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Sunday, January 16, 2022

È morta l’ultima figlia (naturale) di Mussolini

Elena Curti si è spenta a quasi cent’anni nella sua casa di Acquapendente

di 

Mauro Suttora

HuffPost, 16 gennaio 2021

È morta l’ultima figlia (naturale) di Mussolini. Elena Curti si è spenta a quasi cent’anni nella sua casa di Acquapendente (Viterbo): ha fatto in tempo ad arrivare al 2022, centenario della marcia su Roma, ma non al proprio compleanno del 19 ottobre, nove giorni prima dell’impresa fascista.

Era figlia della bellissima Angela Cucciati, una sarta milanese con cui Mussolini ebbe un’avventura alla fine del 1921. Si conobbero perché la donna andò a chiedergli di far uscire di prigione il marito squadrista Bruno Curti.

Elena Curti seppe dalla madre di essere una figlia segreta di Benito solo quando compì 18 anni. Mussolini la volle conoscere, e durante la Repubblica Sociale la riceveva ogni giovedì a Salò. Elena lavorava nella segreteria di Pavolini.

Claretta Petacci, l’amante del Duce, si insospettì: pensava che quella bella ragazza bionda fosse una sua ennesima avventura, e gli ordinò di allontanarla. Ma il 27 aprile 1945, durante la fuga di Dongo, c’era Elena e non Claretta accanto a Mussolini sulla autoblindo nella prima parte del viaggio.

Poi, quando il duce fu invitato dai tedeschi a montare su un loro camion travestito da soldato, sopraggiunse Claretta, che seguiva la colonna dei gerarchi fascisti in auto col fratello Marcello, la cognata e i nipotini. Vide Elena e cominciò a inveire. Si calmò solo quando le spiegarono chi fosse veramente la ragazza. La scena è stata immortalata da Pasquale Squitieri nel suo film ‘Claretta’ (1984).

Dopo cinque mesi di carcere Elena Curti fu liberata. Si sposò, emigrò in Spagna ed ebbe fortuna con un’azienda che produceva mobili. Una ventina d’anni fa tornò in Italia e scrisse le sue memorie: ‘Il chiodo a tre punte’ (2003).

Mauro Suttora

Thursday, March 02, 2017

Tomba di Claretta Petacci

Nella palude della burocrazia

ANCHE LA TOMBA DI CLARETTA È RIMASTA ORFANA

L'unico erede dei Petacci ha scritto dagli Usa alla direzione del Verano per pagare la manutenzione, senza però ricevere risposta. Intanto fa scalpore la prima biografia in inglese dell'amante del duce

di Mauro Suttora

Libero, 2 marzo 2017

Più che minacciare di demolire la tomba di Claretta Petacci al cimitero Verano di Roma, bisognerebbe demolire la burocrazia che impedisce di ripararla.
Da due anni, periodicamente, qualcuno lancia l'allarme sullo stato d'abbandono in cui versa la cappella che custodisce i resti dell'amante di Benito Mussolini. Si è anche formato un comitato di nostalgici disposti a raccogliere i fondi necessari ai lavori.

L'unico erede della famiglia Petacci, Ferdinando, ha 74 anni e vive vicino a Phoenix, Arizona. È figlio di Marcello, fratello di Claretta, ed era con i genitori e il fratellino in un'auto del convoglio di gerarchi fascisti che fuggivano lungo il lago di Como alla fine dell'aprile 1945. Ha visto suo padre trucidato dai partigiani mentre cercava di fuggire a nuoto nel lago a Dongo. Sua madre, la bellissima Zita Ritossa, rimase prigioniera dei comunisti per tre giorni assieme ai figli. Non ha mai voluto parlare di quel che le fecero. Ma il fratello maggiore di Ferdinando non si riprese più dallo choc. Zia Claretta aveva lasciato l'Alfa Romeo per riunirsi al suo Benito, e farsi ammazzare assieme a lui.

