Showing posts with label roberto bin. Show all posts
Showing posts with label roberto bin. Show all posts

Wednesday, June 17, 2009

Il buon eurodeputato in 10 domande

risponde Roberto Bin, professore di Diritto Costituzionale all'università di Ferrara

di Mauro Suttora

Oggi, 17 giugno 2009

1) Quali sono le qualità necessarie per un buon eurodeputato?
La qualità è una sola: prendere sul serio la sua carica e dedicarle il 100% della propria attività e energia. Non possiamo permetterci di avere parlamentari europei distratti da altre cariche, spesso importanti; né possiamo permetterci di usare il Parlamento europeo come “cimitero degli elefanti”, una ricca casa di riposo in cui mandare politici ormai alla fine della loro carriera.



2) Quant’è importante conoscere le lingue? Quali?

Nel Parlamento europeo tutto ciò che è ufficiale viene tradotto in tutte le lingue (i costi sono ovviamente enormi). Ma un parlamento moderno lavora soprattutto nelle Commissioni e nei gruppi di lavoro: lì è fondamentale parlare inglese o francese. Altrimenti come si fa a comunicare con i propri colleghi non italiani? Però le lingue si possono sempre imparare, se lo si vuole, ci vuole solo buona volontà. Se uno non ce l’ha, faccia un mestiere diverso.



3) Spesso politici o giornalisti famosi in Italia hanno deluso a Bruxelles. Meglio eurodeputati meno “importanti” ma più competenti in un determinato settore (ad es.: sanità, industria, commercio, trasporti)? Quali sono i settori prevedibilmente cruciali nella prossima legislatura?

Di settori importanti ce ne sono davvero molti, moltissimi. Dall’ambiente alla ricerca scientifica, dall'alimentazione alla salute, dalla tutela dei consumatori alla lotta contro il terrorismo e la criminalità organizzata. E poi tutto quello che riguarda l’economia, la moneta, il mercato, il commercio internazionale…
Non si può pensare che il deputato europeo “nasca imparato”, e forse non è neppure utile che sia specializzato in un determinato settore. Il politico non dev’essere uno specialista, checché se ne pensi di solito: anzi, spesso lo “specialista” non ha quella visione estesa ed equilibrata che il politico dovrebbe avere. Ma un buon politico deve saper scegliere i suoi collaboratori e capire “politicamente” le cose di cui si deve occupare. Insomma, non uno “specialista”, ma un politico capace di capire le cose, di informarsi, di studiare i problemi, di valutare i dati… ecco quello che serve.



4) Piaga dell’assenteismo. Contano di più le sedute in plenaria, quelle nelle commissioni, o quelle nei gruppi politici d’appartenenza, per farsi affidare dossier importanti?

Certo il grosso del lavoro non lo si fa in plenaria, sotto i riflettori della stampa, dove le piume colorate dei politici brillano di più! È nelle commissioni che si svolge il lavoro più importante, è là che un politico riesce anche a far valere il peso della propria esperienza e serietà. Ma non c’è un’attività più importante dell’altra, dipende dagli argomenti e dai momenti. Chi si assume il compito di rappresentarci lo deve fare sempre e ovunque. Non lo paghiamo per questo?



5) L’eurodeputato modello può fare avanti e indietro con l’Italia, o è meglio che si trasferisca a Bruxelles?

Il Parlamento lavora tra Strasburgo e Bruxelles. Ma il deputato europeo non deve neppure perdere i rapporti con il proprio territorio, per questo è molto criticabile il modo con cui sono scelti i candidati, troppo spesso “paracadutati” in un megacollegio con cui hanno  ben poco a che fare. Teniamo presente che l’Italia soffre di cronico ritardo nel percepire ciò che succede in Europa, e quindi anche nell'accedere alle grandi risorse (non solo finanziarie) messe a disposizione: ciò danneggia la nostra competitività. 
Questo è un compito che i deputati europei dovrebbero assolvere, perché sanno in anticipo ciò che sta per accadere e possono stimolare le Regioni e gli enti locali a prepararsi. Per cui è bene che mantengano rapporti saldi con l’Italia: basta che non lo facciano soltanto per gestire i propri affari in patria!



