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Saturday, September 03, 2022

Pochette rossa la trionferà. La quarta formidabile trasformazione di Conte Zelig

Presi dall'ascesa della Meloni, c'eravamo dimenticati del populismo di sinistra. Poi arriva il leader M5s nell'ultima indimenticabile interpretazione: il Masaniello pacifista

di Mauro Suttora

HuffPost.it, 3 settembre 2022    

Si chiamerà Coltano il luogo della riscossa grillina? Il 14 settembre in questo paesino vicino a Pisa si terrà una manifestazione nazionale contro la costruzione di un centro addestramento dei carabinieri. Il mondo pacifista si è mobilitato contro il progetto, finanziato a marzo dal Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) e previsto inizialmente dentro il parco di San Rossore. Ma neanche ora che è stato spostato e riqualificherà stalle abbandonate ridotte a ruderi, senza consumo di suolo, gli antimilitaristi lo accettano. In prima fila a protestare ci saranno Giuseppe Conte e tutto lo stato maggiore del Movimento 5 stelle, che ha riscoperto il fascino del populismo. 

Pochi giorni fa Paolo Mieli sul Corsera si stupiva di come nessun partito sembri più innalzare le bandiere del no alla guerra in Ucraina, che solo cinque mesi fa infiammò il nostro dibattito pubblico. Detto fatto: ecco Conte riempire il vuoto, e proporsi come il Melenchon italiano. Perché mentre tutto il mondo osserva stupito l'affermarsi in Italia del populismo di destra, lanciato verso il governo, c'eravamo quasi dimenticati che il populismo può stare anche a sinistra. E che non rimarrà confinato ai verdi estremisti di Fratoianni e Bonelli, al comunista Rizzo o a Italexit di Paragone.

Chi meglio di Conte per interpretare questo nuovo ruolo? La parte che si accinge a recitare è infatti la quarta in quattro anni. Tutte diverse, ma coperte con efficace versatilità dal facondo politico pugliese. Prima l'alleanza gialloverde di destra con la Lega; poi il suo opposto, a sinistra col Pd; quindi la fase moderata della 'responsabilità' sotto Draghi; infine l'agitazione contro le spese militari e la difesa del reddito di cittadinanza. L'ennesima svolta sembra pagare, nei sondaggi. Non più sotto il 10%, i grillini si sono issati a tallonare il 13% leghista. E a chi lo accusa di trasformismo l'Avvocato del popolo (il popolo, appunto) replica soave: "Siamo coerenti con il nostro no all'aumento del bilancio bellico chiesto dalla Nato". 

Già in primavera questa mossa solitaria del M5s gli permise di ammiccare alla maggioranza assoluta degli italiani, contrari all'aumento. Ma allora eravamo nel pieno dell'aggressione di Putin all'Ucraina, e di fronte alle fosse comuni di Bucha la necessità dell'aiuto militare a Kiev s'imponeva. Ora invece, con lo stallo dopo mezzo anno di guerra e soprattutto col terrore per il gas e l'inflazione, è facile fare demagogia: ma come, volete spendere per la guerra invece di aiutare i cittadini? Volete aprire una nuova base militare a Coltano, proprio di fronte a quella Usa di Camp Darby?

Come tutti i populisti, Conte non entra nel merito: ai carabinieri servono veramente 70 ettari per addestrare i propri reparti speciali e cinofili? Può darsi di sì, oppure che bastino meno ettari. Bisogna intaccare la pineta di San Rossore? Certo che no, e infatti il progetto è stato sposato. Non si possono utilizzare le tante caserme vuote? Certo che sì. Ma il 14 settembre lo slogan dei pacifisti sarà: "Nessuna nuova base in nessun posto". 

Così ha insegnato Peron: slogan semplici e chiari. Egualmente per il reddito di cittadinanza: non ha "abolito la povertà", non fa funzionare meglio i Centri lavoro, premia i pigri. Ma come manna dal cielo funziona egregiamente. E la carità statale al popolo non costa niente ai politici. Anzi, Evita è diventata un'eroina del popolo. Di destra, di sinistra? Che importa. L'Argentina, fino ad allora uno dei Paesi più ricchi del mondo, dopo il peronismo ebbe il bilancio sfasciato per sempre. Perché quando i populisti sventolano il motto "nessuno deve rimanere indietro", troppo spesso è capitato che tutti lo siano rimasti. O quasi tutti: certo non quelli ai quali è  bastato cambiare immatricolazione al proprio jet privato, per continuare a volare felici.

Saturday, July 16, 2022

CAOS M5S/ “Grillini divisi tra appoggio a Draghi e governo Casellati o Franco”

intervista a Mauro Suttora

www.ilsussidiario.net, 16 luglio 2022 

“La crisi di governo? Gli M5s sono capaci di tutto, anche di una inversione a U. E Conte ha dimostrato di saper tenere testa a Draghi” 

La crisi di governo si complica e il comunicato congiunto di FI e Lega che chiudono ad una continuazione dell’esperienza di governo con M5s, accusato di irresponsabilità, rende obiettivamente più difficile una soluzione. “Draghi non è disponibile a formare un nuovo governo ed è determinato a dimettersi” ha riferito in esclusiva Bloomberg nella notte.