"Ho scritto un anno fa alla direzione del cimitero Verano fornendo il mio recapito, e dichiarandomi disponibile ad affrontare tutti i lavori necessari per la manutenzione della tomba", ci ha risposto esasperato Ferdinando Petacci dall'Arizona dopo che gli abbiamo riferito dell'ennesimo allarme sullo stato della cappella. Ha allegato fotocopie della sua lettera e della ricevuta di ritorno.

Il personaggio di Claretta continua ad appassionare gli storici. Proprio un mese fa e' uscita la sua prima biografia in inglese, scritta dal professore australiano Richard Bosworth per la Yale University Press. Hanno fatto scalpore su tutti i giornali britannici e americani i dettagli sugli aspetti animaleschi del rapporto che legava Mussolini alla esile ventenne, figlia del medico del Papa.
"A letto con le donne sono una belva", si vantava il duce con lei, magnificando le proprie doti sessuali. E lei, ossessionata dall'amore cieco per il suo Benito, ogni sera scriveva sul suo diario tutto quello che lui le diceva.

Per questo i veri diari di Mussolini non sono quelli apocrifi acquistati da Marcello Dell'Utri e avventatamente pubblicati da Bompiani nel 2010, ma quelli di Claretta Petacci dati alle stampe da Rizzoli un anno prima. Sicuramente autentici: l'Archivio di stato li sequestrò nel dopoguerra, ne studiò e garantì la veridicità, e ne permise la pubblicazione solo a 70 anni di distanza dalla loro compilazione, per proteggere la privacy dei tanti personaggi citati (fra cui insospettabili amanti dell'inesauribile Benito che la gelosissima Claretta via via scopriva, con tanto di figli segreti).

Su questi diari della Petacci si basa la biografia di Bosworth, e sulle tante inedite e clamorose confidenze di Mussolini ("Sterminerò gli ebrei", "La principessa Maria Jose' tentò di sedurmi", "Hitler è pazzo e inaffidabile"). Tutte notizie non reperibili ai tempi della pur ottima prima biografia di Claretta, scritta da Roberto Gervaso negli anni '80.

Altra coincidenza: proprio dieci giorni fa e' scomparso Pasquale Squitieri, regista del film Claretta (1984), interpretata dalla sua Claudia Cardinale. Una delle prime volte in cui non si demonizzava il capo del fascismo. Per questo Squitieri, fino ad allora di sinistra, fu criticato dai comunisti. È da lì maturò la sua svolta a destra, fino all'elezione come senatore di An.

Una delle scene madri del film Claretta la vede fronteggiare quella che lei pensava fosse l'ultima amante di Mussolini, Elena Curti, una bella bionda 23enne che era accanto a lui nell'autoblindo in fuga da Como. Claretta le urla contro, finché i gerarchi le spiegano che si tratta della sua figlia segreta.

Oggi la 95enne Elena Curti, lucida e combattiva, vive ad Acquapendente (Viterbo). È l'ultima sopravvissuta di quella generazione. Che, per quante disgrazie e distruzioni abbia causato all'Italia, incarna un tipo di vita avventurosa che affascina lettori, appassionati di storia e semplici curiosi. Non capita tutti i giorni che una donna giovane, bella e intelligente come Claretta si innamori a tal punto di un dittatore da volersi far uccidere assieme a lui a 33 anni. Per questo le traversie della sua tomba fanno ancora notizia.
Mauro Suttora

Monday, November 30, 2009

Die Welt (Germania): Mussolini segreto

Die Tagebücher von Mussolinis Geliebter

VON HENDRIK WERNER

19. November 2009

Clara Petaccis Aufzeichnungen erscheinen. Sie werfen ein neues Licht auf den Antisemitismus des Duce

In diesem Herbst ist es 25 Jahre her, dass ein Film die Italiener so sehr erregte wie zuvor wohl nur Sexszenen im Kinoschaffen des freizügigen Pier Paolo Pasolini. Es ist daher nicht ohne Ironie, dass "Claretta" (1984), ein Film des Regisseurs Pasquale Squitieri, beide Aspekte gleichberechtigt behandelte: Faschismus und erogene Zonen, mithin die Macht und ihre Verführungsgewalt.

