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Thursday, August 03, 2023

Caro Briatore, ma pure lei considera diffamatorio essere indicati come clienti del Twiga?



In un’intervista al Corriere giustifica la querela mossa da Boccia al Foglio: “Se hanno scritto il falso, fa bene”. Ma, anche se è falso, non è infamante: almeno lui dovrebbe pensarlo e dirlo

di Mauro Suttora

Huffingtonpost.it, 3 agosto 2023

Inarrivabile Flavio Briatore. Oggi sul Corriere della Sera dice all'intervistatrice Candida Morvillo che Francesco Boccia, presidente dei senatori pd, ha fatto bene a querelare il quotidiano Il Foglio per averlo indicato come frequentatore del Twiga. Ma come: lo stesso proprietario dello stabilimento balneare di Marina di Pietrasanta (Lucca) considera diffamatorio essere accostati al suo locale?

Contestualizziamo. Daniela Santanchè, ministra del Turismo e senatrice di Fratelli d'Italia, indagata per bancarotta e falso in bilancio, subisce un dibattito parlamentare con la richiesta di dimissioni da parte delle opposizioni. Per difendersi contrattacca: "Quanti di quelli che ora mi accusano sono stati miei ospiti al Twiga?"


La perfida Santanchè non fa nomi, ma il superperfido Foglio scrive che a quel punto molti senatori si sono voltati verso l'abbronzatissimo Boccia. Il quale fa subito partire un comunicato stampa del gruppo per annunciare vie legali.

Vera o falsa, la frequentazione del Twiga non dovrebbe apparire disdicevole. Soprattutto per il suo proprietario, al quale Santanchè ha girato metà della propria quota di proprietà dopo la nomina a ministro (l'altra metà è andata al suo compagno Dimitri Kunz). E invece Briatore, che noi ammiriamo perché riesce a far pagare cento ai ricchi cose che costano dieci, favorendo così la redistribuzione del reddito tanto invocata a sinistra, sembra dar ragione a chi considera tutte le sue creazioni, dal Billionaire al Twiga (che significa 'giraffa' in swahili), sentine di dubbia fama.

L'eterno dibattito ricchi/poveri si arricchisce così di un ulteriore avvincente capitolo. Il furbo Menenio Agrippa 2.500 anni fa riuscì a convincere i plebei di essere indispensabili quanto i patrizi. Però i primi erano come le gambe del corpo umano, i secondi lo stomaco. Poi, da Spartaco a Marx, i poveri si sono incattiviti contro lo stomaco che si limita a magnare, mentre agli altri organi tocca lavorare.

Da un quarto di secolo invece abbiamo il filosofo Flavio che teorizza la trinità "làcciori, fescion e glemor" come nuovo orizzonte interclassista. A giudicare dalle frotte di giovani neoproletari (mille € al mese) che proprio in queste notti, come ogni agosto, buttano nel suo Billionaire di Porto Cervo i risparmi di un anno, ha ragione lui.

In mezzo restano i politici. Ricchi o poveri? Devono vergognarsi per una cena chez Briatore e Santanchè a Forte dei Marmi, o esibirla come hanno fatto gli spregiudicati Maria Elena Boschi e i suoi due scudieri renziani poche sere fa?

La risposta all'ineffabile Piero Fassino, che sventola in aula i suoi miseri 4.700 € mensili netti. Dimenticando gli altri 10mila di fringe benefit che fanno il benessere di un parlamentare. Ma, come direbbe il maitre-à-penser di Monte Carlo, Versilia, Costa Smeralda e Dubai, le inibizioni sono "cose da poveri". 

Quindi, caro Boccia, vai a spendere allegramente da Briatore i tuoi soldi, invece di sperperarli in avvocati. E porta pure tua moglie: è perennemente invitata anche lei sotto i suoi ombrelloni da mille € al giorno e nelle splendide serate "fudenbeveregg".


Monday, June 12, 2023

L'ultimo sfregio a Berlusconi: per i liberal di Manhattan era solo uno showman



Difficile, per i sussiegosi democratici americani, accettare un fenomeno come il Cavaliere. Ma anche i repubblicani pre-Trump, gli eleganti rockefelleriani trincerati nei loro grattacieli miliardari di Park Avenue, lo consideravano un pittoresco parvenu. Al massimo un "media mogul turned politician"

di Mauro Suttora 

Huffingtonpost.it, 12 giugno 2023 

Un ultimo sfregio: il New York Times, annunciando la morte di Silvio Berlusconi, lo ha definito "showman" e non politico. Concedendogli solo di avere capovolto ("upended") la politica e la cultura italiane: "È stato il premier più divisivo e inquisito, ('polarizing and prosecuted')".

Difficile, per i sussiegosi liberal di Manhattan, accettare un fenomeno come il Cavaliere. Ma anche i repubblicani pre-Trump, gli eleganti rockefelleriani trincerati nei loro grattacieli miliardari di Park Avenue, lo consideravano un pittoresco parvenu. Al massimo un "media mogul turned politician". Con l'aggravante di controllare un impero mediatico impensabile negli Usa, dove sarebbe stato subito spezzettato dalle leggi antitrust.

"Mauro, ma sei sicuro di quel che hai scritto?", mi telefonò Fareed Zakaria, direttore di Newsweek, nella calda estate 2004, quella della bandana con Tony Blair a Porto Cervo. Gli avevo mandato un articolo sulle ultime imprese e gaffes berlusconiane. Gli inflessibili fact checkers del settimanale controllarono le mie parole una a una, sospettando che avessi esagerato.

Stessa diffidenza l'anno precedente, quando Newsweek titolò un altro mio resoconto divertito dalla Sardegna chiamandolo Mr. B, e parificandolo a Flavio Briatore, Gigi Buffon e Tom Barrack, il trumpiano Usa che aveva appena comprato tutti gli hotel di lusso della Costa Smeralda.

Nel settembre 2003 Silvio accompagnò a New York una delegazione di Confindustria, ma il Council on Foreign Relations (massimo luogo d'incontro dei poteri forti statunitensi) lo snobbò: non lo invitò a tenere una conferenza nella sua prestigiosa sede, come invece faceva con qualunque premier del mondo di passaggio in città. 

Berlusconi fu dirottato verso la Borsa, dove fece inorridire i perbenisti con una delle sue leggendarie battute: "Venite a investire da noi, perché oltre al bel tempo e alla bellezza dell'Italia abbiamo anche bellissime segretarie". Alla sera, cena di gala al Plaza. I giornalisti italiani al seguito cercavano di avvicinarlo per carpire qualche sua frase in esclusiva. Conoscendo le sue abitudini, mi appostai in cucina. E immancabilmente riuscii a incontrarlo, perché nel dopocena venne a complimentarsi col cuoco e i camerieri.

Stesse scene simpatiche al G8 di Genova nel 2001. Era la prima volta che Berlusconi incontrava il presidente George Bush jr, entrambi neoeletti. Fu commovente incrociare il nostro premier nelle ore prima del vertice, mentre controllava ansioso di persona ogni piccolo dettaglio, dalle piante di limone in vaso che adornavano il porto riprogettato da Renzo Piano, alle forme di formaggio grana per sfamare giornalisti e delegazioni. "Ti è piaciuto il prosciutto crudo di Parma?", chiese a Bush afferrandolo affettuoso per un braccio. Gli americani educati a Yale detestano qualsiasi contatto fisico. Ma fra loro fu subito amore. 

E Silvio avrebbe voluto allargare questo idillio trasformandolo in una chose à trois con l'amico Vladimir Putin l'anno dopo nel vertice a Pratica di Mare (Roma). Ma la sua geniale idea di far entrare la Russia nella Nato non ebbe fortuna. Tipico di Berlusconi, voler conquistare gli avversari con la seduzione. Contrariamente al complesso militare-industriale, detestava avere nemici. Con Barack Obama invece fu subito gelo: qualcuno gli riferì la definizione di "abbronzato", incomprensioni su Gheddafi, e il Cavaliere tornò fra i fenomeni folkloristici.

La vendetta della storia si è abbattuta sulle schizzinose élite di Washington con la vittoria di Donald Trump nel 2016. L'epitome del populista peronista si è trasferita da Berlusconi a quell'altro buffo outsider dai capelli arancioni. Stessa fortuna accumulata con le costruzioni, stesso successo televisivo, stessa passione "womanizer" per le belle donne, con incursioni al confine del dubbio gusto.

E adesso, con le due incriminazioni di Trump, ecco che li accomuna anche il calvario giudiziario: perché in inglese "prosecution" (messa in stato di accusa) si confonde con "persecution". E Donald, proprio come Silvio, ha già cominciato a sfruttare le sue disavventure con la legge, ribaltandole contro chi lo considera un mascalzone. Sperando di indossare anche lui l'aureola di martire, così utile per farsi rieleggere.

Ma quanto a stile, la burina Trump Tower non è la verde Milano 2. E, soprattutto, Silvio era più simpatico e buono di Donald. 

Tuesday, January 04, 2022

Berlusconi torna al primo amore: il cemento

Il comune di Olbia gli ha dato il permesso di costruire un hotel a Porto Rotondo 

di 
Mauro Suttora

HuffPost, 4 gennaio 2022


Silvio Berlusconi è candidato presidente della Repubblica, ma intanto è tornato al suo primo amore: il cemento. Il comune di Olbia gli ha dato il permesso di costruire un hotel con 133 posti letto nel centro di Porto Rotondo.

