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Wednesday, September 21, 2016

parla lo scienziato Riccardo Gottardi







































La cura per le ossa fragili arriva dallo Spazio

UN'APPARECCHIATURA PER LO STUDIO DELLE MOLECOLE CHE CONTRASTANO OSTEOPOROSI E OSTEOARTROSI.
L'HA MESSA A PUNTO UNO SCIENZIATO ITALIANO. LA NASA LA SPEDIRÀ IN ORBITA. E SARÀ UN BENE ANCHE PER NOI

di Mauro Suttora

Oggi, 21 settembre 2016

Le buone notizie per chi soffre di osteoartrosi (5 milioni di italiani, la metà degli ultrasessantenni) ci arrivano dallo Spazio. E da uno scienziato italiano, Riccardo Gottardi, che ha messo a punto un bioreattore per lo studio delle molecole che curano l'osteoartrosi e l'osteoporosi. Dal suo laboratorio all'università di Pittsburgh (Stati Uniti), finanziato dalla fondazione Ri.MED di Palermo, Gottardi sta per spedire nello Spazio la sua preziosa invenzione.

Casis, l'ente della Nasa che gestisce la ricerca sulla Iss (International Space Station) ha infatti accettato di ospitare il bioreattore e di far condurre esperimenti dagli scienziati-astronauti sulla stazione orbitante. Gottardi è stato addirittura ricevuto alla Casa Bianca per presentare il bioreattore.

«Grazie all'assenza di gravità, non simulabile a terra», ci spiega Gottardi, «studi per la validazione dell'efficacia di farmaci e terapie che richiederebbero anni vengono compiuti in poche decine di giorni, perché nello Spazio i processi degenerativi subiscono una forte accelerazione».

CAPIRE I MECCANISMI

Così, per esempio, si potranno testare in un solo mese gli effetti a lungo termine dei bisfosfonati su ossa e cartilagine. Il bioreattore di Gottardi permette di capire come interagiscono i tessuti delle articolazioni, e di sviluppare nuove cure per bloccare e anche far regredire patologie degenerative come l'osteoartrosi e l'osteoporosi.

Infatti uno dei più grossi ostacoli per capire i meccanismi della malattia e per mettere a punto farmaci che ripristinino la cartilagine, è che quest'ultima interagisce con l'osso, e quindi non può essere studiata separatamente. Il bioreattore crea artificialmente un insieme di ossa e tessuti vascolarizzati in cui si analizzano gli effetti dell'interazione: come reagisce un tessuto osseo quando la cartilagine è rovinata, e viceversa.

RISCHIO DI FRATTURE

L'invenzione di Gottardi è stata apprezzata dalla Nasa perché l'osteoporosi è uno dei principali problemi delle lunghe permanenze in orbita: anche in astronauti perfettamente sani, con la mancanza di gravità si verificano perdite di tessuto osseo, con rischio di fratture e problemi di circolazione. Le ricadute per le applicazioni cliniche sulla Terra saranno notevoli: osteoporosi e osteoartrosi infatti affliggono centinaia di milioni di persone. E il dolore provocato da queste patologie croniche è spesso così invalidante da avere un impatto devastante sulla vita dei pazienti.

«Se riusciremo in un paio di mesi a validare gli effetti a lungo termine di farmaci e terapie», dice Gottardi, «potremmo fare un incredibile passo in avanti nella ricerca, aiutare moltissimi pazienti e ridurre drasticamente i costi sociali legati alla malattia».

VELOCITÀ E SOLDI

Riccardo Gottardi, 39 anni, originario di Lonato (Brescia), laureato in Fisica a Pisa, fino a cinque anni fa conduceva le sue ricerche al dipartimento di Ingegneria biofisica ed elettronica dell'università di Genova. Poi ha ottenuto un finanziamento dalla Fondazione Ri.MED, ed è andato a Pittsburgh.

«In un'università americana ottieni in una settimana quello che in molte realtà italiane se va bene ti impegna per un mese», spiega Gottardi. «Le cose lì sono più veloci, c'è anche maggiore disponibilità economica, e questo aiuta moltissimo la ricerca. La grande sfida della Fondazione Ri.MED è proprio quella di fare leva sulla sinergia con gli Usa per trasferire i migliori meccanismi di eccellenza nella realtà italiana e usarli in particolare come volano per l'economia della Sicilia, proprio come la ricerca biomedica è stata uno degli strumenti a Pittsburgh di conversione dall'industria pesante dell'acciaio a una industria verde della conoscenza».

Mauro Suttora