Innig verknüpft in einer intensiven Intimstudie über die Beziehung von Benito Mussolini zu der ihm hörigen Langzeit-Geliebten Clara Petacci (1912 - 1945), gespielt von der für ihre Naivchenrolle in Venedig ausgezeichneten Claudia Cardinale. Das der historischen und emotionalen Klitterung in gleich mehreren Fällen verdächtige Werk bewegte seinerzeit so sehr, weil es an ein Tabu rührte: Wie menschlich, ja, wie liebesbedürftig darf der Duce und mit ihm seine dezidiert inhumane Politik auftreten?

Squitieris Film löste diese Frage damals auf anfechtbare Weise: Er zeigt in Gestalt eines schwülstigen und unironischen Melodrams, wie sich die 24-jährige Arzttochter Clara Petacci anno 1936 nach gut vier Jahren platonischer Verehrung mit Haar und Haut gehorsam in einen informellen Harem fügte - und den um knapp 30 Jahre älteren Chef-Faschisten auch körperlich folgsam lieben lernen wollte. Das offenkundige Risiko der Gleichschaltung mit einer ganzen Reihe anderer Duce-Frauen - von der ihm angetrauten und offiziell nie verlassenen Rachele über die Marxistin Angelica Balabanoff bis zur gleichfalls linken Margherita Sarfatti, einer Jüdin - ging die nur zu gern verblendete Petacci in dem Köhlerglauben ein, dass "mein schöner süßer Ben seine kleine Anbeterin immer stärker lieben wird", wie es im Skandalfilm-Skript heißt.

Dass sie mit Unterwerfungsgeste den ausgeprägten Großmannsambitionen eines mit seiner Manneskraft protzenden Schwerenöters von kleinem Wuchs erliegt, stört auch die historische Clara Petacci nicht weiter. So wenig wie der Umstand, dass sie sich fortan als eine Luxushure verstehen muss, die - behängt mit Pelz und Schmuck - allzeit verfügbar zu sein hat, aber zugleich auf ein endloses Warten verpflichtet wird, das nicht einmal Odysseus' treudoofe Penelope mitgemacht hätte. Bei vielen ihrer kurzen Schäferstündchen soll Mussolini die Stiefel angelassen haben. Doch selbst als der Duce im Juli 1943 schließlich gestürzt wird und ihre Familie Hals über Kopf aus Rom flieht, mag sich die ihrem Führer vollends verfallene Petacci noch immer nicht lossagen von jenem Mann, der sie psychologisch und sexuell ganzheitlich wunderbar erniedrigt, pardon: befriedigt haben muss.

Sie steht ihm bis zuletzt devot zur Seite: Als das Paar im April 1945 beim Versuch einer Flucht in die Schweiz gefangen genommen wird, eröffnet sich ihr zwar die Möglichkeit zur Flucht. Die dienstbare Mätresse aber zieht es vor, sich noch vor Mussolini erschießen zu lassen. Liebeslohn der Italo-Eva-Braun: Ihre Leiche wird von den Partisanen nahezu gleichberechtigt neben der des Geliebten kopfüber aufgehängt und geschändet.

Diese Vorrede ist nötig, will man annähernd begreifen, was 64 Jahre nach der Exekution und 25 Jahre nach dem inkriminierten Film in Italienern vorgeht, wenn Signora Petacci, diese für kollektive Schuldvermutungen stehende Allegorie des Versagens und der Unterordnung, erneut die Bühne betritt. Diesmal tut sie das beredt, eventuell sogar authentisch in Form von Tagebuchaufzeichnungen aus den Jahren 1932 bis 1938. Bislang lagerte das explosive Material im römischen Staatsarchiv. Jetzt erscheint es in dem von Mauro Suttora herausgegebenen Band "Mussolini segreto" (Der geheime Mussolini). Nicht etwa in einer des subalternen Devotionalienhandels verdächtigen Postfaschisten-Edition, wie es sie in Italien reichlich gibt, sondern im angesehenen Mailänder Verlagshaus Rizzoli.