Una variante del nuovo Puc (Piano urbanistico comunale) ha infatti trasformato tredici ettari dei suoi terreni da bosco e macchia mediterranea in edificabili: sono previsti 20mila metri cubi per “insediamenti turistico-alberghieri”. La Siamed (Società iniziative alberghiere Mediterraneo), società con sede a Cagliari, possiede un lotto di 31mila metri quadri. Gli altri appartengono all’immobiliare Idra di Segrate (Milano), cui è intestata l’intera, immensa proprietà berlusconiana di villa Certosa. Da punta Lada i terreni dove ora è possibile costruire si spingono a nordest fino al borgo di Porto Rotondo, inventato negli anni ’60 dai conti Donà delle Rose.

Amministrativamente, l’esclusiva località sarda è solo una frazione di Olbia. Così come la gemella Porto Cervo, all’estremo opposto della Costa Smeralda, fa parte del comune di Arzachena. Entrambe sono amministrate da consorzi, ai quali i facoltosi proprietari di ville e case affidano la gestione di molti servizi. Ma la pianificazione urbanistica resta prerogativa dei comuni. E a Olbia la giunta di centrodestra guidata da Settimo Nizzi, ex parlamentare di Forza Italia appena rieletto sindaco per la quarta volta, ha fatto questo bel regalo a Silvio per i suoi 85 anni.

Assieme alla variante berlusconiana ne sono state approvate altre sei fra Porto Rotondo e l’adiacente golfo di Marinella, per un totale di mezzo milione di metri quadri con costruzioni di centomila metri cubi e una previsione di 600 posti letto.

Una colata di cemento di cui beneficerà anche Sergio Zuncheddu, amicissimo di Berlusconi, proprietario dell’albergo di lusso Abi d’Oru oltre che del principale giornale dell’isola, l’Unione Sarda, e della tv Videolina.

L’espansione preoccupa i consorziati di Porto Rotondo, che già oggi ogni agosto va in collasso. Le spiagge della zona non sono tante, e con questo aumento della capacità recettiva saranno ancora più affollate.

A mordersi le dita resta l’Aga Khan, il principe fondatore di Porto Cervo. A lui il comune di Arzachena e la regione Sardegna hanno sempre bloccato ogni espansione. Il no trentennale al suo masterplan lo ha spinto a vendere sia gli alberghi agli americani, sia la ex Alisarda (poi Meridiana e Air Italy) al Qatar. E proprio in questi giorni gli ultimi 1.300 dipendenti della compagnia aerea sono stati licenziati.

Mauro Suttora 

Tuesday, April 20, 2021

Grillo scagiona il figlio

“E tutte le vittime tritate dal populismo a 5 Stelle?”

intervista a Mauro Suttora di Federico Ferraù

Ilsussidiario.net, 20 aprile 2021

“Grillo dovrebbe ricordarsi di tutti politici e personaggi tritati dal populismo a 5 Stelle negli ultimi 15 anni, da Bassolino a Bertolaso. Ora è la nemesi”

Arriva e si siede davanti alla webcam. Esplode, subito. “Mio figlio è su tutti i giornali come uno stupratore seriale”. Eccolo il motivo. È un crescendo. Grillo gesticola, urla. Se la prende con l’informazione. Ciro Grillo, il figlio del fondatore e garante del Movimento 5 Stelle, è indagato con tre amici dalla procura di Tempio Pausania con l’accusa di violenza sessuale di gruppo.

I fatti risalgono alla notte tra il 15 e il 16 luglio 2019, la vittima è una ragazza italo-svedese. “Gli stupratori vengono presi e interrogati in galera o ai domiciliari”, invece suo figlio e gli amici “sono lasciati liberi per due anni, perché?”, urla Grillo. “Perché vi siete resi conto che non è vero niente che c’è stato lo stupro. Perché una persona che viene stuprata la mattina, al pomeriggio va in kitesurf e dopo otto giorni fa la denuncia… vi è sembrato strano. Sì, è strano” grida come una furia il leader di M5s. E ancora: “C’è il video, si vede che lei è consenziente, che c’è il gruppo che ride, che sono ragazzi di 19 anni”. Lo show disperato di Grillo finisce poco dopo.

Un messaggio violento e sessista: le reazioni sono pressoché concordi nel condannare il nuovo abuso mediatico della vittima. La famiglia della ragazza, attraverso il legale Giulia Bongiorno, parla di “farsa ripugnante”. Qualcuno fa notare che dall’exploit di Grillo traspare un’ignoranza completa delle più elementari nozioni di giustizia penale, insieme ad un’immagine della giustizia come arma brutale, la stessa che il giustizialista Grillo ha sventolato per anni nelle piazze. “Io ci ho messo 6 mesi per denunciare la violenza”, dice Federica Daga, deputata M5s.

“Grillo dovrebbe ricordarsi di tutti politici e personaggi tritati dal populismo a 5 Stelle negli ultimi 15 anni, da Bassolino a Bertolaso. Ora è la nemesi” dice Mauro Suttora, giornalista, collaboratore dell’Huffington, giornalista e scrittore, da anni attento osservatore del fenomeno grillino. “In un Paese normale” commenta “il 19 aprile 2021 segnerebbe la fine del Grillo politico”.

Ciro Grillo è innocente fino al terzo grado di giudizio. Se ne parliamo è a motivo del padre, che ieri ha diffuso un messaggio immediatamente subissato di critiche. Perché è intervenuto?

Per una plateale crisi isterica, direi. Non so trovare altri motivi. Non si era mai visto un politico, un comico, un padre, o semplicemente un uomo, perdere la testa in modo così evidente e violento. E volersi mostrare in pubblico, filmandosi e offrendosi online. Se non fosse grottesco, sarebbe tragico: una specie di re Lear al pesto genovese.

Abbiamo visto lo sfogo di un Grillo iper-garantista. I conti tornano?

Guardandolo urlare mi è venuta in mente Federica Guidi, figlia di un potente industriale. Oggi probabilmente nessuno la ricorda, ma fu ministra dello Sviluppo economico dal 2014 al 2016, nel governo Renzi. Se passerà alla storia, sarà per essersi lamentata col fidanzato perché lui la trattava come una “sguattera guatemalteca”. Li intercettavano, e per la soddisfazione di Grillo quelle sue parole furono pubblicate, illegalmente perché erano umiliazioni private, senza alcun nesso con l’accusa di “traffico di influenze” per cui era indagato il fidanzato. Lei no, non era neppure indagata. Però i forcaioli grillini chiesero subito le sue dimissioni, e le ottennero. Un anno dopo il caso fu archiviato, ma alla Guidi non ridiedero la poltrona. Solo che lei ci risparmiò una sceneggiata alla Grillo, cui avrebbe avuto diritto.

Allora chi altri dovrebbe difendere, Grillo, oltre al proprio figlio?

Dovrebbe ricordarsi di tutti politici e personaggi tritati dal populismo a 5 Stelle negli ultimi 15 anni, da Bassolino a Bertolaso. Ora è la nemesi.

“Che Beppe Grillo usi il suo potere mediatico e politico per assolvere il figlio è vergognoso” ha detto la Boschi. Che cosa ci dice dal punto di vista mediatico l’iniziativa di Grillo?

Ci dice che in realtà i meno colpevoli per la disavventura del figlio siamo proprio noi giornalisti. Che abbiamo sempre trattato coi guanti i guai privati dei suoi figli. Tutti sapevamo di certe vicende di droga del passato – non di Ciro – ma nessuno le ha mai sfruttate, la privacy familiare è stata rispettata. E così in questi quasi due anni di inchiesta per il presunto stupro di Porto Cervo. Un’eternità. Quasi tutti i tg non avevano neanche dato la notizia dell’imminente incriminazione. Se il padre non avesse sbroccato, la maggioranza degli italiani l’avrebbe ignorata.

Come commenti le poche difese imbarazzate provenienti da M5s?

È questo il risvolto più grave, da un punto di vista politico. Perché i grillini sono ancora il partito più grosso in Parlamento, e accettano di essere guidati da un uomo con evidenti problemi di equilibrio. I più furbi si sono chiusi in un dignitoso silenzio, ma nessuno osa prenderne le distanze.

Lo sfogo mediatico di Grillo non dovrebbe imporre una svolta garantista?

Il garantismo non lo conoscono, i grillini. Sarebbe come pretendere che un felino diventi vegetariano. Per la legge del contrappasso, il povero Ciro è stato più danneggiato che difeso dalla piazzata paterna.

Come inciderà questa vicenda?

In un Paese normale il 19 aprile 2021 segnerebbe la fine del Grillo politico. Ma un Paese che tre anni fa gli ha dato un terzo dei voti non è normale. I grillini più accorti si sono già riciclati. Di Maio si è definito “liberale e moderato”. Di Battista almeno evita certi trasformismi alla Conte.

A proposito di Conte e non solo lui; in M5s è il caos.

Dopodomani scade l’ultimatum del rampollo Casaleggio, che pretende 450mila euro dai parlamentari grillini. Se non glieli danno, lui si terrà il prezioso indirizzario dei 190mila registrati al Movimento. Ne vedremo di tutti i colori.

Federico Ferraù

Thursday, November 02, 2017

Il film di Sorrentino su Berlusconi



di Mauro Suttora

Porto Cervo (Olbia), 26 ottobre 2017

Il film che allarma Silvio Berlusconi è arrivato in Sardegna. Il regista Paolo Sorrentino nei giorni scorsi ha girato molte scene di Loro fra Porto Cervo, Porto Rotondo e Baja Sardinia, e sono entrate in campo le attrici che interpretano le sue donne: Elena Sofia Ricci per l’ex moglie Veronica Lario, Kasia Smutniak con un ruolo imprecisato (deputata, amante?).

