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Wednesday, September 03, 2014

Le donne più pagate

Classifiche: ecco le signore che hanno guadagnato di più nel 2013

SIAMO NOI LE DONNE D'ORO

Tra le dieci più ricche, le manager sono solo due (e Madonna non la batte nessuno)

La “material girl” con le colleghe cantanti Beyoncé e Lady Gaga incassano il doppio delle attrici Sandra Bullock e Jennifer Aniston. Solo una top model in graduatoria: Gisele Bundchen. Le boss e le atlete restano indietro. Vediamo quanto è entrato nelle loro tasche

di Mauro Suttora
 
Oggi, 27 agosto 2014

Galline vecchie fanno buon brodo. Due cinquantenni guidano la classifica mondiale delle donne di spettacolo più pagate: la cantante Madonna Ciccone, che il 16 agosto ha festeggiato i 56 anni con una grande festa nella sua villa di Cannes, e l’attrice Sandra Bullock, 50.
Cantanti e attrici, però, sono divise dalle cifre che guadagnano. Le prime, infatti, incassano più del doppio rispetto alle seconde.

Madonna è irraggiungibile. Grazie ai concerti, nel solo 2013 ha messo insieme ben 94 milioni di euro fra biglietti, merchandising, dischi e download. La sua fortuna dura da più di trent’anni: è del 1983, infatti, Holiday, primo successo planetario
La signora ha accumulato un patrimonio di un miliardo di dollari (755 milioni di euro) con i 350 milioni di dischi venduti in tutta la carriera: quarta dopo i Beatles, Elvis e Cliff Richard.

Beyoncé ha cantato per Obama
Dopo di lei, Beyoncé. Il 4 settembre compie 33 anni, e nel 2013 ha incassato 86 milioni di euro. Le sue esibizioni hanno toccato la cifra di 117 mila dollari al minuto (circa 88 mila euro). Versatile come Madonna, Beyoncé è diventata stilista e attrice, con due nomination ai Golden Globe per il film Dreamgirls.

Nel 2013 ha raggiunto l’apice, cantando all’inaugurazione del secondo mandato del presidente Obama e al Superbowl (finale di football americano). I biglietti dei suoi concerti vanno esauriti on line in pochi minuti.

L’altro fenomeno canoro dell’anno scorso è stata Lady Gaga, 28 anni, anche lei come Madonna di origini italiane: il suo vero nome è Stefani Germanotta. Incassi per 60 milioni di euro provenienti non solo da dischi e palco, ma anche come modella e stilista. 

Soltanto al quarto posto fra le donne che hanno guadagnato di più nel 2013 si trova un’attrice: Sandra Bullock. Ha appena festeggiato i 50 anni con 38 milioni di euro guadagnati grazie al successo del suo ultimo film: Gravity. Che ha incassato ben 540 milioni di euro, conquistato dieci nomination all’Oscar e vincendone sette.

Sandra ha preso un cachet di “appena” 15 milioni, in cambio di una percentuale del 5% sugli incassi. Un rischio, per un film che la vedeva galleggiare sola nello spazio come astronauta per un’ora e mezzo. Ma ha vinto la scommessa: Gravity è un raro esempio di successo sia di critica sia di pubblico. Peccato che a tante soddisfazioni sul lavoro non ne corrispondano altrettante nella vita privata. La Bullock ha lasciato il cantante tatuato Jesse James nel 2010, dopo cinque anni di matrimonio, perché ne ha scoperto una tresca clandestina con una pornostar. E da allora non le si conoscono altri fidanzati. 

Al quinto posto fra le donne più pagate del mondo, ecco la modella brasiliana Gisele Bundchen con 37 milioni di euro. È l’unica supermodel rimasta, tutte le altre sono sotto i dieci milioni: Miranda Kerr (7 milioni), Adriana Lima e Kate Moss (5,7 milioni). E bisogna arrivare al sesto posto con 28 milioni per trovare finalmente una donna manager: Martine Rothblatt, 60 anni, ad di United Therapeutics, società di biotecnologia. Solo che Martine è un ex uomo: nasce Martin, poi cambia sesso.