6) Come può l’eurodeputato strappare più poteri per l’Europarlamento, sottraendolo ai burocrati della Commissione o ai difensori degli interessi nazionali del Consiglio?

Benché si creda il contrario, il Parlamento europeo ha conquistato da tempo poteri assai più rilevanti e penetranti di quelli esercitati, per esempio, dal parlamento italiano: ogni decisione importante deve essere approvata dal Parlamento. Che il parlamento europeo abbia pochi poteri è perciò un mito. Così come è un mito il gigantismo della burocrazia europea: ha più funzionari il comune di Roma che la Comunità. 
La Commissione e il Parlamento operano spesso assieme per superare il nazionalismo dei ministri che siedono in Consiglio, nazionalismo troppe volte cieco. Per questo poi i politici nazionali accusano la Commissione di essere “burocratica”: perché difende gli interessi della Comunità contro gli interessi “politici” dei singoli Stati.



7) Gli sprechi dell’Europarlamento sono leggendari: dalle due sedi a mezzo (Bruxelles/Strasburgo/Lussemburgo) alle traduzioni in 23 lingue, dai “rimborsi” per assistenti (17 mila euro al mese) agli stipendi (che saranno ridotti dagli attuali 12mila al mese, ma solo per gli eurodeputati di prima nomina). Cosa può fare il singolo eurodeputato per ridurli?

Che dall’Italia si avanzino critiche ai costi del Parlamento europeo fa un po’ ridere, dati i costi della nostra politica. Ma poi il problema non è quanto costi un parlamento, ma che cosa è capace di fare. E questo dipende soltanto dalle persone. Sarebbe bene che si smettesse di considerare la spesa per la politica come una spesa inutile. È un errore, governare e legiferare richiedono un lavoro preparatorio che costa, non è una responsabilità che possa essere affidata a dilettanti o al volontariato. Il problema nasce dal fatto che in Italia troppo spesso i soldi che diamo alla politica vengono incassati dai politici, anziché essere investiti in conoscenza e preparazione delle decisioni.



8) Si arriverà mai agli Stati Uniti d’Europa?
Probabilmente no, ma ci possono essere modelli molto diversi e più moderni di organizzazione politica. La comunità europea ha fatto passi da gigante, anche se ogni tanto si ingrippa, come sta accadendo ora. Ma spesso i momenti di crisi sono quelli che provocano i progressi più imprevedibili, sviluppi che procedono per vie inattese. E questo fa dell’Europa un’esperienza incredibilmente affascinante.



9) I fondi Ue sono irrimediabilmente soggetti a truffe, oppure ci sono esempi di corretta gestione?
Ci sono molti esempi di ottima gestione, anche in Italia. Alcune delle realizzazioni più importanti si sono potute fare con gli investimenti europei. Purtroppo, nel nostro paese, la truffa prospera ovunque vi siano risorse, è anche questo il frutto dello scarso senso civico e del “furbismo” degli italiani. Che cos’è l’evasione fiscale se non una truffa ai danni dei cittadini corretti?



10) La legislazione comunitaria, fra trattati di Nizza, Lisbona ecc, è diventata un ginepraio gogoliano, facile bersaglio degli anti Ue ad ogni referendum (Irlanda). La semplificazione è una priorità?
Anche in questo l’Italia non può certo gettare la prima pietra. La legislazione italiana è molto più sconnessa, confusa, contorta ed esorbitante di quella europea. Anche questo appartiene ai miti, in fondo (almeno per noi italiani). 
Il problema è semmai un altro. La Comunità è nata per il mercato, e quindi per l’economia. Ha una grande difficoltà a capire che, oltre alle imprese, ci sono i cittadini con le loro esigenze di solidarietà sociale, di tutela del lavoro, di garanzia dei diritti.



