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Saturday, April 08, 2017

Capo San Raffaele: da bersaglio a eroe grillino

di Mauro Suttora

Lettera43, aprile 2017

Nicola Bedin: wonderboy di Pordenone, bocconiano da 110 e lode, studi in Usa, apprendistato a Mediobanca, a soli 28 anni già issato dal compianto Giuseppe Rotelli sulla poltrona di amministratore delegato del suo impero ospedaliero privato San Donato. Da cinque anni guida anche il San Raffaele, rilevato dai Rotelli per 400 milioni dopo le traversie di Don Verzé.

Qui però un inciampo: nel giugno 2015 la procura di Milano chiude le indagini per una presunta maxitruffa da 28 milioni ai danni del servizio sanitario nazionale. Bedin risulta indagato con il direttore sanitario del San Raffaele e sei primari (fra cui Alberto Zangrillo, famoso come medico personale di Silvio Berlusconi), perché sarebbero stati incassati irregolarmente rimborsi su ben 4mila interventi.
Da allora - e sono ormai passati quasi due anni - tutto tace: né incriminazione né proscioglimento per i dirigenti del San Raffaele.

Ma questo non frena i parlamentari del Movimento 5 stelle dal lanciarsi in un attacco frontale contro Bedin: in un'interrogazione Giulia Grillo (ministra della Sanità in pectore di un eventuale governo grillino) e Paola Taverna (candidata sottosegretaria) chiedono addirittura alla ministra della Salute Beatrice Lorenzin di "sciogliere il consiglio d'amministrazione del San Raffaele e interdire gli indagati".

Chissà cosa pensano oggi la Grillo (nessuna parentela con Beppe), la Taverna nonché Silvana Carcano (che nel 2013, da capogruppo 5 stelle in regione Lombardia, lottò a fianco dei lavoratori del San Raffaele contro la nuova proprietà), scoprendo che il tanto detestato Nicola Bedin è stato invitato come relatore al convegno che Davide Casaleggio, figlio di Gianroberto, organizza sabato 8 aprile in memoria del fondatore del M5S morto un anno fa.

A Ivrea l'ospite d'onore Bedin, "managing director" del San Raffaele, disquisirà di sanità. Dopo che per anni i poveri parlamentari grillini si erano sgolati contro le "speculazioni" degli ospedali privati, e a favore della sanità pubblica. Contrordine compagni. Finché si trattava di scaldare le piazze, andava bene la demagogia dei Di Battista e Di Maio. Ma quando si sente profumo di governo, inversione a U: entrano in campo i cervelloni di Casaleggio junior. E per gli attivisti non c'è più posto ai convegni del suo Think tank, che li ha esautorati.
Mauro Suttora

Wednesday, December 28, 2011

Una brutta fazenda

DON VERZE' IN BRASILE

Cos'è successo al San Raffaele

di Mauro Suttora

Oggi, 21 dicembre 2011

Costa venti milioni di euro il jet intercontinentale di lusso Challenger con cui don Luigi Verzè e il suo vice Mario Cal volavano in Brasile. A Salvador di Bahia il padrone del San Raffaele aveva costruito un ospedale, con 17 miliardi di lire della Cooperazione italiana. Ma aveva anche due «fazendas», fattorie con piantagioni di cocco, mango, banane e uva senza semi. E nella più bella, con piscina in riva all'oceano, invitava spesso amici dall'Italia. Come l'attore Renato Pozzetto, suo socio nella compagnia aerea che gestiva gli elicotteri del pronto soccorso dell'ospedale milanese.

Nel 2007 don Verzè, in preda a una delle sue imbarazzanti megalomanie, si regalò quel costoso giocattolino per evitare i fastidiosi check-in degli aeroporti. Poi però i debiti della Fondazione San Raffaele peggiorarono, le banche non rinnovavano più i fidi, e il prudente Pozzetto l'anno scorso si è ritirato dalla società, l'Airviaggi. In perdita: la sua quota del 30 per cento svalutata ad appena 3 mila euro, praticamente zero.

Solo una briciola, in confronto al gigantesco «buco» provocato dal sacerdote veronese. Sembrava fosse di un miliardo nove mesi fa, quando è stato svelato. Ora è salito a un miliardo e mezzo. Il Vaticano ha estromesso don Verzè. Cal si è suicidato. Centinaia di fornitori premono furibondi per essere pagati. Il faccendiere Piero Daccò è in carcere per bancarotta fraudolenta e associazione per delinquere. La scorsa settimana è finito al fresco anche l'ex direttore finanziario.