Seguono due Jennifer attrici: la giovane Lawrence e la stagionata Aniston. La prima a soli 24 anni, dopo l’Oscar per Il lato positivo ha sbancato con Hunger Games e American Hustle: 25 milioni. La seconda, 45enne, ne ha guadagnati 23 per lo stupendo Come ti spaccio la famiglia, e poi Life of crime e Come ammazzare il capo e vivere felici 2.

Adele continua a vendere
Al nono posto un’altra cantante, l’inglese Adele. Voce potente, sovrappeso, si era presa un po’ di tempo per sé ritirandosi dalle scene. Ma continua a vendere dischi.

Segue, con 19 milioni, la capa 39enne di Yahoo Marissa Mayer. Laureata in informatica a Stanford, è stata la prima ingegnere donna assunta da Google. Poi è passata alla concorrenza.

Per trovare le atlete bisogna scendere all’undicesimo e dodicesimo posto: le tenniste Maria Sharapova e Serena Williams, con 18 e 16 milioni di euro. Lo sport resta il regno dei maschi, con campioni di basket, golf, automobilismo e calcio che guadagnano parecchio grazie agli sponsor. Ma per le donne il piatto piange.

Infine, dal 12esimo al 15esimo posto, un trio di attrici anch’esse non di primo pelo: Gwyneth Paltrow, 41 anni (14 milioni grazie al film d’azione Iron Man 3), la 39enne Angelina Jolie (13 milioni per Maleficent) e la 41enne Cameron Diaz, che ha agguantato 13 milioni con la con commedia romantica Tutte contro lui-The other woman.
Mauro Suttora

Wednesday, April 25, 2012

Artisti rockstar

I TRUCCHI PER CREARE DIVI DA MILIONI DI DOLLARI: HIRST, CATTELAN, KOONS (E DALI', WARHOL, BASQUIAT)

Oggi, 18 aprile 2012

di Mauro Suttora

«Per Damien Hirst si può parlare di “grande truffa dell’arte”: una colossale messinscena mediatica, capace di cavalcare l’onda della cronaca con operazioni a effetto».
«Maurizio Cattelan è la prova vivente che un fallito può farcela più di un mediocre, che un pigro la spunta su un iperattivo, e che l’artista stupido è preferibile al presunto genio».

Non le manda a dire il critico d’arte Luca Beatrice nel suo nuovo libro: Pop, l’invenzione dell’artista come star (Rizzoli). Dove esamina a fondo e spiega il successo dei più importanti artisti contemporanei, partendo dagli scomparsi Salvador Dalì, Andy Warhol e Michel Basquiat, per arrivare alle tre superstar dei nostri giorni: Jeff Koons, Hirst e Cattelan.

Tutti accomunati da quotazioni milionarie e da un gusto per la provocazione continua. Hirst in questi giorni è massacrato da critici di tutto il mondo, in occasione della sua mostra retrospettiva (70 opere per 30 anni di carriera) al museo Tate Modern di Londra, aperta in previsione delle Olimpiadi e fino al 9 settembre: «Non è arte», «È solo uno speculatore», «È il re del plagio», «Non crea lui le sue opere, le fa fare da altri».

Risultato: biglietti (da 14 sterline) a ruba, obbligo di prenotazione anticipata. «Non c’è miglior pubblicità della cattiva pubblicità» è regola di marketing, e Hirst sa che fa parte del gioco: «Elvis Presley ha guadagnato tanti soldi sia dalle t-shirt con su scritto “Amo Elvis” sia con quelle “Odio Elvis”, e questa idea mi è sempre piaciuta», sorride il furbacchione.