Come metterebbe lei, in ordine di importanza fra i punti precedenti, l’impegno degli eurodeputati che Oggi “adotterà”, sorvegliandoli fino al 2014 (uno per partito)?


Al primo posto la presenza e l’unicità dell’impegno, rinunciando ad ogni altro incarico in Italia (n.1), il lavoro attivo in commissione e nei gruppi di lavoro, di cui devono diventare protagonisti (n.4), i rapporti attivi e collaborativi con il proprio territorio, di cui devono diventare il “consulente” e il “suggeritore” (n.5), la acquisita conoscenza di una lingua straniera “forte”, magari anche ex novo (n. 2)
Mauro Suttora

Abbiamo adottato cinque eurodeputati

E adesso lavorate per noi

L' INIZIATIVA DEL NOSTRO GIORNALE DOPO LE ELEZIONI EUROPEE

A Bruxelles gli italiani si vedono poco. Noi vogliamo mettere «alla corda» un gruppo di matricole: le terremo d' occhio

Mauro Suttora

Oggi, 10 giugno 2009

«E la forbice? Di quant'è la forbice?». È impallidito, il povero Ignazio La Russa, quando è apparso «35 per cento» nella prima proiezione dei voti per il suo partito, il Pdl (Popolo della libertà). Pochissimo, rispetto alle speranze esibite in pubblico da Silvio Berlusconi prima del voto: «Raggiungeremo il 40 per cento». Invece, 35. E il sondaggista a spiegare che la «forbice» era del cinque per cento: quindi il risultato finale poteva essere 37, ma anche 33 per cento. Alla fine, è rimasto il mesto 35,3. Ovvero: quasi tre milioni di voti persi dal Pdl in un solo anno. Berlusconi deve licenziare i suoi sondaggisti, oppure ha bluffato? «Né l' una né l'altra», dice Licia Ronzulli, eurodeputata Pdl neoeletta. «Il problema è che la gente dice quel che voterebbe, ma poi a votare ci deve andare sul serio». Invece gli astenuti hanno trionfato, e si sono recati alle urne solo due italiani su t re: il 66 per cento. Questa volta il leggendario ottimismo di Berlusconi gli si è rivolt ato co nt r o: molt i suoi elettori, vista la vittoria annunciata, si sono risparmiati la fatica di tornare in fretta dal weekend per correre in cabina prima delle 22 di domenica.

I VERI VINCITORI
Non che gli altri stiano meglio. Il Pd ha perso per strada oltre quattro milioni di voti i n dodici mesi: u no su t re. Però i sondaggi per il partito di centrosinistra erano catast rofici, qui ndi i suoi dirigenti hanno la reazione oppo st a a l cent rodest ra: ora sono quasi content i del 26 per cento raccolto. I due vi ncitori sono certamente Umberto Bossi e Antonio Di Pietro. La lega Nord in realtà ha appena centomila voti in più sul 2008, però grazie agli astenuti quelli attuali valgono il 10,2 per cento, rispetto all'8,3 dell'anno scorso.

Quando la torta si fa più piccola, la stessa fetta sembra più grande. L' esempio perfetto è l' Udc: i suoi due milioni di voti, sempre gli stessi, rappresentavano il 5,6 per cento nel 2008, e il 6,5 oggi. L'unica ad avere aumentato di molto i consensi anche in cifre assolute è stata l'Italia dei valori: gli 800 mila voti in più le permettono di raddoppiare in percentuale, dal quattro all' otto. Insomma, il voto europeo è stata una sconfitta per entrambi i grandi partiti. Addio bipartitismo? «Pdl e Pd si concepiscono come contenitori in cui può stare di tutto, dai sostenitori della sacralità della vita a quelli di aborto ed euta nasia», dice Magdi Cristiano Allam, eletto nelle file de l' Udc, «ma sono stati puniti. Premiati invece tutti e tre i partiti che rappresentano identità e valori forti, anche se diversi e in conflitto fra loro: Udc, Lega e Di Pietro». Aggiungendoci pure le liste senza eurodeputati perché non hanno superato la tagliola del quattro per cento (Rifondazione, Sinistra e libertà, Radicali, Mpa, Destra di Storace ecc.), si scopre che un buon trenta per cento di elettori ha espresso, in un modo o nell' altro, un voto di protesta.