Il set è blindato, quelle che pubblichiamo sono foto “rubate”. Tutti sono tenuti all’obbligo del silenzio. Quindi non si sa se, come qualcuno sussurra, il personaggio della Smutniak corrisponda a quello di Francesca Pascale, fidanzata di Berlusconi dal 2011.

In luglio, prima dell’inizio delle riprese, Sorrentino era stato invitato nella residenza romana dell’ex premier, in via del Plebiscito. La società berlusconiana Medusa ha prodotto alcuni film del regista. All’incontro erano presenti Gianni Letta e l’avvocato di Berlusconi, il deputato Niccolò Ghedini. Il capo di Forza Italia aveva offerto a Sorrentino di aprire le porte delle proprie case per le riprese: Arcore, palazzo Grazioli, la Certosa di Porto Rotondo.

Ma il premio Oscar ha declinato l’invito, e in Costa Smeralda ha preferito girare in una villa nel centro di Porto Cervo, in via Sa Conca, e in quella che appartenne a Shirley Bassey a Punta Volpe (Porto Rotondo).
Nelle scorse settimane aveva installato il set prima in un attico con vista sul viale dei Fori Imperiali (come quello del film 'La grande Bellezza', che gli è valso la statuetta di Hollywood), e poi a Orbetello e Porto Ercole (Grosseto).

Ora Berlusconi ha paura: «Ho sentito delle voci sul film. Mi dicono che potrebbe essere un’aggressione politica nei miei confronti. Spero siano voci infondate». L’ex premier teme che il film si concentri sugli anni 2006-11, quando si circondava di schiere di belle ragazze e dava scandalo con le “cene eleganti”. «Le veline che candida sono ciarpame senza pudore», lo accusò l’ex moglie Veronica nel 2009.

«È un film su chi lo ha usato per cambiar vita»

Ad avvalorare questo timore c’è la partecipazione al film di Riccardo Scamarcio, nel ruolo del procacciatore pugliese Gianpaolo Tarantini. E anche, come mostriamo nelle foto, di attrici molto appariscenti come l’albanese Beniada Jakic, che potrebbe interpretare una escort o la loro reclutatrice, Sabina Began.

Sorrentino così spiega alla Bbc il suo film: «Non è solo su Berlusconi, ma anche sulle persone che provavano a cambiare il corso della loro vita usandolo. Non sono interessato agli aspetti politici, ma all’uomo che sta dietro il politico». E aggiunge: «Il mondo ha un’idea di Berlusconi come persona semplice, ma studiandolo ho capito che è molto più complicato. Vorrei provare a descrivere questo personaggio complesso».

Non a caso il titolo del film sarà 'Loro'. Inteso come “loro”, l’entourage pittoresco che da sempre accompagna il magnate televisivo e capo di Forza Italia: dalle olgettine ai faccendieri, dai politici del suo partito agli ex avversari che diventano suoi alleati. Ma anche “l’oro” che chi conquista la prossimità di Berlusconi cerca di incassare.

Le riprese andranno avanti ancora per un mese, ed è probabile che il film venga presentato al festival di Cannes in maggio. Quindi dopo le elezioni che si terranno in Italia, quasi sicuramente a marzo. Così non si ripeteranno le polemiche che si scatenarono per Il Divo, il film che Sorrentino dedicò a Giulio Andreotti nove anni fa (sempre interpretato dal suo attore preferito, Toni Servillo), o per 'Il Caimano' del 2006 con cui Nanni Moretti prese di mira Berlusconi due settimane prima delle elezioni.



Lo stile sarà più visionario che biografico

Come in quasi tutti i film di Sorrentino, spicca il protagonista Toni Servillo. Che curiosamente appare in due versioni di Berlusconi: una con i capelli, e una con la pelata. Che l’ex premier in realtà non ha mai avuto.
Ma lo stile di Sorrentino è visionario. Il film non sarà una biografia fedele, anche perché sembra focalizzarsi proprio sul quinquennio dei “bunga bunga”, il periodo meno commendevole dell’ex premier. E sarà un affresco più sociale che politico.

Oltre alla Ricci, alla Smutniak e a Scamarcio, ci saranno un Gianni Letta interpretato da Roberto Herlitzka, la deputata animalista Michela Vittoria Brambilla (Anna Bonaiuto), Mike Bongiorno (Ugo Pagliai) e il fido cantante personale Mariano Apicella (Giovanni Esposito).



Sarà anche una storia d’amore (con Veronica)

Pare che alcune scene verranno girate anche sui luoghi del terremoto dell’Aquila (2009). Veronica Lario, rivelando di avere incontrato anche lei il cineasta napoletano, ha detto che il film sarà «una storia d’amore».
Insomma, l’interesse per la nuova opera di Sorrentino è già alle stelle. E in tutto il mondo. Forte della vittoria agli Oscar, infatti, il regista questa volta ha ottenuto un budget internazionale, che gli permette di non badare a spese.

Ma lui non rinuncia ai suoi attori preferiti di sempre. Dario Cantarelli, per esempio, presenza costante nei suoi film così come in quelli di Nanni Moretti (aveva recitato anche nel 'Caimano').

Questa volta Cantarelli, che interpretava l’assistente della pseudo madre Teresa di Calcutta ne 'La Grande Bellezza', appare in varie scene accanto alla Ricci-Veronica: le bocche sono cucite, ma dato il cranio rasato potrebbe essere un personaggio ispirato all’ex amministratore delegato del Milano Adriano Galliani, oppure al giornalista berlusconiano Augusto Minzolini, ex direttore del Tg1 e poi senatore di Forza Italia.

Ma sono tanti i misteri sul film che si dissolveranno soltanto a Cannes, quando Loro verrà presentato al pubblico. È noto infatti che Sorrentino gira molte più scene del dovuto, e quindi ne taglia parecchie in fase di montaggio.

Berlusconi starà fino all’ultimo sulle spine

Fino all’ultimo, quindi, Berlusconi dovrà stare sulle spine. Un’esperienza inedita per lui, abituato a frequentare il cinema dalla parte del produttore con le sue società: Medusa per i film e Mediaset per le fiction tv.

Questa volta, invece, le scelte di Sorrentino sfuggiranno totalmente al suo controllo. Ma l’esperienza del 'Divo', il film su Andreotti, indica che il premio Oscar non calca troppo la mano sulla polemica politica (come fece Nanni Moretti nel 'Caimano'), preferendo una trasfigurazione artistica.
Quanto alle soddisfazioni politiche, se ci saranno, l’81enne Berlusconi se le prenderà alle imminenti elezioni.
Mauro Suttora


Thursday, July 27, 2017

Breve storia polemica della Costa Smeralda



Una riserva per miliardari? Una passerella per esibizionisti? Lo specchio dell’Italia facoltosa? Come sta cambiando uno dei luoghi più belli del mondo

di Mauro Suttora

Sette (Corriere della Sera), 27 luglio 2017

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Clamoroso a Porto Rotondo: il conte Luigi Donà dalle Rose, 78 anni, fondatore del borgo turistico nel 1964, caccia il consiglio d’amministrazione, vince col figlio le elezioni del Consorzio e riprende in mano la sua creatura.
Stanco delle baruffe sui parcheggi a 3 euro all’ora, dei consorziati morosi e degli abusi edilizi, dichiara: «Da noi era un paradiso, c’erano solo ville. Poi è arrivata la mafia che ha costruito palazzi interi, e anche il magico progetto di Porto Rotondo si è in parte dissolto».

Il principe Karim Aga Khan IV, 80 anni, inventore nel 1962 di Porto Cervo, prima capitale della Costa Smeralda, si guarda bene, invece, dal rientrare in gioco. Da tempo cerca di sbolognare il 49 per cento della compagnia aerea Meridiana (700 milioni di perdite in otto anni, peggio di Alitalia in proporzione) all’emiro del Qatar. Ma controlla ancora il prestigioso Yacht Club, con sede invernale a Virgin Gorda (Caraibi) e organizza regate internazionali: gli avveniristici Rc 44 dalle vele nere al carbonio, i mondiali dei Farr 40 e J/70.

Il principe e il conte hanno segnato le prime due epoche della Costa Smeralda: l’Età Aristocratica (anni 60 e 70) e l’Età Opulenta (anni 80 e 90). È seguita, nei primi quindici anni di questo secolo, l’Età B&B (Berlusconi e Briatore): politica e affari, calciatori e veline, ricchi russi e poveri noi. Sono stati gli anni in cui la Costa Smeralda è diventata un ologramma turistico, ed è (idealmente) uscita dalla Sardegna. Un’immensa piscina-con-giardino. Incantevole, ma avrebbe potuto essere ovunque.

Sopra: l'Aga Khan e Gianni Agnelli nel 1983. Sotto: l'arrivo di Ringo Starr  e famiglia a Olbia nell'agosto 1968. Aveva litigato con gli altri Beatles durante le registrazioni dell'Album Bianco, e compose Octopus's Garden sullo yacht del suo amico attore Peter Sellers, ormeggiato a Porto Cervo. La canzone poi finì nel disco Abbey Road (1969). 


Dopo un paio d’anni di transizione – meno russi, meno calciatori, meno tacchi a spillo in piscina, meno Cavaliere in versione mondana – in questo 2017 s’intravede la quarta epoca della Costa Smeralda. Bisogna trovarle un nome. Proponiamo l’Età Neoclassica: chi può permetterselo (industriali, finanzieri, artisti arricchiti, giovani ricchi digitali) torna. E torna per la bellezza dei luoghi, del clima, del servizio. Non per farsi notare. Il nuovo periodo s’annuncia niente male.