I Cinquestelle, che hanno rinviato a oggi il loro consiglio nazionale, sono nel frattempo alle prese con il dilemma se ritirare la delegazione al governo o rimanere nell’esecutivo. Due opzioni che dividono intransigenti e governativi.

“Conte vuole solo mostrare ai suoi elettori che non piega la testa di fronte a Draghi”, spiega Mauro Suttora, giornalista e scrittore, opinionista sull’HuffPost. “In questo senso ha già ottenuto il suo scopo, ha drammatizzato al massimo”. Proprio per questo la crisi potrebbe ancora risolversi con la permanenza di Draghi al governo, secondo Suttora, “magari con un’ulteriore fuoriuscita di loro parlamentari verso Di Maio, o verso il gruppo misto su posizioni estremiste dibattistiane”. 

Questa crisi rientra o no?

Nessuno può saperlo. Secondo me non lo sanno neanche i tre protagonisti principali: Draghi, Mattarella, Conte.

Da che cosa dipende di più la possibilità che un Draghi bis si realizzi?

Prima del bis, perché escludere che Draghi vada avanti con questo governo? I grillini ci hanno abituato a tante inversioni a U. Una più, una meno. Magari con un’ulteriore fuoriuscita di loro parlamentari verso Di Maio, o verso il gruppo misto su posizioni estremiste dibattistiane.

Ma qual era il piano di Conte? Non certo quello di andare al voto; piuttosto una scommessa sulla prosecuzione del governo senza M5s, in modo da affiancarsi alla Meloni e risalire nei sondaggi stando all’opposizione? 

Conte vuole solo mostrare ai suoi elettori che non piega la testa di fronte a Draghi. In questo senso ha già ottenuto il suo scopo, ha drammatizzato al massimo. Ora potrebbe anche smettere di fare ammuina, e chetarsi per “spirito di responsabilità”.

Adesso c’è il dilemma dei ministri. Che cosa faranno Patuanelli, d’Incà e Dadone?

Ci sono anche i sottosegretari e i presidenti di commissione. Nessuno vuole rinunciare alla poltrona. Per questo qualsiasi grillino ricopra una qualsiasi carica è governista, e vuole continuare col governo Draghi.

Si parla di un voto online, di far decidere agli iscritti se votare la fiducia a Draghi oppure no. È la strada giusta? Non mi pare ci sia il tempo, prima di mercoledì mattina. I Casaleggio lo avrebbero già fatto.

Attualmente chi è per la linea dura?

La vicepresidente del Senato Paola Taverna è scatenata, anche perché non le costa nulla: la sua è una carica istituzionale, non la perderebbe. Come Fico. Anche Toninelli vuole lasciare il governo Draghi, dopo aver perso la poltrona di ministro. E Virginia Raggi, che però non conta nulla.

Se M5s ritira i ministri, la porta per un Draghi bis sarà praticamente chiusa. A quel punto?

Un governo istituzionale guidato dalla presidente del Senato Casellati o di emergenza tecnica con premier Daniele Franco, ministro dell’Economia. Ma si dovrebbe votare a ottobre. E Mattarella invece la vuole tirare per le lunghe. 

M5s ha difeso alcuni suoi provvedimenti. La loro scelta non è anche una risposta all’offensiva e al logoramento governativo, vedi partito di Di Maio?

Certo. Se sono contro i termovalorizzatori e le armi all’Ucraina, e invece difendono le truffe del superbonus e del reddito di cittadinanza, sono coerenti e fanno bene a rompere.

Prevedi altre uscite in direzione centro?

È uscito un sondaggio con il M5s di Conte al 12% e Di Maio al 2%. Per questo i grillini si sono ringalluzziti: extra ecclesia nulla salus. Chi lascia il Movimento è morto, com’è già capitato a Pizzarotti, Paragone e a tutti gli espulsi.

Federico Ferraù

Wednesday, October 13, 2021

“M5s tra Pd e caos, ne farà le spese il Quirinale”

intervista a Mauro Suttora

www.ilsussidiario.net, 13 ottobre 2021

Grillo e Conte sono per l’alleanza con il Pd, la Raggi non avrà spazio. A meno di sorprese nei ballottaggi di Roma e Torino. Ma la bicicletta di M5s ha smesso di pedalare

Ha un bel dire Raggi che non voterà Gualtieri: la strada dei 5 Stelle appare segnata, anche se questo li condanna ad essere un piccolo partito al traino del Pd, dice al Sussidiario Mauro Suttora, giornalista e scrittore, blogger sull’Huffpost, già all’Europeo, Oggi, Newsweek e New York Observer. 

