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Wednesday, June 16, 2021

Euro 2020, Finlandia-Russia e gli eroici soldati sciatori che nel 1940 bloccarono Stalin

di Mauro Suttora

HuffPost, 16 giugno 2021

Oggi alle 15 si gioca Russia-Finlandia. La Russia è 38esima nel ranking Fifa, la Finlandia 54esima. Ma è la prima volta nella storia che i finlandesi riescono a qualificarsi alla fase finale di un campionato europeo o mondiale. E sono reduci dalla clamorosa vittoria sulla Danimarca, decima al mondo.
Quindi godono dell'abbrivio dell'entusiasmo, il famoso 'momentum'. Diversamente dai russi, reduci dal deprimente 0-3 contro il Belgio di superLukaku. Il Belgio guida la classifica Fifa e arrivò terzo all'ultimo mondiale, ma resta sempre un Paese di 11 milioni di abitanti rispetto ai 144 della Russia. Figurarsi se i russi dovessero sfigurare anche contro la Finlandia, che ha appena cinque milioni di abitanti.

I finlandesi noi li conosciamo bene: sono arrivati secondi nel girone eliminatorio vinto dall'Italia nel 2019, battendo Grecia, Bosnia, Armenia e Liechtenstein.
Ma gli amanti della storia conoscono la Finlandia anche per altri motivi. Indro Montanelli, innanzitutto. Che nell’inverno 1939/40 scrisse articoli memorabili per il Corriere della Sera sulla guerra Finlandia-Urss. Scatenata da Stalin il quale, d'accordo con Hitler, voleva ingoiare il pacifico Paese in base alla parte segreta del patto Molotov-Ribbentrop. La Finlandia aveva conquistato l'indipendenza per la prima volta nella storia nel 1917, dopo essere stata sempre sottomessa nei secoli a Svezia o Russia. E a 30 sottozero resistette molto più a lungo dei poveri polacchi, appena spartiti fra nazisti e comunisti. Una guerra epica: 115 aerei finlandesi contro 2.300 sovietici.
Cosicché all'armistizio del marzo 1940 Stalin dovette accontentarsi di annettere la Carelia.

Nel dopoguerra, e fino al crollo del comunismo, la Finlandia ha poi dato il proprio nome allo stato di soggezione in cui cadono certe Nazioni deboli, succubi di vicini potenti e arroganti: "finlandizzazione". Urho Kekkonen, vecchio ed eterno presidente finlandese dagli anni 50 agli 80, guidava in sostanza un Paese satellite di Mosca, anche se rimaneva una libera democrazia. In cambio la Finlandia ebbe le Olimpiadi del 1952 e la conferenza di pace del 1975. Anche oggi a Cina e Russia piacerebbe 'finlandizzare' l'Europa intera.
Il terzo motivo per cui la Finlandia è conosciuta in Italia è la sua lingua impossibile: "ugrofinnico" è sinonimo di incomprensibile.

Il massimo dell'indecifrabilità fu raggiunto dall'incredibile impresa del 28 maggio 1987, quando il 18enne tedesco Mathias Rust riuscì a volare da Helsinki a Mosca su un piccolo aereo privato, atterrando industurbato davanti al Cremlino. Quella perforazione del massimo apparato militare mondiale da parte di un pacifista brufoloso provocò all'impero sovietico un'umiliazione da cui non si riprese più.  
Dopo di allora la Finlandia non ha più fatto notizia. Perché è un Paese civilissimo, dove quindi non succede mai niente. L'unica epopea è stata quella della Nokia, gigante dei telefonini negli anni 90, poi crollata e ora risorta. Questo articolo è scritto su un Nokia.

Per il resto, il maggior brivido che può scuotere la felice e monotona vita di un abitante di Helsinki è quello di imbarcarsi la sera dei weekend su un traghetto per Tallinn (Estonia). Oltrepassato il limite delle acque territoriali, sbronze a volontà: sui liquori non grava più la supertassa che cerca di limitare la piaga dell'alcolismo. Andate a vedere il film 'Un altro giro' e capirete.