Inizio estate da record, per la Sardegna, quest’anno: se continua così si supereranno gli 11 milioni di turisti. Sei milioni solo in Gallura, di cui la Costa Smeralda rappresenta l’idilliaca parte sud-orientale, protetta dal vento di maestrale. Qui i turisti erano 5,3 milioni, l’anno scorso. Crescita a due cifre, superata la lunga crisi iniziata nel 2008? È presto per dirlo, ma il segnale è chiaro: sta succedendo qualcosa.

I costacei, in attesa di agosto, stanno con le antenne ritte. Di sicuro appare archiviato, come dicevano, il ventennio briatoresco di esibizioni, attricette e calciatori. Unico avvistato, in queste settimane, l’ex juventino Alvaro Morata con la neomogliettina veneta. Così sembravano simpatici residuati bellici, l’8 luglio a Poltu Quatu, Simona Ventura e le sue ospiti, Anna Falchi, Claudi  Melissa Satta, a dire il vero, ma lei in Sardegna è a casa.



La Costa Smeralda – si ha l’impressione – sta tornando all’anonimato miliardario degli anni Sessanta e Settanta, e aumenta la varietà degli ospiti. I primi segnali già l’anno scorso. A Ferragosto 2016 qualcuno ha stimato il valore totale degli yacht ormeggiati a Porto Cervo: tre miliardi. Patrimonio personale complessivo degli ospiti, sull’acqua e a terra, quel giorno: intorno ai cento miliardi. Fra gli altri gli svizzeri Ernesto Bertarelli (Alinghi, farmaceutica) e Sergio Mantegazza (su un panfilo con Beppe Grillo), Leonardo Del Vecchio di Luxottica, Al Fayed padre di Dodi.

Il boom è continuato all’inizio di questa stagione turistica: +46 per cento gli arrivi internazionali all’aeroporto di Olbia nel mese di giugno. Nei fine-settimana, su 600 movimenti aerei, 200 riguardano jet privati.  Anche gli ospiti italiani sono in crescita e puntano su Olbia: +10 per cento i passeggeri dei traghetti, nonostante i prezzi stabiliti dall’oligopolio Moby e Tirrenia (stessa proprietà). Una famiglia media, con auto al seguito, spende sui mille euro in agosto, e il concorrente Corsica Ferries non serve Genova.

Passi avanti anche sulla strada dell’agognata “destagionalizzazione”: il sogno di ville e alberghi pieni da maggio a ottobre, come a Portofino e Capri, Positano e Taormina, e in altre località del Mediterraneo. «Investiremo cento milioni per attirare clienti in primavera e autunno», promette Mario Ferraro, plenipotenziario dei qatarioti, che cinque anni fa hanno comprato il Cala di Volpe e gli altri hotel di lusso (Romazzino, Pitrizza, Cervo) dall’americano Tom Barrack, ora orbitante nell’area di Donald Trump. Un personaggio che nessuno si stupirebbe di trovare in Costa, un giorno: in Florida ci sarà Mar-a-Lago, ma in Gallura c’è il mare vero.



È vero però che, Trump a parte, un certo tipo di ospiti pretende un certo tipo di servizi. E non ce ne sono abbastanza, pare. «Finché il golf del Pevero rimarrà l’unico della Costa, inutile illudersi», ci spiega Donà dalle Rose. «Ho cercato per decenni di aprirne almeno un altro a Porto Rotondo. Niente da fare. Un presidente della Regione Sardegna mi disse: “C’è già un campo vicino a quello di Porto Cervo. Qui a Cagliari”. A 300 chilometri. Buonanotte. Attorno a Marbella i campi di golf sono dieci».

La nuova epoca della Costa Smeralda è anche conseguenza di fenomeni imprevedibili. Il terrorismo, inutile negarlo, ha convinto molti turisti a cambiare destinazione. «Dopo la strage di Nizza l’anno scorso sono arrivati un sacco di francesi, e stanno tornando quest’anno», constata Max Romano, dell’agenzia portorotondina Molo7 Real Estate. La paura ha danneggiato anche le stagioni turistiche di Egitto, Tunisia e Turchia. I nababbi di varie nazionalità che, in vacanza, spendono 30 mila euro al giorno – gli idoli di Flavio Briatore – in Gallura aumentano a vista d’occhio.

Così perfino Golfo Aranci, al confine della Costa Smeralda, cerca di approfittarne e si infighetta: il sindaco berlusconiano piazza sul lungomare dei box con incongrui negozi simil-lusso, imitando Porto Cervo. I ristoratori invece si scatenano con i nomi: Gambero ghiotto, Scorfano allegro, Ostrica ubriaca. Fa niente che Golfo Aranci sia soprattutto un porto per traghetti dal continente, complementare a Olbia: geograficamente è vicino a Porto Rotondo, Porto Cervo, Cala di Volpe e compagnia. Un cugino meno facoltoso, diciamo.



Anche l’arte aiuta. Sono pieni di soldi pubblici (la nuova legge sui film raddoppia i finanziamenti) gli organizzatori di festival del cinema. Non c’è solo quello storico sull’isola di Tavolara, con il pubblico e gli ospiti portati romanticamente in barca per le proiezioni, e lasciati a battersi con le zanzare. Ora molte altre località hanno, o pretendono, il loro piccolo festival. E offrono vacanze pagate ad attrici mature (Anna Galiena) e acerbe (Tea Falco), piazzandole in giuria.

Difficile che le proiezioni serali di rarefatti film d’autore attraggano i paperoni sugli yacht, però. Oggi sono soprattutto russi e arabi: il primato è dello sceicco saudita Ibn al Talal, segue il Dilbar del russo Alisher Usmanov, 156 metri. Un altro russo, Andrei Melnichenko, quest’anno ha battuto il record per i velieri: è arrivato a Porto Cervo con il suo nuovo tre alberi A, disegnato da Philippe Starck. Lungo 120 metri, gli è costato solo il 3 per cento del suo salvadanaio personale da 13 miliardi: 400 milioni.

Un’altra novità è questa. La presenza munifica del Qatar, che in Costa Smeralda ha investito molto, costringe i sardi a occuparsi di geopolitica e a preoccuparsi del disaccordo fra Qatar e Arabia Saudita. Perfino l’ospedale di Olbia è dell’emiro qatariota e l’ambasciatore è venuto per rassicurare che gli investimenti non siano a rischio.

Rischiano invece gli hotel e i ristoranti che con gli stage insegnavano un mestiere agli studenti degli istituti alberghieri. La preside di quello di Sassari li proibisce: «Troppo pochi 400 euro al mese», più assicurazione e contributi. Risultato: i ragazzi sardi rimpiazzati da stagisti di tutta Italia, e perfino svizzeri.

È invece finita, come dicevamo, l’epoca nottambula di Lele Mora, e anche quella epica e disordinata di Silvio Berlusconi. L’andirivieni di paparazzi intorno a Villa Certosa, tra il 2001 e il 2011, era pari solo a quello delle ragazze e degli ospiti politici: la foto con bandana di fianco a Tony Blair (2004) resta l’icona di un periodo finito. Ma Berlusconi, come Zelig, continua a trasformarsi e riapparire. Qualcosa in Sardegna farà, non è ancora chiaro cosa.



Sviluppi immobiliari? In fondo pure Berlusconi condivide, con il conte Donà e l’Aga Khan, il privilegio di avere fondato nuove città. Dopo Milano 2 e Milano 3, voleva creare Olbia 2: Costa Turchese, 250mila metri cubi di ville su centinaia di ettari. Ma le autorità locali gliela bloccano da più di trent’anni. La legge che vieta di costruire fino a 300 metri dal mare non ha fermato solo Costa Turchese, ma anche il raddoppio di Porto Cervo. Però diciamolo: complessivamente, ha salvato la Sardegna da varie schifezze.

Silvio immobiliare no, quindi. Mondano, forse. Berlusconi è appena riapparso a sorpresa all’inaugurazione del Country di Porto Rotondo, con la fidanzata Francesca Pascale e l’immancabile cantante Mariano Apicella. Era dal 2011 – l’anno delle olgettine e delle dimissioni – che non si avventurava nella vita notturna smeraldina, tranne una puntata da Umberto Smaila due anni fa. I ragazzi in fila per entrare, increduli, hanno accolto festosamente il giovanotto classe 1936, chiedendogli il selfie.

Altre novità? Due settimane fa Rustam Tariko, re della vodka e degli spumanti Gancia, nuovo proprietario di Villa Minerva, già favolosa residenza di Veronica Berlusconi, ha vinto la sua battaglia: la dependance da 150 metri quadri non è abusiva. Nessuno è abusivo, qui in Costa Smeralda. Basta pagare.

Anche la già citata Villa Certosa è in vendita: Silvio Berlusconi chiede 400 milioni. L’arcirivale Carlo De Benedetti si è già privato della sua residenza al Romazzino per 100 milioni, nel 2012. Si sono guatati per un terzo di secolo, l’Ingegnere e il Cavaliere: uno a Porto Cervo, l’altro a Porto Rotondo. Su quel tratto (splendido) di mare è passato un pezzo di storia d’Italia (meno splendida?).