“Se il Pd vincerà i ballottaggi di Roma e Torino, l’alleanza con il M5s andrà avanti. Altrimenti si creerà spazio per gli orfani dell’alleanza con la Lega: la Raggi, Di Battista e Di Maio”.

In ogni caso la bicicletta del Movimento ha messo di pedalare, e per questo è destinata a cadere. E nel febbraio prossimo, quando si tratterà di eleggere il nuovo Capo dello Stato, i pentastellati arriveranno all’appuntamento in ordine sparso, alimentando il caos.

Non si può negare: è Virginia Raggi (con il suo 19%) l’ammiraglia di M5s nelle urne.

"Sì, la sua a Roma è stata la percentuale più alta d’Italia, rispetto ai disastrosi 3% di Milano, Bologna, Trieste e agli ugualmente deprimenti 9% di Torino e Napoli. Quest’ultima, in particolare, crolla dall’incredibile 52% di appena tre anni fa alle politiche". 

Eppure Conte e Di Maio sono corsi a festeggiare proprio a Napoli. 

"Non si sa perché. A Napoli e Bologna i grillini, che non hanno proposto candidati sindaci limitandosi a presentare liste in appoggio a quelli Pd, sono risultati irrilevanti: i nuovi sindaci Pd sarebbero stati eletti al primo turno con la maggioranza assoluta anche senza i loro voti. Quindi se i grillini insisteranno nell’alleanza coi democratici, come vorrebbe Conte, diventeranno un piccolo partito al traino del Pd".

Si dice che l’ex sindaca di Roma pensi alla leadership di M5s.

"Mi sembra un’ipotesi fantascientifica. L’incantevole Virginia ha avuto la sua occasione di governare e l’ha fallita. È crollata anche lei dal 35% del primo turno a Roma cinque anni fa all’attuale 19%. Quarta e ultima, superata perfino da Calenda. Fra gli iscritti grillini tanti sono più popolari di lei. Anche nel suo Lazio, due donne la superano: Roberta Lombardi, assessore in Regione, e Paola Taverna, vicepresidente del Senato".

Quindi Lombardi-Taverna vs. Raggi. Chi ha più spazio, più futuro?

Troppe primedonne per un solo pollaio, quello grillino di Roma. Non c’è posto per tutte e tre. Alle ultime primarie Taverna prese più voti di Di Maio, era la più popolare d’Italia, superata solo da Di Battista. Ora pensa di essere Nilde Jotti, è buffo vederla trasformata da pasionaria in personaggio istituzionale. 

E Lombardi?

Non so quanto Lombardi sia amata fuori dal suo Lazio. Mentre per la Raggi, rimasta legata alla destra dello studio Previti in cui lavorava, vedo un futuro in quell’area. Magari con l’ex leghista ed ex grillino Paragone, che a Milano è stato trombato, ma ha raccolto un non disprezzabile 2,9%.

Raggi a Roma vedrebbe volentieri perdere Gualtieri. Non sappiamo come andrà, ma è comunque una spina nel fianco per Conte, che voterà Pd. Sono due progetti politici alternativi. Quale dei due ha più chances?

Dipende da Grillo. E lui da due anni benedice l’alleanza col Pd. Se fra una settimana i ballottaggi a Roma e Torino saranno vinti dal Pd, l’alleanza con il M5s andrà avanti. Altrimenti si creerà spazio per gli orfani dell’alleanza con la Lega: la Raggi, ma anche Di Battista e Di Maio. I quali però non confesseranno mai la loro predilezione per la destra: si limiteranno a dire di essere contro il bipolarismo, come ha fatto Di Battista due sere fa su Rete4: “Non siamo né di destra, né di sinistra”.

Il Pd ha bisogno di M5s, ma di un M5s forte, vincente. Letta, per il suo “campo largo”, guarderà verso Conte o verso Renzi-Calenda?

Letta guarderà i sondaggi. E secondo l’ultimo disponibile, quello dell’altra sera su La7, i grillini sono sempre sul 16-17%. Cioè il triplo di Renzi più Calenda. Il Pd dovrà imbarcare tutti, impresa difficile. Ma non impossibile, perché senza un’alleanza i grillini, ma anche Calenda e Renzi, saranno ridotti ai minimi termini.

Qual è la tua lettura dell’astensione, in generale e riguardo a M5s?

Fenomeno gravissimo e sottovalutato. Letta a Siena è stato votato dal 60% del 37% che è andato alle urne. Quindi dal 22%. In altri termini, quasi otto elettori su dieci non lo hanno votato. Perciò anche lui, come Conte, ha poco di cui rallegrarsi. I grillini sono i principali colpevoli dell’astensionismo. 

Perché?

Erano l’ultima spiaggia per molti disillusi dalla politica. Ma hanno deluso anche loro, e quindi il disgusto verso i politici è aumentato.

A Roma chi vince?

Se fossi costretto a scommettere, punterei su Michetti del centrodestra. Il Pd ha passato cinque anni a insultare la Raggi, come può sperare adesso nel voto ex grillino?