Über die Publikation des brisanten Konvoluts war man sich jahrelang uneins; erbittert und mit unterschiedlichen Argumentationsstrategien rangen italienischer Staat und Petacci-Erben um die Frage, ob der Wille zur historischen Exaktheit den Primat über Persönlichkeitsschutzrechte beziehungsweise über die potenzielle Selbstentblößung einer Hetäre beanspruchen dürfe. Letztlich triumphierte die Aufklärungsfraktion in einem Land, in dem die Postfaschisten nach wie vor gewichtige Worte mitzureden haben.

Einen Vorgeschmack auf die pikante Selbstentäußerung von Petacci hat noch vor der offiziellen Veröffentlichung ein Diarien-Vorabdruck im "Corriere della Sera" geliefert: Darin gibt es neben servilem Säuseln und religiös grundierten Sex-Fantasien auch aufschlussreiche Achsenmacht-Anekdoten: Führer-Kollege Adolf Hitler sei ihrem Gespielen bei der Münchner Konferenz im September 1938 als "sehr sympathisch" erschienen. Dies nicht zuletzt, weil er laut Mussolini (laut Petacci) Tränen der Rührung in den Augen gehabt haben soll, als er des Bundesbruders ansichtig wurde. Zudem erhärten die Tagebucheinträge Petaccis die von den Postfaschisten jüngst gern abgemilderten Vorwürfe, der Duce sei Hardcore-Antisemit gewesen. Vielmehr zeigen die überlieferten Zitate, dass der italienische Geschichtsrevisionismus womöglich seinerseits gründlich revidiert werden muss.

Die Italiener müssten endlich lernen, sprach der Duce, folgt man Petacci, zur auch in Italien notorisch anhängigen Judenfrage, "sich nicht länger von diesen Reptilien ausbeuten zu lassen". Und weiter: "Ich war schon 1921 Rassist. Ich verstehe nicht, wie man behaupten kann, ich würde Hitler imitieren; der war damals noch gar nicht geboren. Das ist lachhaft. Man muss den Italienern das Bewusstsein für die Rasse geben, damit sie keine Mischlinge schaffen - und damit sie nicht das Schöne zerstören, das in uns ist."

Selbst diese krude Passage ist steigerungsfähig, will man der Überlieferung Petaccis Glauben schenken: "Diese ekligen Juden", heißt es anderenorts, "ich muss sie alle vernichten. Ich werde ein Massaker anrichten, wie es die Türken taten. 70 000 Araber habe ich verbannt; dann werde ich doch auch 50 000 Juden verbannen können. Ich interniere sie auf einer kleinen Insel. Sie alle sind Aas, Feind, Feigling. Und werden noch sehen, wozu die Stahlfaust Mussolinis fähig ist."

Ironie der Aufarbeitungsgeschichte: Wozu ausgerechnet der dokumentarische Ehrgeiz einer handzahmen Sklavin fähig ist, dürften italienische Postfaschisten spätestens dieser Tage begreifen, da die lange Zeit unter Verschluss befindlichen Tagebücher der Clara Petacci veröffentlicht werden. Die Notizen der bis in den Tod gehorsamen und daher als Quelle mutmaßlich glaubwürdigen Gefolgsfrau Mussolinis könnten die extreme Rechte in extreme Bredouille bringen, was ihre ideologiegeschichtliche Glaubwürdigkeit anbelangt. Es mag zynisch klingen, aber für die Geschichtsschreibung muss es so scheinen, als habe sich "Claretta" nicht umsonst hingegeben.

Mauro Suttora (Hg.): Clara Petacci: Mussolini segreto. (Rizzoli, Mailand. 521 S., 21 Euro).

http://www.welt.de/die-welt/kultur/article5261255/Die-Tagebuecher-von-Mussolinis-Geliebter.html