BASTA CASTA
Ma protesta contro che cosa? Sicuramente contro la cosiddetta «Casta» dei politici di professione, ampiamente denunciata da una serie di libri-inchiesta diventati bestseller negli ultimi due anni. E leggere le classifiche degli assenteisti al Parlamento europeo non ha migliorato le cose. Per questo il nostro giornale ha preso l'iniziativa di «adottare» cinque nuovi eurodeputati, uno per ogni partito. Abbiamo proposto loro un «decalogo», messo a punto con il professor Roberto Bin, ordinario di Diritto costituzionale all'università di Ferrara. E loro hanno accettato la sfida. Con il professore, uno dei massimi esperti dei meccanismi della legislazione europea in Italia, abbiamo individuato alcuni punti che, al di là delle idee politiche di ciascun partito, possono contribuire a migliorare l' Europarlamento, ad avvicinare i cittadini a Bruxelles. E i nostri cinque li terremo d' occhio.

Mauro Suttora

ECCO I 5 "ADOTTATI":

Licia Ronzulli
Popolo della Libertà

Licia Ronzulli, 33 anni, è dirigente sanitaria all' istituto ortopedico Galeazzi di Milano. È impegnata come volontaria da anni con l' associazione Progetto sorriso nel mondo: un gruppo di medici e infermieri che opera in Bangladesh per curare le malformazioni cranio-facciali dei bambini. Candidata l' anno scorso alle Politiche, è stata prima dei non eletti nel collegio delle Marche. Quest' anno Silvio Berlusconi in persona l' ha candidata alle Europee, con Lara Comi e Barbara Matera, suscitando le note polemiche sulle Veline. La Ronzulli ha risposto con il proprio curriculum, e nella circoscrizione Nord Ovest ha ottenuto un buon numero di preferenze, piazzandosi dietro a Mario Mauro e alla Comi (sostenuti da Comunione e Liberazione) e all' ex sindaco di Milano Gabriele Albertini, eurodeputato uscente. A Bruxelles si occuperà di sanità, anche se Berlusconi ha già auspicato per lei un prestigioso ruolo di «coordinamento» degli eurodeputati Pdl.

Magdi Cristiano Allam
Unione di Centro

Magdi Cristiano Allam, 57 anni, è nato al Cairo (Egitto). Di religione musulmana, per volontà della madre ha studiato prima in un collegio di suore comboniane e poi in uno di salesiani, dove ha imparato l' italiano. A vent' anni emigra a Roma per l' università. Laureato in sociologia, è diventato giornalista di Repubblica. Dal 2003 al 2008 è stato vicedirettore ed editorialista del Corriere della Sera. Critico dell' estremismo islamico, un anno fa si è convertito al cattolicesimo, aggiungendo «Cristiano» al proprio nome. Due anni fa si è sposato con Valentina, traduttrice di opere di letteratura araba, dalla quale ha avuto un figlio, Davide, dopo i due da un' unione precedente. Ha scritto i libri Vincere la paura, Io amo l' Italia. Ma gli italiani la amano? e Viva Israele. Ha fondato il partito Protagonisti per l' Europa Cristiana, ed era capolista per l' Udc nel Nord-Ovest.