Quindi cosa faranno gli elettori di Raggi? L’ex sindaca ha detto che non darà indicazioni.

Vediamo se Grillo si esprimerà nei prossimi sei giorni. Una cosa giusta Raggi l’ha detta: “I nostri elettori non sono pacchi che spostiamo di qua o di là”. Quindi non ascolteranno né lei, né Conte.

Qualcuno ha scritto che l’Elevato ha gli occhi su Raggi e la preferirebbe a Conte. Possibile?

Non lo so, ma non lo sa nessun grillino. Grillo è imprevedibile e inaffidabile. Ha insultato a sangue Conte, poi gli ha stretto la mano. Solo Conte lo supera quanto a trasformismo: è passato da premier di destra a premier di sinistra in pochi giorni. Record mondiale.

A proposito di Grillo, come giudichi la sua proposta di “pacificazione” sul green pass? Se chiedi tamponi gratis, sei con Salvini e Meloni.

Giusto. Ma alla fine uno si domanda: a che titolo parla Grillo? Ha fondato e guidato un movimento che però da tre anni e mezzo è fisso al governo. Senza scomodare la teoria dello stato nascente di Alberoni, lo dice la parola stessa: i movimenti per sopravvivere devono muoversi. Se stanno fermi muoiono, come la bici che cade se non è in moto. Il M5s è bloccato, e neanche Grillo riuscirà a scuoterlo.

Torino era un caposaldo. Dal 30% del primo turno di Appendino 2016 al 9% di Sganga 2021. Cosa non ha funzionato?

Tutto. E Appendino, che è intelligente e ben consigliata, non si è neanche ripresentata. La sua condanna per i tre morti di piazza San Carlo mi sembra ingiusta, non ha colpe. Ma Torino è una città moderna e concreta, e Appendino ha pagato per l’incompetenza generale dei grillini. Il reddito di cittadinanza, monumento al parassitismo, li ha fatti precipitare al 3% in tutto il Nord. A Torino è andata perfino bene rispetto a Milano, Bologna e Trieste.

Torniamo a Conte. I suoi guai si chiamano Di Donna. Una tua previsione?

Brutta storia. I 400mila euro incassati dall’Acqua Marcia di Caltagirone possono essere accettati in un altro partito, ma non in quello degli “onesti”. 

Conte non è indagato.

Non ha commesso reati, e infatti non è indagato, ma fa parte di un sottobosco romano parastatale di grosse consulenze per grossi avvocati d’affari. Ed è un mondo agli antipodi di quello grillino. Se n’è accorto anche Grillo, che ha usato la parola “antipodi” contro Conte prima di fare marcia indietro. In Austria il cancelliere Kurz si è dimesso per un nonnulla. I grillini volevano introdurre anche in Italia uno standard di moralità simile. Ma hanno fallito. 

Siamo al de profundis?

I grillini sono morti che camminano. Degli oltre 300 eletti nel 2018 ne sono rimasti 200, e tanto basta per essere ancora il primo partito. Ma rappresentano un moncherino, perché tutti i sondaggi da due anni li danno dimezzati dal 32 al 16%. E i loro riscontri elettorali sono anche peggio.

Quindi?

Il Parlamento non è più rappresentativo, ci vorrebbe un voto anticipato. Però i parlamentari ne usciranno decimati, quindi resisteranno il più possibile. Intanto, lunedì sono uscite le motivazioni della sentenza di Palermo con cui l’avvocato Borrè ha fatto annullare l’espulsione dell’ex capogruppo grillino Riccardo Nuti.

Cosa cambia?

Forse non dovrebbe essere l’unico. Tutte le epurazioni dal 2015 al 2018 dovrebbero essere annullate perché invalide. E pensare che il M5s diceva di voler ripristinare la legalità nelle istituzioni.

Il caso Di Donna sta anche aumentando lo scontento per Conte nelle file degli eletti. Difficile che sia l’ex premier a controllare i voti M5s durante la prossima elezione del capo dello Stato. Chi ha le carte per farlo?

Nessuno. Sarà un caos totale. Anche nel Pd peraltro, i cui parlamentari sono ancora in buona parte di nomina renziana.

Come vedi Di Maio eletto presidente del comitato di garanzia?

Irrilevante. Il suo peso specifico si misura con la poltrona di ministro del Esteri, che è importante. Ma soprattutto con le poltrone che riesce a distribuire agli amici, salvandoli dalla disoccupazione. E lì ormai deve subire la concorrenza di Conte, perché ora è il segretario a nominare i grillini nei consigli d’amministrazione degli enti pubblici.

Federico Ferraù

Saturday, June 19, 2021

Caos M5s: Conte vuole una nuova Dc grillina, ma deve fare i conti con Grillo e Casaleggio

intervista a Mauro Suttora

www.ilsussidiario.net, 19 giugno 2021

Ecco l’obiettivo: fare il partito di Conte. Ci siamo?