«Basso, tarchiatello, dalla fisiognomica tipica del bad boy proveniente dalla working class», scrive Beatrice, «Hirst non ha per nulla il physique du role dell’artista predestinato al successo. Eppure è riuscito a tracciare la strada verso la gloria. Oggi gli artisti hanno sostituito le rock star in rapida e inesorabile estinzione».

Lanciato dal pubblicitario Charles Saatchi, Hirst è passato dallo squalo (vero) conservato sotto formaldeide e valutato 12 milioni di euro al teschio tempestato di diamanti del 2007 che ha battuto ogni record di quotazione: 78 milioni.
«Sviluppare un marchio così forte su un’arte così povera è qualcosa di immensamente creativo, addirittura rivoluzionario»: così la femminista australiana Germaine Greer loda la cialtronaggine.

L’unico accenno di normalità di Hirst sta nella vita familiare. La compagna californiana Maia Norman, stilista, surfista e ciclista, fa l’uomo di casa che prende le decisioni. Lui preferisce dedicarsi alla passione per i fornelli, e cucinare per i tre figli maschi: Connor, Cassius e Cyrus.

Cattelan baby pensionato a 51 anni?

«Basta, mi ritiro». Alla vigilia della definitiva consacrazione mondiale nel super gotha dell’arte, con la mostra al Guggenheim di New York dell’autunno 2011, Cattelan ha annunciato il suo addio alle scene. «E, come Veronica Lario, sceglie la Repubblica per diffondere la clamorosa decisione», commenta perfido Beatrice. Il quale ovviamente non crede al ritiro della nostra maggiore star artistica, annunciato guarda caso il 1° aprile.

Cattelan approda al successo con la Biennale di Venezia del 1993. Per farsi notare inventa un gesto clamoroso: affitta il “suo” spazio a un’azienda di cosmetici che pubblicizzava uno dei suoi prodotti. Però lo firma, titolandolo Lavorare è un brutto mestiere.

Da allora, passando per papi atterrati, bimbi impiccati e diti medi che mandano aff... la Borsa di Milano, Cattelan non ha mai smesso di far parlare di sé. E di far alzare le quotazioni.

«Lui e Berlusconi sono due facce della stessa medaglia», decreta Beatrice, «personaggi controversi che annoverano fan entusiasti e feroci detrattori, icone italiche degli ultimi vent’anni. Cattelan è frutto dell’antiarte: niente scuola, nessuna accademia, furbissimo, capisce che nell’arte contemporanea bisogna picchiare sodo, provocare, inseguire la notizia. L’altro è figlio dell’antipolitica, pratica l’incoerenza come valore assoluto, leader dei conservatori e moderati che però nei comportamenti pubblici e privati rasenta il modello irriverente e irregolare delle rockstar».

Fidanzato con la collega Vanessa Beecroft, Cattelan poi è stato per qualche tempo con la conduttrice tv Victoria Cabello di 15 anni più giovane, che gli ha permesso di “scollinare” dalle riviste d’arte ai magazine di gossip: per la prima volta ha avuto a che fare con un tipo più mediatico di lui. Non è durata molto.

PRECURSORI DECADENTI A NEW YORK

Beatrice individua in Dalì e Warhol i precursori dell’attuale tendenza a far diventare personaggi gli artisti, al di là della loro arte: «Uno slogan di Warhol è “Pensare da ricco, sembrare povero”. Mette a punto un’invenzione di Dalì: uno stile diventa tale quando viene diffuso dai media (stampa, foto, tv). L’artista, oltre alle opere, deve creare una propria immagine, quindi dal 1963 chiama nel suo studio newyorkese vari fotografi per raccontare la sua banale quotidianità. Posa con l’abilità consumata di un divo, è un guru che detta le proprie regole alla moda degli Anni 60».

Fra le sue tante «muse» (maschi e femmine, da Lou Reed a Nico), il gay decadente Warhol incontra nel 1981 anche Loredana Berté. La conosce nel negozio Fiorucci a Manhattan, la soprannomina Pasta Queen per l’abilità culinaria, e realizza un video per il suo disco Made in Italy.