L'accusa: tangenti del 3-5 per cento sugli appalti. Il sospetto: che le buste alte centimetri piene di biglietti da 500, rivelate dalla segretaria di Cal, finissero a politici e dirigenti della regione Lombardia. La quale copre quasi tutto il bilancio dell'ospedale: più di mezzo miliardo l'anno. Ancora lo scorso agosto, 41 milioni per «premi di eccellenza». In totale, 3,3 miliardi di soldi pubblici finiti al San Raffaele negli ultimi cinque anni. Ma la pioggia di finanziamenti non ha evitato il crac.

Com'è potuto accadere? Nessuno si era accorto di nulla? Il San Raffaele è una fondazione, quindi non deve esibire i bilanci. Daccò nega di avere pagato pubblici ufficiali. Però conosceva tutti. Ospitava perfino il governatore lombardo Roberto Formigoni sul suo yacht Ad Maiora a Porto Cervo. Ma il vero «amico di tutti» era l'incredibile don Verzè, ammirato da tutti i premier: Giulio Andreotti (che andò in Brasile a inaugurare l'ospedale), Bettino Craxi, Silvio Berlusconi. Il San Raffaele è nato 40 anni fa, accanto alla Milano Due della Fininvest. Assieme riuscirono a far deviare le rotte degli aerei su Linate.

Ultimo estimatore del vulcanico prete bipartisn: il governatore pugliese Nichi Vendola, sponsor del nuovo San Raffaele a Taranto. Anche un altro ex comunista è stato sedotto da don Verzè: Massimo Cacciari, primo rettore della facoltà di Filosofia dell'università privata San Raffaele nel 2002. Lì si è laureata Barbara, figlia di Berlusconi.

«Io vado avanti, la provvidenza seguirà», rispondeva don Verzè a chi gli chiedeva se non facesse passi più lunghi della gamba. Anche quando ha speso 200 milioni di euro per l’enorme cupola accanto alla tangenziale Est di Milano. Sotto la quale in luglio si è suicidato il suo braccio destro Cal. Che disperazione, appena due anni dopo queste foto di «dolce vita» in piscina. E che tristezza, sentire il socio veneto della fazenda brasiliana confessare in tv a Report di rapporti sessuali con ragazze 14enni: «Pedofila, prostituzione? Ma no, qui ci vanno tutti. Sennò loro, poverine, cosa fanno?».

«Don Verzè si presentava come un miliardario con jet privato, circondato da donne e ragazzi», ha raccontato Pedro Lino, consigliere della corte dei conti dello stato di Bahia. Per anni console onorario italiano a Salvador, città di quattro milioni di abitanti, è stata Liliana Ronzoni, direttrice dell’ospedale brasiliano. Riservato a chi ha un’assicurazione, cioè non i poveri. Per loro il San Raffaele brasileiro ha aperto ambulatori esterni. Così non paga le tasse, perché è considerato «umanitario».

Don Verzè e i suoi amici spesso arrivavano alla fazenda in elicottero, per evitare le cinque ore in suv nero cilindrata 3.000 con aria condizionata da Salvador a Conde. Lì trovavano tre piscine, campi da tennis, ponies, gabbie con scimmie. Una fissa , quella del «don» per le gabbie. All’ultimo piano sotto la cupola di Milano, che aveva preteso tutto per lui e addobbato con arredamenti per quattro milioni, teneva una voliera per i pappagalli.

Gli ospiti in Brasile stavano in bungalows. Alle 8 della domenica mattina don Verzè celebrava messa. Superata, quindi, la sospensione a divinis subìta nel 1973 dall’arcivescovo di Milano. Prima di mangiare, a tavola, segno della croce per tutti.

Don Verzè ha fondato una propria congregazione, i «Sigilli». Quasi tutti i dirigenti (soprattutto donne) del San Raffaele ne fanno parte. Pronunciano voto di castità, devozione, purezza. Non di povertà. Una decina di loro, compreso il don, vivono in una lussuosa ex cascina ristrutturata vicino al San Raffaele. Con tre cuochi e tre chef, pagati dalla fondazione col buco miliardario.
Mauro Suttora