Perciò, se alle 17 di oggi i calciatori finlandesi vincessero o anche solo pareggiassero contro la Russia, finirebbero nei libri di storia come gli eroici soldati sciatori finlandesi del 1940.
Mauro Suttora

Friday, November 27, 2020

I soldi (Usa) alla Casaleggio spingono i grillini nel partito di Conte

Un’altra tegola si abbatte su M5s, rendendo ormai impresentabile l’ex partito degli onesti. Il resto lo stanno facendo la Calabria, Berlusconi e il Pd

intervista a Mauro Suttora

di Federico Ferraù

ilsussidiario.net, 27 novembre 2020 

Un’altra tegola si abbatte su M5s. “Casaleggio a libro paga della Philip Morris”: il Riformista svela che la società che controlla il Movimento 5 Stelle “ha incassato da Philip Morris Italia la maxi somma di 1.950.166 euro e 74 centesimi, al netto dell’Iva”. Il giornale diretto da Piero Sansonetti ha visionato bonifici e fatture, dimostrando che la multinazionale Usa ha ricevuto da M5s in cambio una cospicua riduzione delle accise sul tabacco che le ha garantito introiti enormi. Si tratti o no di illecito, il partito dell’onestà riceve un altro duro colpo, che potrebbe accelerare la crisi del governo Conte 2 e la formazione del partito contiano.

“È notevole che a 24 ore di distanza lo scoop sui due milioni di euro della multinazionale Usa delle sigarette alla ditta Casaleggio, che controlla il primo partito italiano, non sia stato ripreso da nessuno, tranne che dal Sussidiario e dall’AdnKronos” commenta Mauro Suttora, giornalista, collaboratore di Huffington Post, già corrispondente dagli Usa per varie testate.

Perché notevole?

Quando capita qualcosa a Renzi, dopo dieci minuti tutti i siti d’informazione sono pieni di notizie, reazioni, commenti. Sui grillini, invece, silenzio. Non c’è neanche la scusa di non fare pubblicità alla concorrenza, perché il Riformista è un piccolo quotidiano neanche distribuito in tutte le edicole, che non rappresenta certo una minaccia per i grandi giornali.

È per il rapporto con Philip Morris che Casaleggio si è sfilato per tempo dalla conduzione di M5s?

Non penso che Casaleggio junior si sia sfilato per questo conflitto d’interessi, anche perché lui non lo considera tale. Ha infatti definito “fantasiosa” la notizia: non perché ne contesti la verità, ma perché prosegue nella commedia di non ritenere la sua Casaleggio Associati il cuore pulsante dei grillini. E naturalmente, come tutti i potenti colti in castagna, ha annunciato querela. Intimidire non fa mai male.

Il Riformista ha analizzato il periodo di fatturazione. O c’è un’inchiesta aperta, e le fatture escono dal fascicolo del pm; o c’è una talpa in Casaleggio; o – più intrigante – per Philip Morris M5s è diventato scomodo. È una multinazionale americana, e negli Usa è cambiato il presidente.

Per la verità la notizia che la Casaleggio fosse a libro paga del colosso del tabacco è uscita in parte già un anno fa sul Fatto Quotidiano prima che Travaglio si appiattisse a sogliola su Conte e i grillini. Ma si parlava solo di qualche consulenza mensile da 50mila euro. Ora invece si scopre che questi versamenti proseguono da due anni, fino a raggiungere la cifra – enorme per una piccola società come la Casaleggio – di 2,3 milioni.

E sulla fonte?

Sulla fonte non so nulla. Potrebbe essere una talpa grillina, della corrente governista di Di Maio ormai in rotta con i movimentisti del rampollo Casaleggio e di Di Battista.

In un modo o nell’altro, l’onestà era già perduta. Restano gli oscuri legami esteri, prima con il Venezuela, poi con una multinazionale Usa. Cosa dobbiamo pensare?

Diceva Montanelli: “Ho incontrato tanti mascalzoni che non sono moralisti, ma nessun moralista che non sia anche un mascalzone”. I grillini fanno la morale a tutti gli altri partiti da ben 13 anni, il primo Vaffa-day è del 2007. Ma ci hanno messo poco ad adeguarsi agli “incassi” dei politici.

A chi pensi?

L’eurodeputato 5 Stelle Giarrusso, ex Iena tv, è stato beccato a incassare dalla stessa Philip Morris 14mila euro per le sue spese elettorali. Fino a poco tempo fa un grillino che avesse osato farsi propaganda personale sarebbe stato espulso sui due piedi. Ricordo che l’ex eurodeputato Tamburrano e la Taverna declinarono mie offerte di intervista perché, dicevano, “poi i nostri colleghi ci massacrano accusandoci di esibizionismo”.

Forse i soldi a Giarrusso e a Casaleggio fanno parte di un unico “pacchetto” della lobby del tabacco.