Certo. Era ora, sono passati quasi cinque mesi dalle sue dimissioni da premier. Passati a litigare col figlio di Casaleggio, fino a estrometterlo dal partito fondato dal padre.

Grillo non vuol essere emarginato. Riuscirà a impedirlo, oppure Conte è ormai troppo forte?

Conte è forte perché i sondaggi gli danno ancora una popolarità del 50 per cento, secondo solo a Draghi. Per questo i grillini si sono affidati totalmente a lui. Contemporaneamente, Grillo si è suicidato politicamente con il video isterico sul figlio accusato di stupro e con la sue 'cineserie'.

Ma il comico di Genova resta il padre-padrone dei grillini, impossibile emarginarlo. 

Gli iscritti hanno/avranno ancora voce o andiamo verso un partito come un altro?

In realtà gli iscritti 5 stelle non hanno mai avuto voce. Sfatiamo un mito. La tanto pubblicizzata democrazia diretta si risolveva in plebisciti con domande manipolate. 'Offerte che non si possono rifiutare', come diceva Marlon Brando nel Padrino. L'unico momento in cui gli iscritti contavano erano le primarie online per scegliere i candidati alle elezioni. Ma nel 2018 molti di loro, nei collegi uninominali, e tutti i ministri esterni furono scelti direttamente da Di Maio. Fra questi c'era proprio Conte, che quindi deve eterna gratitudine a Gigi. Da anni il Movimento 5 stelle è diventato un partito uguale agli altri.


Conte che partito vuole? Facci l’identikit politico.

Conte vuole una nuova Democrazia cristiana, perché è consustanzialmente un dc. Nei modi flautati, nel trasformismo, in tutto. Vuole essere la gamba di centro del centrosinistra.

Conte riuscirà a sostituire Grillo con Travaglio?

Né Grillo né Travaglio, con i loro estremismi, possono avere spazio nel nuovo partito moderato di Conte. 

Che ruolo ha Di Maio in questa partita?

Il ruolo del pesce in barile. Deve tenersi buoni sia Conte che Grillo, per non perdere i voti moderati del primo e quelli esagitati del secondo.

Prevedi malumori nella parte che dovrebbe seguire Conte, cioè l'attuale M5s al netto di chi seguirà o ha seguito Casaleggio? Fino a.... un'altra spaccatura?

Prima o poi la spaccatura è inevitabile. Probabilmente i movimentisti come Di Battista, Lezzi, Morra e i tanti rimasti ancora nel M5s finiranno in un nuovo partito, magari usufruendo dei servizi di Casaleggio, che medita vendetta.

In che modo Conte pensa di destabilizzare o indebolire Draghi e il governo? Che partita politica intende giocare?

Conte non vuole destabilizzare il governo Draghi. Anzi, spera che duri il più possibile, perché le prossime elezioni falcidieranno i grillini, riducendoli del 60-70 per cento. Però alzerà la voce, come Salvini, per accontentare gli estremisti come Di Battista e non perdere quel tipo di elettori.

M5S è il partito italiano più filo-cinese, come può far parte di un governo ultra-atlantista? Questa contraddizione rischia prima o poi di esplodere come problema politico?

Non penso, in Italia la politica estera interessa a pochi e non sposta voti.

Dopo la fine dei rapporti con Casaleggio, come verrà risolta la spinosa questione dei debiti nei confronti dell’Associazione Rousseau?

Se i grillini daranno al figlio di Casaleggio i 250mila euro pattuiti, non ci saranno problemi. Ma spero per loro che nell'accordo rientri anche una clausola, magari segreta, di 'non concorrenzialità' alle prossime elezioni politiche. Un partitino Casaleggio-Di Battista-Paragone potrebbe rosicchiare un 5-10 per cento ai grillini. 

Letta-Conte, da tempo si annusano, ma la fusione fredda non scatta. Cambierà qualcosa? E produrrà subito effetti in vista delle prossime amministrative?

Alle amministrative di autunno grillini e Pd saranno in concorrenza. Anche dove avranno un candidato unico, come a Napoli, le liste saranno separate. Né vedo possibilità di fusione in seguito. Al massimo di annessione da parte del Pd, se i grillini andranno sotto il 10 per cento.


Qual è il tuo pronostico su Roma?

Ballottaggio Pd-centrodestra. La Raggi non dovrebbe superare il 15 per cento.


Friday, August 14, 2020

Rousseau, Tridico, Raggi: la caduta delle stelle

IL VOTO-FARSA PER LA POLITICA A TEMPO PIENO, LA SCENEGGIATA INPS SUI BONUS, L'AUTOCANDIDATURA DELLA RAGGI

intervista a Mauro Suttora

ilsussidiario.net, 14 agosto 2020

Dopo l’annuncio lampo di ieri l’altro, da ieri alle 12 fino a mezzogiorno di oggi gli iscritti alla piattaforma Rousseau voteranno per decidere sulla deroga al limite dei due mandati. La deroga consiste nel non conteggiare più, nel conteggio dei mandati, che per gli iscritti al Movimento resteranno al massimo due, l’incarico di consigliere comunale. Questo permetterebbe a Virginia Raggi di ricandidarsi a sindaco, visto che la sindaca, prima dell’attuale mandato alla guida di Roma, è stata consigliere comunale di opposizione durante la giunta Marino. Inoltre, si voterà sul via libera ad accordi sulle elezioni amministrative con gli altri partiti.

