubre de 1937, el diario de la Petacci nos llega ahora en un resumen de casi 500 páginas sobre un original de 1.800, sólo para 1938. De forma inexplicable, los años posteriores han seguido fuera de consulta. Cabe suscribir el juicio que hiciera el archivero Emilio Re en 1950: en ellos "el dictador vuelve a ser un hombre y se revela sin trucos ni artificios: de ahí la importancia extraordinaria y excepcional que revisten".

Mussolini secreto. Los diarios de Claretta Petacci. 1932-1938

Claretta Petacci . Edición de Mauro Suttora

Traducción de María Pons

Crítica. Barcelona, 2010

478 páginas. 28,90 euros