Può darsi. Ottimo investimento, peraltro: il governo grillino ha abbassato le tasse alla Philip Morris per decine di milioni. Povero Di Battista, che per anni ha tuonato contro lobbies e multinazionali del tabacco. Da notare che la Casaleggio prende soldi anche da Lottomatica, in barba alle crociate grilline contro i giochi d’azzardo e la ludopatia, e da un oligopolista come Onorato, che controlla sia Moby che Tirrenia. Avete provato a prendere un traghetto per la Sardegna in agosto? Prezzi modici?

Il Sussidiario ha dedicato diversi articoli alla crisi della sanità in Calabria, una casamatta dei 5 Stelle. È un fronte pericoloso solo per M5s o anche per Conte e il governo?

Il Sud è stato il granaio dei grillini, e sarà la loro tomba. Alle regionali due mesi fa in Campania e Puglia sono crollati dal 40 al 12 per cento. Ma già alle precedenti elezioni in Calabria, vinte dalla povera Jole Santelli insultata dal ras grillino calabro Morra, il M5s si era liquefatto. Il governo Conte si regge su 300 parlamentari grillini che perderebbero quasi tutti il seggio, se si votasse. 

Forse per questo Conte sta tessendo la trama di un suo partito, di cui si parla da tempo. Ha un futuro?

Certo. Il partito neodemocristiano di Conte è accreditato del 10% dai sondaggi. Il commissario Arcuri, attraverso la sua Invitalia, sta innaffiando con 280 milioni di finanziamenti pubblici il collegio elettorale pugliese del premier. E non è un caso che un ministro grillino come Spadafora sia un ex Udeur. Non per nulla l’insulto più sanguinoso rivolto da Di Battista ai governisti è: “State diventando come l’Udeur”.

Confermi quello che ci avevi detto, pronosticando l’avvicinamento a Conte dei parlamentari grillini più capaci?

Sì. Anche Crimi, che da dieci anni era il proconsole della Casaleggio in Lombardia, l’ha mollata per mettersi con Di Maio. E pensare che Casaleggio padre lo aveva salvato, nonostante fosse stato trombato alle regionali del 2010.

Il partito contiano sarebbe un contenitore centrista. Ha o avrebbe ancora, come si diceva qualche tempo fa, il placet di Oltretevere?

Certamente. Non dobbiamo mai dimenticare che Conte è uno dei prodotti meglio riusciti del convitto romano Villa Nazareth del potentissimo cardinale di sinistra Silvestrini, guidato dall’attuale segretario di Stato vaticano Parolin.

Il Corriere scrive che a qualcuno nel Pd non dispiacerebbe votare a maggio. Lo credi possibile?

Finché il Pd nei sondaggi resta inchiodato al 20% e Renzi al 3%, difficile che lo auspichino.

L’altra ipotesi sarebbe l’agognato rimpasto di governo. È uno scenario più realistico? Attenzione però: in un rimpasto si sa come si entra, ma non come si esce.

Infatti. In teoria, se si cambiasse solo qualche ministro, Conte verrebbe rafforzato: inutile far cadere un governo appena rinnovato. Ma ormai molti nel Pd dicono “rimpasto” per dire “via Conte”, considerato troppo logoro e anche invadente: pare faccia di tutto per accumulare potere nei gangli del sottopotere e parastato, piazzando fedelissimi e avocando competenze alla presidenza del Consiglio.

Federico Ferraù

Wednesday, December 10, 2014

Vergogne di stampa

Segreti dell'informazione: in un libro 200 anni di rapporti con i politici

CHE SVIOLINATE A TUTTI I POTENTI!
Foscolo e gli austriaci. Longanesi che schiaffeggia Toscanini. Montanelli sull'attenti dal duce. Comunisti nelle riviste fasciste. E anche oggi, troppe riverenze

di Mauro Suttora

Oggi, 3 dicembre 2014

Marzo 1815. Napoleone scappa dall’isola d’Elba e punta su Parigi. Titoli di prima pagina sul giornale Moniteur: «Il mostro è fuggito dall’esilio» (9 marzo); «Il tiranno è a Lione (13 marzo); «L’usurpatore è a 60 ore di marcia dalla capitale» (18 marzo); «Bonaparte avanza a tappe forzate» (19 marzo); «Napoleone arriverà domani» (20 marzo); «L’Imperatore è a Fontainebleau» (21 marzo); «Sua maestà l’Imperatore è arrivato alle Tuileries. Niente può superare la gioia universale» (22 marzo).
E niente può superare la vergogna di certi giornali che voltano gabbana e si offrono al potente di turno. Pier Luigi Vercesi li castiga nel libro Ne ammazza più la penna (Sellerio), tracciando una storia dei giornalisti che hanno fatto la storia d’Italia negli ultimi due secoli.