Intanto nel Movimento si sta avvicinando una pericolosa resa dei conti, perché sull’altare della sopravvivenza del Governo si sacrificano le poche battaglie identitarie rimaste. Secondo Mauro Suttora, giornalista, esperto del fenomeno M5s, il voto su Rousseau è finta democrazia, e ormai i grillini sono assuefatti al palazzo: “Il risultato di oggi sarà, come sempre, la ratifica della decisione presa dai capi. E ormai la base dei meetup è composta da amici degli eletti e carrieristi della politica”.

Perché prima si ricandida la Raggi e poi si fa il referendum per la deroga di cui la sindaca aveva bisogno? Non si potevano invertire gli eventi?
Questo fatto dimostra una volta in più la finta democrazia interna del Movimento, che dal 2012 cambia linea a colpi di votazioni online che non hanno nulla di democratico: lo prova il fatto che dal voto non è mai uscito nulla di diverso rispetto a ciò che era stato deciso dai capi.

Sono semplici ratifiche di scelte prese dall’alto?
Sì, ed è successo anche stavolta, col “daje” di Grillo in sostegno alla Raggi. E poi queste votazioni prêt-à-porter, che si annunciano da un giorno all’altro in pieno agosto, non hanno nulla della democrazia, che ha regole ma anche tempi. La democrazia diretta potrebbe essere una cosa seria, ma deve dare a chi vota alternative credibili o almeno di pari dignità, oltre che il tempo necessario a farsi un’idea.

Solo Buffagni si è opposto al cambio delle regole, scrivendo che “ogni volta che deroghi a una regola praticamente la cancelli”, e poi ha chiesto di rinviare il tema agli Stati generali del 4 ottobre. Può avere il sostegno di qualcuno nella base, o di Casaleggio?
Seguendo i vari gruppi Facebook 5 Stelle dove c’è ancora un po’ di dibattito, molto ridotto rispetto a un tempo, vedo che la maggioranza di loro è contraria al cambio delle regole. Anche perché molti sono a favore del limite di due mandati solo perché stanno aspettando di prendere il posto di chi è in carica. Poi resta il problema di chi può votare su Rousseau. Per iscriversi basta una copia della carta d’identità, non costa niente. E quello che non costa niente non vale niente.

Lei parla di una base dei 5 Stelle in ripiegamento. Esistono ancora i meetup di un tempo?
No, oggi sono composti solo da amici e parenti degli eletti o da coloro che, semplicemente, vogliono fare carriera politica. È diventato un partito come tutti gli altri, come ha rinfacciato loro la Meloni.

Anche se, a differenza di tutti gli altri, ormai ha perso qualsiasi riferimento identitario.
Dopo aver mollato la Lega, per il Pd i 5 Stelle hanno fatto qualsiasi cosa.

Riguardo al bonus 600 euro preso dai politici, non sarebbe meglio fare dei distinguo?
Sì, il presidente dell’Inps Tridico ha detto che hanno un elenco di 2mila politici locali, ma tra questi ce ne saranno solo un centinaio a cui la politica dà uno stipendio per campare. Gli altri sono consiglieri comunali che devono continuare a lavorare, e se sono partita iva hanno diritto al bonus.

La fuga di notizie potrebbe essere stata decisa dallo stesso Tridico, che è un ex candidato dei 5 Stelle per il Governo. Si pone un problema di indipendenza dell’Inps?
Certo. Una volta che è filtrato che ci sono 3 o 5 parlamentari che hanno preso il bonus, e dei due leghisti sono già uscite le foto, è inutile continuare la commedia…

Se invece la commedia si allunga, non sarà per rinforzare il sentimento antipolitico in vista del referendum sul taglio dei parlamentari?
È uno scenario che vedono in molti, anche perché per i grillini il referendum è l’ultima chance di riprendersi. E magari fare qualche punto in più alle elezioni nelle sette Regioni dove si vota il 20 settembre.

Tridico rischia di doversi dimettere, cosa che chiede anche Renzi sulla fuga di notizie?
Sì, anche perché non esiste che un ente pubblico metta così alla berlina la classe politica. Un tempo l’Irpef pubblicava il reddito delle persone, ma era risaputo. Il garante della privacy ha ragione a dire che gli eletti non hanno diritto alla riservatezza sul sussidio, ma questo doveva essere chiaro prima, non si può decidere adesso.