Ma ora che il primo ha traslocato e il secondo s’è calmato, il protagonista potrebbe diventare un altro ospite affezionato e celebre, con villa accanto al campo di golf: Beppe Grillo, detto “il povero del Pevero”. C’è sempre un nuovo capitolo, nella storia polemica e politica della Costa Smeralda.
Mauro Suttora

Tuesday, July 30, 2013

Il cittadino Grillo in traghetto


Il capo del Movimento 5 stelle torna in Sardegna da Genova. Senza scorta, mangia da solo al ristorante. Gentile con chi lo riconosce, sembra un altro rispetto al tribuno aggressivo che tuona dai palchi
di Mauro Suttora

Oggi, 23 luglio 2012

Venerdì sera, ore 22, il velocissimo traghetto Genova-Olbia Moby Drea è partito. Pienissimo, inizio ponte di mezza estate. Un uomo massiccio con zazzerona argento-grigia mangia solitario nel ristorante à la carte. È lui o non è lui? Ma sì che è lui.
I passeggeri se lo additano a vicenda: Beppe Grillo. Il comico diventato cinque mesi fa capo del primo (o secondo, comunque al massimo terzo) partito italiano: il Movimento 5 stelle.

Nessuno osa avvicinarsi a disturbare la sua tranquillità. Non ha la scorta, non ha parenti o amici attorno. Solo. Nessun altro politico della sua importanza in Italia (al mondo?) va in giro così, senza un minimo di protezione. Lui sì.
Cena rapidissima. Poi scompare in cabina. Riappare al mattino, in prossimità della costa sarda. Seconda sorpresa: non viaggia in auto. Ha una moto Suzuki, blu fiammante. Nel garage, aspettando che si apra il portellone, una famiglia si avvicina. Poi un’altra. Lui, cordialissimo, parla con tutti.

Destinazione Porto Cervo
Infine, uscito rombando dal traghetto, si avvia verso la sua casa di vacanza. Che da trent’anni è al Pevero di Porto Cervo. Lì lo aspettano la moglie Parvin, i figli e qualche amico. Sono arrivati a inizio luglio.
Il precedente viaggio in traghetto, con l’auto, fu più movimentato. Mentre navigava, infatti, gli arrivò una convocazione improvvisa da parte del presidente della Repubblica al Quirinale: «Può venire a Roma venerdì alle 11». Lui fece rispondere che non poteva. Era appena arrivato in Sardegna, che diamine, rinviamo di tre giorni.

A Roma, per la prima volta c’è andato con Gianroberto Casaleggio, il suo socio-guru di Milano. «Una persona gentile»: così, senza sbilanciarsi, Casaleggio ha descritto Napolitano a Gianluigi Nuzzi, primo giornalista italiano che lo ha intervistato in video qualche giorno fa.
Un’altra primizia, a Roma: Grillo, senza togliersi giacca e cravatta, sudando abbondantemente, ha debuttato al Senato con una conferenza stampa che come sempre si è subito trasformata in comizio: urla, accuse, insulti, vaticini apocalittici («In autunno la gente prenderà il fucile»).

È incredibile come quest’uomo, così mite  e gentile quando viaggia solo in traghetto, possa trasformarsi in tribuno feroce appena ha sotto di sé un palco o di fronte  a sé una telecamera.
Intanto, gli altri partiti lavorano per lui. Non vogliono più tagliare i costi della politica. Il finanziamento pubblico è ancora in piedi: tutti noi siamo costretti a dar soldi ai partiti, anche a quelli che detestiamo. Mentre i parlamentari 5 stelle, come promesso, si sono ridotti lo stipendio a 2.500 euro mensili e restituiscono la differenza: un milione e mezzo nei primi tre mesi
Così nei sondaggi Grillo rimane al 20-25%. Alle comunali di Messina, in giugno, era crollato dal 20 al 2%. Ma al secondo turno a Ragusa ha conquistato il sindaco col 70%. E ora torna in vacanza in moto, solo e tranquillo.

Wednesday, July 17, 2013

Al mare con Grillo

Cronaca di una giornata al mare (Costa Smeralda) con il capo del Movimento 5 stelle

MEGLIO MIA MOGLIE DI NAPOLITANO
Il presidente lo aveva convocato al Quirinale. Ma Grillo ha preferito stare al mare con la moglie e rinviare l'appuntamento. Noi l'abbiamo incontrato in spiaggia. «Sono fiero dei nostri parlamentari», ha detto, «hanno restituito un milione e mezzo di euro. Se facessero tutti così, risparmieremmo 40 milioni l'anno».

dall'inviato Mauro Suttora

Oggi, 5 luglio 2013
«Mentre nuotavo uno mi ha fermato e mi ha chiesto: “Scusi, è questa la strada per Arbatax?” Gli ho detto: “No, guardi, deve svoltare e andare verso là, molto più a destra».

È rilassato e di buonumore Beppe Grillo mentre esce dall’acqua dopo la sua abituale nuotata giornaliera. Un’ora con pinne, occhiali, boccaglio e muta. 
Venerdì 5 luglio, Liscia Ruia, spiaggia di Porto Cervo (Olbia). In questo momento lui dovrebbe essere al Quirinale dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Che lo aveva convocato all’improvviso dopo che lui aveva chiesto un incontro, con i soliti toni polemici: «Il Paese sta andando a rotoli, in autunno ci sarà una crisi economica terribile, decine di piccole imprese chiudono ogni giorno. E il presidente che fa? Perché non dice la verità agli italiani?»
 Il problema è che quando è arrivato l’improvviso e inaspettato appuntamento Grillo era già sul traghetto Genova-Olbia con auto e famiglia, per una settimana di vacanza programmata da tempo. E fra la moglie Parvin e Napolitano, ha scelto la prima. Per una volta, la politica ha aspettato. 
L’incontro al Quirinale è slittato di cinque giorni. Sì, in teoria il capo dei 5 stelle avrebbe potuto prendere l’aereo da Olbia, fare un salto a Roma e tornare in giornata nella sua villetta (a schiera) al Pevero di Porto Cervo. Ma perché darla vinta al segretario generale del Quirinale Donato Marra, che l’ha invitato fissando giorno e ora con un comunicato pubblico, senza neanche una telefonata prima per chiedere se la data andava bene? Sottili questioni di galateo istituzionale. E di orgoglio personale.
Così ora Grillo se ne sta sdraiato tranquillo sotto l’ombrellone di bambù in prima fila che ha affittato per la giornata (45 euro con due lettini). In quello accanto ci sono amici con i bambini, che giocano con il figlio più piccolo del comico genovese. Parvin prende il sole vicino a un’amica, con il lettino spostato verso la battigia.
Il capo di uno dei tre partiti più importanti d’Italia non ha scorta. 
Mi avvicino, lo saluto e gli chiedo se non è imprudente. Lui la butta come sempre sullo scherzo: «Ho già mia moglie, come scorta».
Sta all’ombra, dormicchia, ogni tanto legge un libro. Nessun giornale o rivista, niente sguardi impazienti a smartphone, ipad, computer portatili. Relax completo, una sola telefonata in parecchie ore. 
Gli altri bagnanti lo riconoscono, ma nessuno va a disturbarlo. Privacy rispettata a livelli scandinavi. Penso al turbinio di scorte e segretari che circonda gli altri politici italiani del suo rango, anche in vacanza.
Gli chiedo che libro sta leggendo. Mi fa vedere la copertina: è di George Johnson, giornalista americano, divulgatore scientifico. Grillo ne parla entusiasta anche con la vicina di ombrellone: «Le grandi scoperte che hanno cambiato la storia sono avvenute quasi tutte per caso. Gutenberg adattò un torchio per schiacciare l’uva, e nacque la stampa. Anche la rete, oggi, è governata dal caso: milioni di informazioni che creano conoscenza. Spontaneamente, come il traffico di una città coreana: hanno fatto un esperimento, provando a levare tutti i semafori e i divieti. Funziona lo stesso, le auto si fermano, danno la precedenza, fanno attraversare i pedoni…»
L’unica che sembra refrattaria alle catechizzazioni è la moglie. La quale però lo aiuta con affetto quando lui si mette la muta (la stessa della traversata dello stretto di Messina, con il simbolo 5 stelle) per andare in acqua. Signora, non è preoccupata che qualche motoscafo gli vada addosso? 
«Ma no, nuota chilometri però resta sempre sottocosta». Perché non va all’arrembaggio fino alla villa di Berlusconi? È proprio lì di fronte, a Porto Rotondo…
Parvin sorride. All’amica Carla Signoris, moglie di Maurizio Crozza, nella rubrica tv Ho sposato un deficiente ha confessato di non seguire i consigli del marito per la spesa («Lui vorrebbe biologico, hard discount») e le pulizie («Un solo detersivo: l’acqua»). Ha aggiunto che, quando il marito inizia a parlare del suo blog, in casa c’è il fuggi-fuggi.
Quando Grillo torna, gli chiedo di venire a fare una foto con me e la mia compagna. Lui, gentile e disponibile, accetta subito: «Ma è sicuro che sia la sua compagna?»
Come va con i 5 stelle? 
«Bene, sono contento. Ieri abbiamo dato indietro un milione e mezzo di euro. Se lo facessero tutti i parlamentari, sarebbero quaranta milioni risparmiati all’anno». 
E le liti, gli espulsi? «Siamo giovani, stanno imparando. Nessuno si aspettava un successo simile, neanch’io. Ora ci stiamo assestando, stiamo crescendo. Se ne sono andati in pochi, quelli che forse non avevano capito la nostra novità e diversità». 
Ma è vero che fra voi ci sono anche estremisti dei centri sociali?, domanda una signora. 
«I centri sociali mi contestano ai comizi!» 
E non si stanca con tutti questi comizi?, gli chiedo. «Ma è un’intervista?» Grillo sa che sono giornalista, e lui ci detesta tutti. «Però Oggi è un bel giornale…»
Verso le sei superBeppe (gli ultimi sondaggi lo danno sempre sul 24%, a Ragusa ha conquistato il sindaco col 70%) si incammina da solo verso casa, passando per l’hotel Cala di Volpe: 300 metri a piedi fra i cespugli. Moglie, figlio e amica invece vanno all’auto nel parcheggio polveroso. Frequentano questa spiaggia da vent’anni. 
Grillo ci saluta: «Voi invece ve lo godete tutto il sole oggi, eh?» «Io non devo andare da Napolitano», gli rispondo.
Mauro Suttora

Wednesday, February 13, 2013

parla la presunta amante segreta di Formigoni

Alicia Pascual, dalla Spagna con amore

Oggi, 13 febbraio 2013

di Mauro Suttora

"Non so se Formigoni sia bisessuale. Di sicuro gli piacciono le donne. Ci siamo frequentati per cinque anni, dal 2006 al 2011. E più di una volta mi ha dato la prova concreta di non rispettare il suo voto di castità… 

Quanto a quello di povertà, fra ville in Costa Smeralda, cene con chef privato e yacht lunghi 40 metri, non capisco bene che cosa la povertà significhi, per lui.