Con qualche sorpresa: per esempio Ugo Foscolo che, spinto dal bisogno, aveva accettato l’offerta di dirigere un giornale filoaustriaco. Fortunatamente il conte Federico Confalonieri lo dissuase. Oppure Leo Longanesi, brillante giornalista ma anche fascista al punto di schiaffeggiare Arturo Toscanini perché non eseguì Giovinezza, inno del regime.

Quanto al principe dei giornalisti italiani, Indro Montanelli, pure lui con qualche peccatuccio di gioventù. Per esempio, quando si mise sull’attenti davanti al Duce a palazzo Venezia con i colleghi di un nuovo giornale. Per non parlare dei tanti comunisti (Alicata, Pintor, Guttuso, Trombadori) che scrissero sul giornale razzista Primato.  

E oggi, Vercesi?
«Il rapporto tra giornalismo e potere è cambiato. Le direzioni dei giornali non sono più un trampolino per la politica.  Berlusconi, Renzi e Grillo arrivano direttamente al pubblico più sprovveduto con tv e Rete. Ma Grillo è già in declino». 

Sicuro?
«Mi ricorda il senatore McCarthy nell’America degli Anni 50, quello della caccia alle streghe. Aveva trovato il modo di “manipolare” l’informazione, ma non durò. I giornalisti lo seppellirono».
Meglio i giornali di tv e Rete?
«Se si pensa di essere informati perché si seguono i social network si commette una terribile ingenuità. La Rete, da apparente luogo democratico per eccellenza, si sta trasformando in uno  strumento pubblicitario e di marketing, anche politico, che, attraverso la semplificazione e gli slogan, può anche far credere che gli asini volano. Così l’Italia rischia di trasformarsi in un immenso bar sport. Con conseguenze che non sappiamo. Ma che possiamo immaginare».
Mauro Suttora


Wednesday, August 24, 2011

Zucchero sequestrato

La rockstar e la compagna nei guai per abusi edilizi: hanno costruito troppo in una delle spiagge più belle d’Italia. Che però resta un paradiso (costoso)

di Mauro Suttora

Oggi, 11 agosto 2011

Povero Zucchero. Appena tornato dalla massacrante tournée europea di tre mesi (ultima tappa il 7 agosto a Kaliningrad, Russia), il Corpo forestale ha messo sotto sequestro alcune suites e il nuovo tetto del ristorante all’Eco del Mare, il famoso beach-club della sua compagna Francesca Mozer fra Lerici e Fiascherino (La Spezia).

Un contrattempo che non ci voleva in piena stagione turistica, e che si aggiunge alle non poche disavventure che hanno colpito recentemente lo stabilimento dei vip (Indro Montanelli, Giorgio Bocca, Roberto Baggio): un primo sequestro per abusi edilizi nel 2008, quando sopra le cabine sono state ricavate sei stanze extralusso, e l’enorme frana dello scorso Natale che ha interrotto la strada proprio sopra l’Eco del Mare.

I lavori sono ancora in corso e la circolazione è a senso unico. Ma i costosi ombrelloni rimangono aperti nell’incantevole baia. I tavoli del ristorante sono stati spostati all’ombra di una grotta, e Zucchero e la Mozer sperano che il gip sospenda il sequestro prima della grande festa del 2 settembre. Che eguaglierà quella dell’anno scorso, quando all’Eco arrivarono Pino Daniele, Ivano Fossati, Panariello e altri amici del re del rock italiano (senza offesa per i suscettibili Vasco Rossi e Ligabue...)

Wednesday, October 13, 2010

Angelo Rizzoli

Nel 1970 moriva Angelo Rizzoli, il nostro fondatore. Noi lo ricordiamo così

Orfano di un ciabattino analfabeta, lui stesso poco colto, creò un impero editoriale e cinematografico. Ecco come lo descrivono i suoi giornalisti, dalla Fallaci a Montanelli, da Enzo Biagi a Occhipinti

di Mauro Suttora

Oggi, 4 ottobre 2010

«Non gli ho mai sentito dire una parolaccia, mai visto fare un verso sconcio, e anche quando dava un ordine era delicato: “Abbia l’amabilità di farmi questa cosa”, “Lei dovrebbe essere così gentile da farmi questo”».
Con queste parole, quarant’anni fa, Oriana Fallaci ricordava sull’Europeo il suo editore Angelo Rizzoli appena scomparso a 81 anni.