Qualcuno ha detto che la ricandidatura della Raggi è stata fatta per contrastare Conte, accusato di flirtare troppo col Pd.
Questa uscita della Raggi è sicuramente un colpo al Pd e una strizzata d’occhio al centrodestra. Se Pd e 5 Stelle vanno separati al voto su Roma, a meno che il centrodestra non prenda subito il 51% al primo turno, i 5 Stelle avranno le mani libere su chi sostenere al ballottaggio. A cui sicuramente la Raggi non arriverà.

Ci sono opinioni contrastanti sul consenso alla Raggi, in assenza di sondaggi disponibili. Lei la vede messa così male?
Dovrebbero fare un sondaggio, ma, contrariamente ai grillini che addirittura votano, i sondaggisti sanno che ad agosto è impossibile. Dubito che la Raggi arrivi al secondo turno, non credo supererà il 10-12%. E al ballottaggio potrebbe sostenere la destra: ha fatto il praticantato nello studio di Previti, e Di Battista è vicino a Paragone e ad altri fuori dal Movimento con posizioni sovraniste, vicine alla destra.

Vede la possibilità di una scissione dentro il Movimento?
La scissione è sicura, bisogna vedere quando. Sicuramente il 21 settembre sarà un punto di svolta.

E dopo ci saranno gli Stati generali, il 4 ottobre.
Bisogna capire se Davide Casaleggio andrà apertamente allo scontro con Grillo oppure no. Casaleggio vorrebbe che si rispettasse il vincolo dei due mandati.

L’identità dei 5 Stelle è definitivamente persa?
Il Pd e i giornali di sistema li spingono all’omologazione, parlano di 5 Stelle che “diventano grandi”. Ma in realtà i 5 Stelle stanno perdendo il motivo per cui esistono. Possono solo puntare sull’effetto trascinamento del referendum, che sicuramente vinceranno.

Ne è sicuro?
Se diamo alle persone la possibilità di tagliare i costi della politica, 8 su 10 votano sì.

Il vento dell’antipolitica continua a soffiare forte?
Certo, come insegna La Casta, il libro di Stella e Rizzo uscito ben tredici anni fa. Un esempio: negli anni 80, Palazzo Chigi occupava 2-3 palazzi a Roma. Oggi ne ha 10. Va detto poi che tutti i grillini sono assuefatti alla politica, vanno in giro con la scorta e l’auto blu. E il sindaco 5 Stelle di Campobasso, con uno stipendio da 4mila euro, ha preso il bonus. Fico che da presidente della Camera viaggia in autobus è un lontano ricordo.

Ha vinto il palazzo?
Sono durati meno della Lega del 1992, quella che entrò in Parlamento al grido di Roma ladrona.
Lucio Valentini 

Sunday, April 07, 2013

Grillini complottisti

VITA ALL'INTERNO DEL MOVIMENTO 5 STELLE

di Mauro Suttora

Sette (Corriere della Sera), 5 aprile 2013

«Lo avevo individuato come un povero cretino. Invece è un miserabile stronzo». Non ho mai preso tanti insulti in vita mia come dopo l'articolo che ho scritto quattro mesi fa su Sette, raccontando la mia vita di attivista nel Movimento 5 stelle (M5S). Non ho subìto volantinaggi sotto la redazione, come fecero quelli del Poe (Partito operaio europeo) negli anni '80 dopo un mio articolo sull’Europeo. Ma online si è scatenato l'inferno.

Poco male. Un titolista mi aveva definito «infiltrato», e i grillini si eccitano davanti a questa parola. Vedono infatti complotti dappertutto. Beppe Grillo ora si sente addirittura assediato da «orde di troll»: quelli che lo criticano sul suo blog, e che lui accusa di essere pagati dagli avversari.

Pensavo che i troll fossero solo personaggi di Ibsen finché non sono stato definito così pure io. Pazienza. Ho continuato a frequentare il movimento e a partecipare ai dibattiti online sul Meetup lombardo, sul sito pbworks di Milano, sulle pagine Facebook. M5S infatti non ha sedi fisiche. E alla fine ho votato Grillo.

Si è verificato però un fenomeno curioso: quando si è diffusa la mia fama di «eretico» ho cominciato a ricevere mail private di attivisti che denunciano soprusi interni, manovre, scorrettezze. Ho chiesto a due dirigenti che farne. Quelli mi hanno risposto: «Pubblicale online. La Rete non perdona».

Così ho inguaiato un povero ex assessore Pdl di Como che si era candidato alle regionali: il riciclato, dopo lunga diatriba, non è stato eletto. Poi una mail anonima ha rivelato una «cordata» monzese alle primarie online, dov'era possibile dare tre preferenze. Controllo: in effetti il trio ha sbaragliato tutti i candidati della provincia di Milano, che pure ha il quadruplo degli abitanti. Nulla di strano, le cordate sono una vecchia usanza: per impedirle un referendum impose la preferenza unica nel 1991 (segnando l'inizio della fine per Bettino Craxi, che invitò invano gli elettori ad «andare al mare»). Ironico che Grillo, antisocialista, subisca ora trucchi tipici del Psi.