Basquiat, il graffitaro maledetto

Un anno dopo la morte di Warhol nel 1987, per i postumi di un banale intervento alla cistifellea, scompare ancora più prematuramente nella stessa New York Jean-Michel Basquiat. Entra anche lui nel “club dei 27” (uccisi dall’eroina a quell’età) con Janis Joplin, Jimi Hendrix, Jim Morrison, Brian Jones, Kurt Cobain, di recente Amy Winehouse.

«Basquiat è il primo artista di colore a diventare famoso a livello internazionale», afferma Beatrice, «e l’unico a essere riconosciuto come celebrità da un pubblico ben più ampio di quello dell’arte. Prima della sua straordinaria inventiva e originalità pittorica, ciò che affascina il pubblico giovane è la vicenda biografica, ribelle e autodistruttiva [...]. Le sue donne sono tutte bianche e in gran parte bionde. Nell’82 Madonna diventa la sua amante fissa».

Ma dopo pochi mesi la cantante si stufa: lui si droga e dorme di pomeriggio, lei vive con disciplina rosicchiando carote.

E Jeff sposa la pornostar

Stessa città, New York. Stessa epoca, Anni 80. A poche decine di metri da Basquiat vive Jeff Koons. Ma è agli antipodi dei mondi di Warhol e Basquiat: «Lui sostituisce il disincanto con il cinismo, l’economia con la finanza», scrive Beatrice. «Koons è considerato l’artista americano più “compromesso” con affari e quattrini. Nel suo studio di 1.400 metri quadri a Chelsea ha 40 dipendenti. Assomiglia a un ufficio commerciale. Koons è noto per la precisione maniacale: un perfezionista al di là di ogni ragionevole limite che controlla tutti i minimi dettagli. Le sue opere raggiungono i 25 milioni di dollari.

Tuttavia non avrebbe mai ottenuto l’ampia popolarità che oggi gli viene riconosciuta senza l’incontro con Ilona Staller, la Cicciolina “fondatrice” della pornografia moderna, immortalata in una serie di opere, sposata nel 1991. Infine il brusco e violento divorzio, e la triste disputa sull’affidamento del figlio».

«Innocenza machiavellica» è l’ossimoro più efficace, coniato dall’archistar Rem Koolhaas, per descrivere Jeff Koons. «Ormai è presente nelle collezioni dei maggiori musei del mondo», spiega Beatrice, «ma attira ancora, come tutti i grandi, odii e simpatie in egual misura. Il messaggio della sua opera è ambiguo: c’è una dosata e astuta combinazione fra calcolo e autenticità, tattica e cinismo, persuasione occulta e spiritualismo».
Mauro Suttora

Wednesday, July 02, 2008

La cantante Giusy Ferreri

GIUSY, CASSIERA DA HIT

Scala le classifiche la cantante di X-Factor

di Mauro Suttora

2 luglio 2008

Chi l’ha detto che bisogna emigrare in America per realizzare i propri sogni? Qualche volta la più bella delle fantasie diventa realtà anche in Italia. Prendete Giusy, nome d’arte di Giuseppa Gaetana Ferreri, 29 anni, metà dei quali passati a coltivare la passione della sua vita: la musica. Ora è prima in classifica nella hit parade. La sua canzone Non ti scordar mai di me ha superato Jovanotti, Madonna, Coldplay, e promette di diventare il tormentone dell’estate.

Rintracciamo questa figlia di emigrati siciliani alta uno e 53 ad Abbiategrasso (Milano), a casa sua col mal di gola. Un bel guaio per una cantante…
«Eh, sì. Ma almeno così posso riposarmi un po’. Dovrò lavorare tutta l’estate per promuovere il mio primo disco, in uscita il 27 giugno, e per preparare il prossimo con Tiziano Ferro».