Così la scrittrice proseguiva la descrizione del fondatore della casa editrice omonima che pubblica anche Oggi e che ora, inglobato il Corriere della Sera, si chiama Rcs: «Quando gli piaceva una donna, le lodava gli occhi. Non diceva “belle gambe” o “bel corpo”, diceva “begli occhi”. Quando si dedicava a lei, la trattava col rispetto e la cautela che si deve a un fiore».

«Nell’atrio del suo moderno stabilimento di via Civitavecchia [oggi via Rizzoli, ndr] viene ancora ostentata come cimelio e blasone la sua prima linotype [del 1909], comprata coi risparmi del salario d’operaio tipografo, mestiere che gli avevano insegnato all’orfanatrofio».

Altri ricordi sono contenuti nel libro celebrativo Angelo Rizzoli 1889-1970: «Raccontava quasi con civetteria della povertà che aveva sofferto da piccolo», ricorda Paolo Occhipinti, direttore storico di Oggi, assunto da Rizzoli nel ’58, e tuttora direttore editoriale del nostro giornale.

«Diceva: “Vivevamo in miseria in una zona molto ricca di Milano. È la cosa peggiore che ci sia, quella di essere poveri in mezzo ai ricchi. A scuola mi trovavo sempre da solo, isolato all’ultimo banco, perché nessuno voleva stare accanto a me. Il giorno più bello della mia vita di bambino fu il 10 febbraio 1895, quando entrai nell’orfanatrofio. Lì finalmente fui felice, perché ero un povero fra i poveri, uguale a tutti gli altri”». «La mamma gli tagliava i capelli e la maestra, supponendo che in quella chioma buffa potessero alloggiare anche animaletti fastidiosi, lo isolava nell’ultimo banco», rivelò poi Enzo Biagi.

Film di Manfredi e Fellini

Rizzoli, figlio di un ciabattino analfabeta morto prima che lui nascesse, non leggeva i libri che pubblicava. «Però aveva per i loro autori un rispetto reverenziale», precisò Montanelli. «L’ultima volta che l’ho visto, a Lacco Ameno d’Ischia, era contento del film che aveva messo in lavorazione con Nino Manfredi regista e interprete [Per grazia ricevuta, del 1971, ndr] e cercò di raccontarmi la trama. La parola non era mai stata il suo forte. Fece un tale garbuglio che alla fine se ne accorse anche lui, e in tono mortificato interpolò: “Scusami sai, io ho fatto la quinta elementare alle serali”. Molti si domandano come abbia fatto quest’uomo incolto a diventare uno dei più grandi impresari di cultura. Della prosa che mandava sotto i torchi non sapeva nulla. Ma sugli uomini che venivano a offrirgliela non prendeva abbagli».

Conferma Occhipinti: «La sua grande qualità era saper scegliere gli uomini. Per intuito aveva detto sì a quel matto di Fellini che gli proponeva La dolce vita, a Edilio Rusconi che gli suggeriva di fare uscire Oggi, settimanale per la famiglia, e agli inventori della Bur, la Biblioteca universale Rizzoli».

«Dicono che prima della Seconda guerra mondiale possedesse già un miliardo di lire», ha scritto Biagi, «e che alla sua morte nel 1970 gli eredi ne hanno trovato in cassa cento. Ma diceva che i quattrini bisogna farseli perdonare. Non fu entusiasta quando il figlio Andrea decise di comperare un aereo: gli pareva troppo. Quando entrava nei casinò, perché gli piaceva giocare, aveva di solito dietro un codazzo. Regalava alla compagnia fiches di centomila lire; i più furbi le infilavano in tasca. Se gli andava male si vergognava: “Ho perso quello che la mia segretaria guadagna in cinque anni”».

«Nel 1954 incontrai Rizzoli a San Felice Circeo», ricorda Giulio Andreotti, «e lui si lamentava della poca comprensibilità del linguaggio politico. Mi offrì la direzione di un giornale divulgativo: nacque così il quindicinale Concretezza, che pubblicò per 22 anni. La sua amicizia con Nenni [capo del Psi,ndr] era nota, ma aveva apprezzato anche me».

Mauro Suttora

Saturday, February 23, 1985

Indovina chi serve a cena















BON TON/ LA TROVATA DI UNA SIGNORA MILANESE

Indovina chi serve a cena

di Mauro Suttora

Europeo, 23 febbraio 1985

Nome: Lalla Jucker. Classe: buona borghesia lombarda. Hobby: cucinare per conto terzi. È già una cosa strana. Ma la vera sorpresa è sotto lo smoking impeccabile dei suoi giovani camerieri