L'ho conosciuto attraverso la mia amica Erika Daccò. Ci siamo incontrate la prima volta a una fiera di gioielli a Ginevra. Lei faceva la pierre, io lavoravo per Van Cleef & Arpels. Poi l'ho rivista nel negozio di Sankt Moritz, davanti all'hotel Palace. 

Nell'estate 2004 andai a lavorare nel negozio di Van Cleef a Porto Cervo, e lei è stata la mia guida nella Costa Smeralda. Tutte le estati sullo yacht del padre di Erika. E lì ho incontrato Formigoni.

All'inizio, dal 2006 al 2009, ci siamo frequentati solo come amici. Mi aveva fatto un'ottima impressione: una persona buona, deliziosa, educata. Pensavo fosse un prete. E io mi comportavo come una suora. 

Poi, qualche bacio rubato. Ha cominciato a farmi la corte mandandomi messaggini al telefono, il mio fidanzato era gelosissimo. Quand'ero in Canada a visitare le cascate del Niagara mi scriveva "vieni a casa".

Mi aveva promesso di farmi lavorare per le Poste Italiane, in un ufficio di rappresentanza con l'estero, visto che parlo sei lingue. Allora lavoravo stabile in un negozio di Roma che poi chiuse. 

Finii all'ufficio postale di via del Casal del Marmo, all'estrema periferia, dietro via Trionfale, attraverso un'agenzia di lavoro temporaneo. "Per iniziare", mi avevano detto. Ci rimasi qualche mese, poi mi dissero che l'ufficio per l'estero non apriva più. 

Nell'aprile 2011 sono andata a lavorare per un mese a Milano, nel negozio di Cartier. Ogni giovedì sera Formigoni mi invitava a cena e poi mi accompagnava in albergo. 
Ero in auto con lui, dietro c'era la macchina con la scorta. Ma in quelle occasioni gli dissi di no, ormai mi ero di nuovo fidanzata. Il nostro è stato un amore proibito.

Quando mi hanno detto che il papà di Erika era stato arrestato ero in piazza Augusto Imperatore a Roma, sono scoppiata a piangere come una bimba per lo choc. Non sapevo nulla di tutto quel che c'era dietro le nostre stupende vacanze in Sardegna».
Mauro Suttora     

Friday, August 24, 2012

50 anni di Costa Smeralda

di Mauro Suttora

Sette (Corriere della Sera), 17 agosto 2012

Il 22 agosto 1968 Ringo Starr litigò con Paul McCartney e lasciò i Beatles, mentre registravano l'Album bianco nella piovosa Londra. Prese un aereo con la moglie Maureen e fuggì per una settimana dall'amico Peter Sellers in Costa Smeralda. Lì un pescatore gli raccontò che i polpi costruiscono giardini sottomarini con sassi luccicanti. Nacque la canzone Octopus's Garden.

Succedeva così, negli anni '60: il jet set saliva sul jet privato e arrivava a Porto Cervo e Porto Rotondo, appena costruite. "Succede ancora così, in realtà", ci dice il conte Luigi Donà dalle Rose, fondatore di Porto Rotondo: "In queste settimane, come ogni estate, all'aeroporto di Olbia atterrano centinaia di aerei privati".

Sono quelli dei miliardari di tutto il mondo (ora molti russi e arabi) ignari della fine dell'era Berlusconi-Briatore, che continuano a comprare, affittare e affollare ville e yacht in Sardegna. Lontani da clamori e gossip: Carlo De Benedetti ha appena venduto la sua magione di 400 mq per cento milioni di euro (250 mila euro a mq, record mondiale, neanche agli Hamptons) ma non si conosce il nome del compratore.

La Costa Smeralda compie 50 anni. Il principe Karim Aga Khan la inaugurò nel 1962. Due anni dopo nasce Porto Rotondo, che tecnicamente non fa parte della Costa, ma da sempre è considerata gemella e rivale di Porto Cervo.

"All'inizio ci diffidarono legalmente dall'usare il nome 'Costa Smeralda'", ricorda il conte Donà, allora 24enne, "ma i rapporti con l'Aga Khan sono sempre stati ottimi. La nostra fortuna è stata la scarsa conoscenza delle lingue straniere da parte degli italiani. Andavano alle feste a Porto Cervo e si sentivano tagliati fuori, non parlavano abbastanza bene inglese e francese. E allora compravano casa a Porto Rotondo".

Allora come oggi, i portorotondini veneto-romani d'inverno era facile trovarli a Cortina, mentre Sankt Moritz è più per i portocervini. Ma si sta sempre parlando di ambienti più rarefatti di quelli del Billionaire: miliardari veri, ai quali risulta kitsch frequentare un locale chiamato come loro.

L'idea geniale da parte di Donà fu quella di regalare un appartamento a Monica Vitti e un lotto per villa a Ira Fürstenberg. Vip chiama vip, e presto ecco arrivare a Porto Rotondo Shirley Bassey, Claudia Cardinale, e poi Tognazzi, Morandi, Leroy, Rosi, Krizia...

E adesso? Si sente il cambio di stagione, dopo il ventennio Berlusconi-Briatore sporcato dalle escort? "Non mi faccia parlar male di Berlusconi", si ritrae il conte Donà, "abbiamo bisogno di lui per completare tante cose a Porto Rotondo, dal teatro alla scuola di vela, sub e pittura per 400 bambini..."

In realtà il vero passaggio di era per la Costa Smeralda arrivò vent'anni fa con Tangentopoli: non pochi imprenditori suoi ospiti trascorsero l'estate al fresco (non quello dell'aria condizionata). Paolo Berlusconi, fratello di Silvio, scelse la villa sarda per i suoi arresti domiciliari.

"Il mio grande rimpianto è non essere riuscito a costruire il campo da golf con hotel annesso", dice il conte Donà. E senza golf niente turismo di lusso in autunno e primavera. La mitica "destagionalizzazione" sognata ma mai realizzata in Costa Smeralda: pieno in luglio-agosto, poi il deserto, contrariamente a Capri, Marbella, Saint Tropez o Portofino.

L'Aga Khan è scappato quando anche a lui hanno vietato il raddoppio del golf del Pevero, e ora hanno rinunciato dopo un decennio pure gli investitori statunitensi. I grandi alberghi e la Marina di Porto Cervo sono stati comprati quattro mesi fa dall'emiro del Qatar.

Ma nonostante Lele Mora, calciatori e veline le spiagge della Costa continuano a essere fra le più belle al mondo, l'acqua è veramente smeralda e pulita, e perfino l'architettura dei Porti Cervo e Rotondo, criticata ai tempi come "finta", dopo mezzo secolo ha acquistato un certo fascino agé.

Peccato i prezzi di aerei e traghetti: "Stanno uccidendo la Sardegna", denuncia il conte Donà, "i voli non dovrebbero costare più di 50 euro". Ma come, i vip non hanno i jet privati? "Negli anni '70 l'aereo per Olbia costava 15mila lire, come una cena. Ora non si può più venire solo per il weekend, il costo è troppo alto anche per un professionista con famiglia, e le ville restano vuote". Le compreranno tutte russi e arabi?
Mauro Suttora

Thursday, September 16, 2004

Berlusconi Goes on Holiday

Letter From Sardinia: Il Cavaliere Goes on Holiday

September 20, 2004

By Mauro Suttora
Newsweek International

Yes, under his leadership Italy's public debt has soared to 1.5 trillion euros, the third largest in the world. Yes, he controls six TV channels, monopolizing 90 percent of Italian television. And no, he hasn't solved his various conflicts of interest: he doesn't want to give up his media empire and sees no reason why as prime minister he shouldn't meddle on its behalf. But whatever you think about his politics, Silvio Berlusconi is fun.

Just last month I was enjoying a cocktail in a cafe in Porto Cervo, the tony resort in Sardinia where he also holidays. Suddenly the whole town square erupted in shouts. "Berlusconi! Blair! Here they come!" Everybody rushed to a corner of the piazzetta, where the Italian and British prime ministers were walking, loosely protected by a very few bodyguards in spite of all the terrorism alerts. Berlusconi had this incredible white bandanna wrapped around his balding pate, looking like a weird cross between Janis Joplin and Steven Van Zandt. The guy is 68, and though reportedly multilifted, his face definitely shows his age. Yet he was so happy and smiling that the crowd broke into spontaneous applause.

