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Tuesday, July 30, 2013

La famiglia Ligresti in prigione


Oggi, 24 luglio 2013

di Mauro Suttora

Arrivavano con aerei ed elicotteri al Tanka Village, il loro resort di lusso a Villasimius (Cagliari). Ecco le ultime immagini felici della famiglia Ligresti, finita tutta agli arresti il 17 luglio (qualcuno è superstizioso?). Il patriarca Salvatore, le figlie Jonella e Giulia, il figlio Paolo: accusati dai magistrati di avere dilapidato decine di milioni della Fondiaria/Sai, terza società assicurativa italiana. I reati: falso in bilancio e aggiotaggio.

Salvatore, data l'età ultraottuagenaria, confinato nella sua villa milanese di San Siro. La primogenita Jonella trasferita dalla sua villa in Sardegna al carcere di Cagliari. La bellissima Giulia arrestata a Milano e trasferita nella prigione di Vercelli. L'unico a evitare le sbarre è stato Paolo, grazie alla residenza in Svizzera ottenuta appena tre settimane fa.

Non è la prima volta che un'intera famiglia di imprenditori finisce nei guai: i Tanzi di Parmalat, i Riva dell'Ilva di Taranto, i Cragnotti del crac Cirio. Ma la dolce vita dei rampolli dell'ingegnere di Paternò (Catania) emigrato a Milano mezzo secolo fa era leggendaria. Avevano una corte di 32 persone, fra cui undici segretarie e nove autisti per 23 auto. 

Jonella, appassionata di equitazione (anche il secondo marito, bergamasco, è campione di dressage), comprava i migliori cavalli del mondo con milioni e milioni, esibendosi nei concorsi ippici da piazza di Siena a Roma a Montecarlo. 

Giulia invece, oltre a essere mamma della ventenne Ginevra Rossini (già fidanzata di Luigi Berlusconi, ultimogenito di Silvio), si era lanciata nella moda con il marchio Gilli (le sue iniziali) e boutiques in via della Spiga a Milano e piazza di Spagna a Roma.

I magistrati però ora accusano la famiglia di avere finanziato tutti i propri capricci prosciugando la casse della Fonsai (risultato della fusione fra Fondiaria e Sai): ben 253 milioni finiti nelle loro tasche dal 2002 al 2009, al ritmo di 'stipendi' individuali annui di 10-15 milioni ciascuno. Ottenuti sottovalutando la riserva per la liquidazione dei sinistri che ogni assicurazione è tenuta ad avere. Sono stati infatti arrestati anche tre alti dirigenti compiacenti. 

Perfino il capo dell'ente statale che dovrebbe controllare tutte le assicurazioni è accusato di avere chiuso un occhio. Risultato: i risparmiatori hanno perso l'80 per cento del valore delle loro azioni. E Fonsai, in rosso profondo, ha dovuto essere venduta alla Unipol. Fra le clausole della buonuscita, oltre a contratti milionari, i Ligresti avrebbero preteso anche un'ospitalità futura illimitata nel Tanka Village.

«I miei figli non c'entrano, non sapevano nulla», geme ora Ligresti. Ma tutti ricoprivano cariche nelle società del gruppo. Naturalmente le holding finanziarie stavano in Lussemburgo per motivi fiscali. E non è la prima volta che il discusso costruttore siciliano ha a che fare con la giustizia. Vent'anni fa era finito in cella addirittura per oltre tre mesi: soldi all'Eni durante Tangentopoli. Per questo, dopo la condanna definitiva a due anni e quattro mesi (scontati con l'affidamento ai servizi sociali), non poteva ricoprire cariche nelle assicurazioni, proibite ai pregiudicati. Era presidente 'onorario' di Fonsai, ma egualmente ha percepito 42 milioni in 'consulenze'.

Ligresti diventò famoso nel 1981 quando dovette pagare un riscatto di 600 milioni di lire per il sequestro della moglie. Due dei sequestratori vennero poi trovati morti, del terzo non si è saputo più nulla. In quegli anni, grazie agli ‘agganci’ con il Psi di Bettino Craxi, gli unici che riuscivano a costruire nel milanese erano lui e Berlusconi.

Oggi neppure il Tanka Village è uscito indenne dal crac. Costruito nel 1976, avrebbe bisogno di ristrutturazioni. I prezzi sono troppo alti per il servizio offerto, e decine di lavoratori stagionali sardi sono stati licenziati.
Mauro Suttora