Rosaria Capacchione
Partito Democratico<

Rosaria Capacchione, 49 anni, nata a Napoli, dal 1985 è giornalista del quotidiano Il Mattino . Vive e lavora a Caserta. È autrice del libro L' Oro della Camorra: come i boss casalesi sono diventati ricchi e potenti manager che influuenzano e controllano l' economia di tutta la Penisola, da Casal di Principe al centro di Milano (Rizzoli, 2008). Una copia del libro è stata trovata dai carabinieri nel covo dove si nascondeva il super latitante boss camorrista Giuseppe Setola, durante un blitz del 12 gennaio 2009.
Assieme a Roberto Saviano, la Capacchione è la massima esperta, a livello giornalistico, di criminalità organizzata in Campania. Vive pure lei sotto scorta, a causa del proprio lavoro di cronista giudiziaria e per la sua attività di divulgazione. Più volte negli anni è stata minacciata di morte. Il Partito Democratico l'ha candidata capolista nella circoscrizione Italia Meridionale.

Lorenzo Fontana
Lega Nord

Lorenzo Fontana, 29 anni, di Verona, celibe, ha fatto il liceo scientifico ed è laureando in Scienze politiche. Ha lavorato come impiegato e ha collaborato a giornali. Iscritto alla Lega Nord dal 1997, nel 2002 è diventato vice coordinatore federale del Movimento giovani padani. Vicesegretario provinciale della Lega a Verona dal 2007, è stato eletto consigliere comunale dopo cinque anni da consigliere circoscrizionale.
Umberto Bossi lo ha scelto personalmente come capolista della Lega alle Europee nella circoscrizione Nord Est, anche se i leghisti veneti possono già vantare due «pesi massimi» relativamente giovani nelle gerarchie interne: il sindaco di Verona Flavio Tosi, e il ministro trevigiano dell' Agricoltura Luca Zaia. In Veneto, la Lega Nord in queste elezioni ha mancato di soli 25 mila voti l' obiettivo di superare il Popolo della Libertà, diventando così il primo partito regionale per candidarsi alla guida della Regione.

Niccolò Rinaldi
Italia dei Valori

Niccolò Rinaldi, 47 anni, di Firenze, al liceo ha militato nella Federazione giovanile repubblicana. Laureato in Scienze politiche con una tesi sull' economia di strada di Dakar (Senegal), frutto di una ricerca sul campo. Dopo l' università ha superato un concorso per entrare nelle Nazioni Unite, ed è diventato responsabile dell' informazione in Afghanistan (posto che era vacante da mesi: nessuno voleva andarci). Ha vissuto a Peshawar e a Kabul durante la guerra.
Ha scritto il libro Islam, guerra e dintorni con la prefazione di Jas Gawronski, tradotto in francese con la prefazione di Daniel Cohn-Bendit (leader dei Verdi francesi, che hanno appena trionfato alle europee con il 16 per cento dei voti). Nel '91 ha lasciato l' Onu per il Parlamento europeo, dove nel 2000 è diventato segretario generale aggiunto. La sua carriera ha colpito Antonio Di Pietro, che lo ha candidato.

Dieci promesse da mantenere

1 Dedicare alla carica di eurodeputato il cento per cento della mia attività ed energia.
2 Partecipare non solo alle sedute in aula, ma anche a quelle di commissione e di gruppo, dove si svolge il vero lavoro, spesso oscuro.
3 Tenere i rapporti con le Regioni della mia circoscrizione, per farle accedere alle grandi risorse (non solo finanziarie) dell' Unione europea.
4 Imparare bene una o due lingue (inglese, francese), nel caso non le conosca già, per comunicare direttamente con i colleghi stranieri.
5 Scegliere bravi collaboratori, non in base all' amicizia, ma alla competenza.
6 Allargare i poteri dell' Europarlamento, unico organo eletto, rispetto ai burocrati della Commissione e ai difensori degli interessi nazionali nel Consiglio.
7 Diminuire gli sprechi: due sedi e mezzo (Bruxelles, Strasburgo, Lussemburgo), traduzioni in 23 lingue, stipendi e rimborsi per gli assistenti (25 mila euro al mese).
8 Battermi per gli Stati Uniti d' Europa, federali e con le massime autonomie locali (sussidiarietà), ma con un' unica politica estera e di difesa.
9 Vigilare sulle truffe sui fondi dell' Unione europea.
10 Semplificare le leggi comunitarie, diventate eccessive quanto quelle nazionali.