Spontaneity: exactly what his so-serious political adversaries lack. As it happened, another guy in a bandanna was visiting Porto Cervo that day: Johnny Depp, star of "Pirates of the Caribbean." He didn't meet Berlusconi and Blair, even though he was hanging out just steps away at the fashionable Nikki Beach club. (Bad sign, when Italians borrow names from St-Tropez.) Half of Italy regards Berlusconi as a modern pirate, doing his dirty business. But to me he's got the swashbuckling appeal of Depp. Or maybe James Bond. Cruising off the Costa Smeralda one day, I noticed an immense scaffolding rising from the water. A friend explained that it was a "secret" port, being cut into the cliff below Berlusconi's immense villa. The better for clandestine arrivals, I imagine. Or getaways.

Berlusconi's "bandanna mystery" was headline news, of course. Turns out that Il Cavaliere was shielding a new hair transplant from the sun, not to mention prying eyes. Italy under Silvio lifts your spirit. You think you're living a perpetual joke. And he loves to joke. I didn't overhear his conversation with Tony and Cherie, but I'm sure he was full of corny stories. No doubt after dinner he treated them to one of his Neapolitan love songs, which he writes for his beautiful wife, Veronica.

The ex-actress was the talk of the town some months ago, as all Italy gossiped about her alleged (and again "secret") love affair with a handsome leftist philosopher. My God, the enemy (a communist) in bed! How did jovial Berlusconi respond? During a press conference with the Danish prime minister, he chirped: "I'll introduce you to my wife, poor woman." So he defused the rumors.

Veronica has just published her autobiography, second only to the pope's on Italy's best-seller list. She denies everything, except that her man (Silvio) talks in his sleep. But Berlusconi, like Ben Stiller in "Meet the Parents," has a mother-in-law too. The lady spent a miserable summer, confined in a little apartment in Porto Rotondo, far from Berlusconi's numerous Sardinian villas. (One for himself, one for his brother, one for his mother, others for his children.) Generous and grandiose with his guests, the doting Mr. B "forgot" to include her in his swishy Sardinian summering. He really is one of us.

If any problem clouded his horizon apart from dodging his community-property taxes it was the way locals retaliated by not cleaning the water-treatment facility near his villa. It stank. The Blairs noticed. What a show!

© 2004 Newsweek, Inc.

Sunday, July 01, 2001

Costa Smeralda capitale d'Italia

di Mauro Suttora

mensile Capital, luglio 2001

Costa Smeralda di nuovo capitale politica - oltre che mondana - dell’Italia, come nel 1994. E quindi processioni di politici nella villa del nuovamente presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a Porto Rotondo, con annesse tavolate nei ristoranti e comparsate nei locali.

Ma cosa sale e cosa scende sulla Costa, quest’anno? Fra i ristoranti, immutabile l’appeal del Gallura di Olbia. A Porto Cervo debutta l’elegantissimo Vecchio Stazzo (con ottima musica live), aggiungendosi agli altri «classici» di Liscia di Vacca: Piccolo Ciucheba, Briciola e Rosemary (quest’ultimo preferito dai miliardari inglesi). 

In centro, resiste Su Marineri sotto l’hotel Cervo. Un po’ di stanchezza per Pedrinelli e la Mola, nonostante la clientela affezionata, anche perché all’uscita in agosto il traffico è spesso bloccato dagli aficionados dei locali notturni: in testa, per il terzo anno consecutivo, il Billionaire. A seguire il Sottovento, mentre arrancano Pepero e Sopravento.

La moda dell’estate 2001 è il letto in discoteca, lanciato dal Mama Orsa di Poltu Quatu. Out il Peyote e lo Smaila’s, infestati dai ragazzotti. A Porto Rotondo fra i ristoranti resistono Portico, Giovannino e Clipper, mentre fra i locali si celebra il gran ritorno del Tartarughino, spostato in centro dopo che la precedente location è stata trasformata in villona. Anche il Country si è rinnovato. 

Ma il sogno proibito rimane, anche per l’eccelso Cala di Volpe (gala l’11 agosto con Amii Stewart e il 21 con gli Imagination), la presenza della first lady Veronica Berlusconi. Finora negata a tutti.

Thursday, August 17, 2000

Alba Parietti

Cerchiamo di sedurre le grandi seduttrici: 1) Parietti

Macché mangiauomini! Sei una dolce Alba solitaria

Oggi, 17 agosto 2000

Galeotta fu l' intervista: la showgirl si lascia andare a confessioni intime sui suoi amori col nostro cronista. Lui perde la testa e la insegue, innamorato e speranzoso, fino in Sardegna. E li' succede che...

di Mauro Suttora

È simpatica, calda, accessibile, disponibile. Da dieci anni esatti sta facendo impazzire gli italiani, da quell’indimenticabile estate in cui si appollaiò su uno sgabello di Telemontecarlo e cominciò a discettare di calcio. Fra le cosce di Schillaci e le sue, non ci fu battaglia. I nostri calciatori persero Italia ‘90, ma lei i Mondiali li vinse. E ha continuato a vincerli per tutto questo decennio.

Alba Parietti ormai è un classico, fa parte del paesaggio, anzi quasi dell’arredamento. «E certo», scherza lei, «mi sono trasformata in un elettrodomestico, sto dentro la tv e la gente si è abituata a vedermi lì dentro. Infatti quando mi incontrano per strada mi danno del tu, Alba di qua, Alba di là, sono convinti di conoscermi personalmente, sanno tutto di me, seguono con assiduità le mie vicende sentimentali... Paesaggio, arredo? No, no: io ormai per molti faccio parte addirittura della famiglia».

Confesso: anch’io. Anche io, come buona parte dei maschi italiani, sono segretamente innamorato di Alba. E spero che il direttore di Oggi e l’editore della Rizzoli non mi licenzino, se ammetto di avere usato questa intervista per motivi personali. Chissà se per causa di Alba sarò radiato dall’Albo: quello dell’Ordine dei giornalisti, che vieta di trarre in inganno l’interlocutore, spacciandosi per un altro. Io ieri pomeriggio, in quell’afoso bar della periferia di Milano, ho mentito ad Alba quando mi sono presentato come giornalista. In realtà di fronte a lei c’erano soltanto un cuore che batteva, una mano che tremava e un uomo che sudava.

«Perché non intervisti la Parietti?»: questa è la domanda che tutti i cronisti vorrebbero sentirsi rivolgere dal proprio direttore. A me era già capitato una volta. Fu nove anni fa, quando la interrogai sull’argomento «soldi»: chiedevo a dei personaggi famosi qual era la cifra mensile di cui si sarebbero accontentati per vivere di rendita. Lei rispose testualmente: «Tre miliardi». Ma subito dopo aggiunse: «Beh, no: ammetto che è una risposta un po’ paracula».

Sincera e brutale come sempre, Alba. Però quella fu un’intervista al telefono, durò solo un quarto d’ora. Invece questa volta ho un’ora di tempo. A tu per tu. Mi sono fatto dare il suo numero di telefonino dalla segreteria, l’ho chiamata, ha subito risposto lei in persona. Pensando a tutte le divette che si circondano di addetti stampa, manager, agenti e segretarie, la sua semplicità mi ha fatto subito un’ottima impressione. Niente filtri inutili, andiamo al dunque.

«Un’intervista? Va bene. Dove e quando?». Speravo che Alba si trovasse nella villa che, come tutte le estati, affitta in Costa Smeralda. Aereo, mare, sole, già immaginavo un romantico incontro al tramonto. Invece, che sfortuna: «Sono rientrata per pochi giorni a Milano, dopodomani devo posare per un fotografo, ci vediamo lì?» E subito, oltre all’indirizzo, mi dà il numero di telefono dello studio, un altro numero di riserva e il cellulare del fotografo. Stordito da tanta folgorante efficienza, azzardo: «Lei è una bravissima segretaria...» «Di me stessa? Sì, lo so, non ho voglia di farmi organizzare la vita da qualcun altro. Così è tutto meno complicato, no?»

Come no. Mi preparo meticolosamente al rendez-vous. Mi vesto sportivo, niente giacca, niente cravatta, niente calze. È estate, e poi leggo in una vecchia intervista che il suo fidanzato storico, Stefano Bonaga, ha detto: «Non spendo mai più di 400 mila lire all’anno per il mio guardaroba». Le piacciono gli uomini un po’ «scaciati». Ho chiesto all’archivio tutto quello che hanno su di lei. Mi rispondono: «Ma ti si è fuso il cervello? Non possiamo mica mandarti giù un’enciclopedia di fotocopie. Accontentati degli articoli degli ultimi sei mesi».

Così scopro che ha regalato 15 milioni per il restauro della biblioteca di Tolstoi in Russia. Allora vado nella libreria Rizzoli e le compro un libro di Tolstoi. Mentre sono in auto per andare da lei (dall’altra parte della città, sulla circonvallazione), mi accorgo che ho dimenticato penna e taccuino. Accosto, parcheggio, compro una bic da un tabaccaio. Per la carta fa niente, scriverò sul retro di una fotocopia dell’archivio. A piazzale Brescia mi fermo davanti a un fioraio, le compro una rosa rossa. Pensate che sia scemo? E allora il mio collega di stanza, che si è eccitato pure lui e mi ha dato una rivista anarchica con dedica da regalarle («Fatti fotografare con lei mentre gliela dai»)?