Fino a poche settimane fa Giusy lavorava come cassiera del supermercato Esselunga di Corbetta (Milano): «Solo tre giorni alla settimana: venerdì, sabato e lunedì, più qualche domenica di straordinario nelle festività. Ma mi andava benissimo, 24 ore di part-time per mantenermi e il resto del tempo libero per la musica. Ho cominciato dieci anni, sempre lo stesso supermercato dopo il liceo linguistico. Ma anche adesso, mica mi sono licenziata: ho solo chiesto un’aspettativa di sei mesi, non si sa mai…»

Simpatica come una siciliana ma concreta come una lombarda, Giusy è arrivata seconda nel programma X-Factor di Raidue, dedicato alle voci nuove. Hanno vinto gli Aram Quartet con una canzone di Morgan, ma ora nella Top ten è in testa lei, che nella trasmissione era sponsorizzata da Simona Ventura.

La sua voce si riconosce subito: roca, spezzata quasi come in un singhiozzo, è a metà fra la Shirley Bassey degli anni ’60 e Amy Winehouse, l’attuale cantante «maledetta» sempre in bilico fra alcol e droga.

Invece l’unica droga di Giusy è la musica: «Ho cominciato a 14 anni, cantavo cover e andavo in giro con un gruppo a far concerti nei pub e alle feste della birra. Però da qualche anno mi ero stufata, era dura esibirsi al sabato dopo nove ore di lavoro, e dover pure cantare canzoni che non mi piacevano per far piacere al pubblico. Così ho cominciato a comporre io le mie canzoni, ho trovato un produttore in zona e alla fine sono riuscita a farmi pubblicare un disco dalla Sony, nel 2005».

Quella canzone, Il party, si può sentire e vedere su internet. Ed è una sorpresa, per chi era abituato alla Giusy scatenata ma in tailleur di X-Factor: allora si faceva chiamare Gaetana, si dava arie sexy con un serpente attorno al collo, e tutta orgiastica sospirava: «Il sesso si fa in tre, e anche in più di tre…»

E allora? Qual è la vera Giusy?
«Di Giusy ce ne sono tante, a seconda delle situazioni», ride lei ora, «tutti mi dicevano che scrivevo canzoni malinconiche e tristi, quindi ho pensato: ora vi faccio vedere io…»

E chi ha inventato il singhiozzo? «Prego?» Il modo di cantare sincopato che hai esibito in X-Factor. «Ah, mi è venuto spontaneo, perché gli arrangiamenti erano vicini al blues. Ma la mia voce vera è più corposa e modulata».

Giusy si è fidanzata con il coetaneo Andrea pochi mesi fa, appena prima di approdare su Raidue e di diventare famosa. Ma a volte le sembra ancora di dover montare sulla sua Citroen C4 coupé per andare a lavorare all’Esselunga. «No, non viviamo insieme. Anche perché io sono andata a vivere da sola solo l’anno scorso, mi sono comprata una bella casetta col mutuo. Mio padre è un piccolo imprenditore edile, lavora con mio fratello. Mia madre è casalinga».

Prova e riprova, questo scricciolo di figlia ce l’ha fatta. Nel suo sito rivela che i suoi scrittori preferiti sono il rivoluzionario e scandaloso Charles Bukovski, ma anche Erich Fromm, il filosofo di Avere o Essere. E fra le cantanti cita Guesch Patti, una francese che pochi ricordano perché ebbe un unico momento di gloria in Italia: nell’88 a Sanremo con Etienne. «Ma io avevo nove anni e rimasi sconvolta vedendola in tv».

Giusy sul palco si muove molto bene, sa «tenere la scena», come si dice. Oltre a Non ti scordar mai di me, il suo disco contiene rivisitazioni di Ma che freddo fa di Nada, La bambola di Patty Pravo, Che cosa c'è di Gino Paoli, Insieme a te non ci sto più di Caterina Caselli e Remedios di Gabriella Ferri. Nei giorni scorsi Giusy ha girato a Roma il video per Non ti scordar mai di me: atmosfere almodovariane, dicono. E nata una stella.

Mauro Suttora