Arrivo nello studio del fotografo. Alba è in posa da due ore per le foto da protagonista della commedia che debutterà il 3 ottobre al teatro Manzoni di Milano («Nei panni di una bionda»). Quando finisce, una tenda si apre e lei appare. Stupenda. Bellissima, più di come la vediamo nelle foto e in Tv. Le offro la rosa, mi ringrazia, il fotografo ci immortala. Il libro di Tolstoi. «Andiamo in un bar per l’intervista?» Certo. Usciamo. Ma prima invita tutti (fotografo, assistente, segretarie): «A casa mia domani, alle sei». Camminiamo per cinquanta metri fra la polvere delle macchine. Entriamo in un bar di viale Ranzoni. Un gruppo di uomini al banco si volta per guardarci. Diciamo che guardano lei. Quanto a me, mi scrutano per indovinare se sono un amico o un fidanzato.

«Ci sediamo qui?»
No, meglio dentro, un po’ più appartati. Lei forse pensa che voglia garantire l’esclusiva, io in realtà desidero guadagnare intimità.
Fa molto caldo, ma è meglio non stare vicino alla vetrina con Alba Parietti accanto. Chiedo al barista di far girare la ventola sul soffitto. E due spremute d’arancia. Prima domanda: da dieci anni lei ha un gran de successo, non esce mai dalla classifica delle prime 5-10 donne più desiderate dagli italiani. Come si sente?

Mi guarda con occhi incredibili da gatta. «Grande successo? Guardi, contrariamente a ciò che sembra io sono pigra e poco ambiziosa. Il su. Il successo è arrivato casualmente, e grazie a un decimo del talento che avevo. Perché in realtà sono una persona scostante e interessata soprattutto alla mia vita privata. Se fossi una studentessa, direbbero il classico “È brava, ma non si applica”. Nel momento in cui ottengo qualcosa non mi interessa più, è già superato. Ho avuto la fortuna di godere di un successo forte, violento, spaventoso. Tutto sommato l’ho assaporato e mi ha fruttato poco. Ma sono orgogliosa di averlo ottenuto senza raccomandazioni, senza protettori politici o di letto...»

Mentre parla, mi accorgo di avere commesso un errore: non ho il registratore. Non lo uso quasi mai, perché di solito gli appunti scritti bastano per ricordarsi la sostanza di un’intervista. Però Alba sforna a raffica concetti non banali, parla bene e denso. Difficile starle dietro con la penna. Lei se ne accorge e mi chiede: «Ce la fa a scrivere?» Mento: «Certo, e poi se una cosa è importante mi resta in testa».

Ma il registratore sarebbe stato prezioso anche perché avrei potuto guardarla in viso mentre parlava. Avete presente le gatte che socchiudono gli occhi quando fanno le fusa? Ma forse è meglio così: lo sguardo di Alba non è sostenibile a lungo. Almeno per me. Lei intanto continua, inesauribile: «...Sono sopravvissuta a detrattori, mitomani, profittatori e chirurghi estetici. Ora sto leggendo Schopenauer..»
Alt! Pure lei?
«Perché?»
Anche Vasco Rossi due anni rivelò di esser alle prese con Schopenauer.
«Sospetto che abbiamo lo stesso fornitore».
Non le conviene usare la parola «fornitore» se c’è di mezzo Vasco Rossi...
«Ma no», sorride, «penso che sia Bonaga ad aver dato i libri di Schopenauer sia a me che a lui. E anche a Patty Pravo».
Ma saranno dei mattoni.
«Macché, senta che titoli attraenti: L’arte di ottenere sempre ragione, L’arte di essere felici, L’arte di insultare...»

Senta, visto che nel 2001 compie i suoi primi 40 anni, perché non scrive anche lei un libro?
«Nessuna crisi degli “anta”, al contrario di molte donne per me l’età è una bandiera al valore. Ho il privilegio di essermi rifatta il seno e le labbra e di averlo dichiarato...»
Ora è «in» dichiararlo.
«Sì, ma quando l’ho ammesso io, no. Mi hanno sputt... Io faccio quello che diventa di moda dopo due anni. Per esempio, le signore bene milanesi...»
Squilla il suo telefonino: «Pronto, amore della mia vita! Sto facendo un’intervista, ci vediamo a cena? Dove vuoi tu: al Torre di Pisa, da Bice...» Tristezza improvvisa: allora è già impegnata, non ho speranza... Chi era?
«Una mia amica. Dov’eravamo?»
Le signore milanesi.
«Ah, quelle! Sono sempre lì paurose che qualcuno gli rubi il marito, ti invitano a casa a colazione, a pranzo, a cena, ma se c’è il marito si ingelosiscono».

Tutti sanno che la Parietti è reduce da una storia d’amore con il finanziere milanese Jody Vender. E il passatempo preferito delle sciure bene meneghine lo scorso inverno era quello di scommettere se sarebbe finita prima la relazione fra loro due, oppure quella fra Marco Tronchetti Provera e Afef Jnifen. Tifando accanitamente contro entrambe le belle estranee, bollate come «arriviste». Acqua passata, per Alba: «No, non detesto nessuno. Non mi viene voglia neanche di ricordarmi come si chiamano. Odio soltanto le persone che ho amato, e dopo un po’ le riamo».

All’inizio di luglio ha festeggiato il compleanno assieme a due o tre suoi ex. A proposito: un regista, un attore... Ha mai provato con un giornalista? Ma la domanda mi muore in gola: troppo diretta. Mi esce invece un neutrale: perché è così buona? Ride: «Sono una persona di cui non si può fare a meno. E io non posso fare a meno degli altri. Non riesco a stare da sola. Devo telefonare, o leggere».
Beh, si legge da soli.
«No, si possono anche leggere cose l’uno all’altro, ad alta voce».
Mamma mia.
«Perché, lei non l’ha mai fatto?»
E perché tu continui a darmi del lei?
«Ah, davo del tu a tutti, poi mio padre si arrabbiò quando lo diedi a uno al Maurizio Costanzo Show, diceva che era un tipo poco chiaro».
Chi era?
«Parretti».
Ma avete il cognome quasi uguale.
«Boh, era sospettato di qualcosa».

L’ora sta finendo. Mi sto abituando ad Alba, mi sembra quasi naturale avere accanto la donna che è collocata in cima alla lista dei pensieri proibiti degli italiani. Sì, magari possiamo tradirla sa per una slava di passaggio, ma nessuna «ova» o «enko» potrà mai placarci la voglia di strapparti a tutti quegli stranieri, attori famosi o avvocati di successo, a tutti quei ricconi che ti conquistano e dopo un po’ finisce, e non si riesce neanche a capire bene se sei tu a lasciare loro, o viceversa.

Senti, Alba, ho letto che siccome ti senti sola la tua tournée teatrale in autunno si limiterà a Milano dove abiti, a Bologna dove c’è Bonaga, e a Torino che è la tua città.
«No, hanno aggiunto anche Napoli, Palermo, Verona e Viterbo. Ma io, sì, ho paura di stare da sola. Spero di farcela. Di notte prima di addormentarmi scrivo».
Se nessuno ti risponde ti posso scrivere io. Tu che scrivi?
«Lettere. Scrivo tantissimo. Ho scritto anche un giallo. E mando pure i messaggi sul telefonino».
Pubblichiamo qualche lettera?
«Dopo morta».
Il programma più bello che hai fatto in questi dieci anni?
«Galagoal e Macao. Ma la mia specialità sono gli Uno contro tutti da Costanzo».

La porto sull’argomento prediletto (da me, ma abbastanza anche da lei): l’amore. L’uomo ideale?
«Non ho la puzza sotto il naso».
Cioè?
«Non dev’essere né ricco né bello...»
Beh...
«Perché, Bonaga è ricco o bello?»
È affascinante.
«Appunto. Il mio uomo ideale è intelligente e spiritoso. E poi c’è la famosa pelle...»
Prego?
«No, non quella del divano. Intendo la chimica. Quella o c’è o non c’è, scatta subito».
Quindi io non ho speranza?
Sorride: «Chissà».
Allora ecco il mio numero di telefono: chiamami quando ti senti sola. Magari una sera, da Viterbo...

Mi ha già richiamato due volte. La prima voleva sapere se questo articolo avrà la copertina. La seconda, dopo cinque giorni, era già tornata in Sardegna. «Che coincidenza, anch’io vado spesso in Sardegna», le ho detto.
«Ma guarda, quando vieni?»
Presto...
«Vediamoci!»
Certo. Poi mi ha chiesto ancora se la sua foto andrà in copertina.

Alla fine l'ho richiamata io. Lei è in Sardegna, è stupita. Volo a Olbia. Mi faccio «soffiare» da un paparazzo il nome dello yacht su cui è ospite: Atlantica, dell'industriale Manuli. Affitto un canotto a Capriccioli, la «abbordiamo» (nel vero senso della parola) all'isola di Mortorio, di fronte a Porto Cervo. Il risultato lo vedete nelle foto di quest'articolo. In spiaggia, niente da fare. Ma alla fine, per educazione, ci fa salire sullo yacht.

Alba è in uno dei suoi (rari) momenti da single, tento il tutto per tutto. Al tramonto, eccomi con un'altra rosa rossa in mano davanti al suo residence di Porto Cervo, a cala Romantica (!) Lei è spiritosa, la butta sul ridere. La intercetto di nuovo mentre prende un aperitivo in Piazzetta, un'altra rosa smisurata, gliela offro in ginocchio. La gente assiepata per chiederle autografi mi applaude. In Costa Smeralda si sparge la voce della mia corte assidua, finisco nella rubrica mondana di Maramalda, sul quotidiano Unione Sarda...

Sono tornato a Milano, proprio mentre scrivo questo articolo Alba mi chiama. Batticuore. Vuole sapere di nuovo quali foto mettiamo. Ma io lo so che è soltanto una scusa.

Mauro Suttora