Denuncio, e subisco di nuovo una marea di «vaffa». Perché i grillini saranno anche nuovi e simpatici, però nei dibattiti intestini sono abbastanza simili agli altri. E così ecco i pusillanimi che in privato ti danno ragione ma in pubblico non si esprimono, i carrieristi che vogliono mantenere buoni rapporti con tutti, i furbi che si arrampicano sui vetri, i fedeli alla linea…

Alla fine una dei tre, senatrice di Monza, si dimette alla prima seduta. Ma i dirigenti lombardi riescono comunque a non mandare a Roma la senatrice più votata alle primarie di Milano, Paola Bernetti, considerata «dissidente» e mobbizzata. Insomma, anche il M5S non è composto solo da verginelle.

Ma la mossa più buffa di Grillo e del guru Gianroberto Casaleggio è stata quella di nominare due blogger, Claudio Messora e Daniele Martinelli, «consulenti» per la comunicazione dei gruppi parlamentari. Badanti, commissari politici, addetti stampa? Dopo qualche giorno di gaffes, i malcapitati sono stati retrocessi al punto di partenza: consulenti. Di non si sa bene che. Quel che si sa, invece, è quel che contengono i loro blog. Messora ha raggiunto la notorietà con la bufala dei terremoti che si potrebbero prevedere. E in fatto di complottismo non lo batte nessuno. Tutta colpa dei massoni: la crisi dell’euro, il disastro Moby Prince, Ustica, i bimbi che scompaiono in Italia e nel mondo, il traffico di organi… È massoneria Emma Bonino, naturalmente (dal blog Byoblu, 15 marzo 2013).

Messora è spesso invitato a L’Ultima parola di Gianluigi Paragone su Rai2 (programma vietato a tutti gli altri grillini, in quanto talk show), dove abbondano pittoreschi blogger che diffondono teorie complottiste degne di Roberto Giacobbo nella parodia che ne fa Maurizio Crozza («Kazzenger»). Si azzuffa su Trattato di Lisbona, Mes o Fiscal Compact con un altro soggettone, l’economista «alternativo» Paolo Barnard, in un clima alla Funari.

Il secondo «consulente» degli eletti grillini, il bergamasco Martinelli, predilige invece il salotto di Barbara D’Urso su Canale 5. La sua nomina ha sollevato proteste dei suoi conterranei M5S di Bergamo: «Trombato con Idv alle regionali 2010, alle comunali di Milano 2011 e contemporaneamente a quelle di Treviglio. Ci ha provato anche con noi, alle primarie lo scorso dicembre. Ha preso pochissimi voti. Poi è sparito».

In compenso, Martinelli appena nominato ha messo subito le cose a posto con l‘Euro: «È un complotto massonico», ha sparato. Le bestie nere del paranoici antieuropeisti si chiamano Bilderberg e Trilateral. Chiunque abbia osato accettare un invito di questi club internazionali, così segreti che pubblicano gli elenchi dei partecipanti sui loro siti, è marchiato per sempre. Per spaventarsi basta qualsiasi nome inglese, quindi vanno bene anche Aspen o Goldman Sachs.

È un sottobosco contiguo ma in parte sovrapposto ai grillini, che non leggono i giornali (molti neanche i libri), si abbeverano solo su internet, e quindi sono facile preda dei cialtroni. Per esempio Gian Paolo Vanoli, che ha imperversato per mesi sul Meetup lombardo demonizzando i vaccini, finché ha dichiarato «Provocano l’omosessualità, che è una malattia». E anche: «L’Aids non esiste» (complotto delle multinazionali per vendere medicine, lo conferma Messora). «L’urinoterapia cura tutte le malattie, così a mia moglie sono tornate le mestruazioni a 70 anni; basta bere la seconda della giornata, non la prima». E infine: «L’ipnosi è un buon metodo contraccettivo».

I cospirazionisti del web negano l’11 settembre (il crollo delle Torri di New York fu una messinscena ebraica), vogliono curare il cancro col bicarbonato, si preoccupano per le «scie chimiche» (quelle degli aerei, che verrebbero irrorate apposta per alterare il clima). 

Ma la mania attualmente più gettonata è quella contro il «signoraggio bancario». La crisi dell’euro, infatti, ha fatto rinascere la polemica sulla sovranità monetaria iniziata vent’anni fa dal professor Giacinto Auriti, con qualche buon argomento contro le banche centrali. Una battaglia fatta propria da Grillo, che però negli ultimi tempi l’ha un po’ abbandonata. I suoi «economisti», invece, hanno buon gioco nel constatare che i Paesi di Eurolandia hanno perso la potestà di battere moneta, assunta dalla Bce. E quale bersaglio più facile della Banca centrale europea, «potere forte non eletto»? I Meetup grillini ribollono di invettive.

Nella famosa puntata di Servizio pubblico a gennaio con Silvio Berlusconi, Michele Santoro invitò una certa Francesca Salvador, signora veneta che si lanciò nel solito lamento contro le banche che strozzano i poveri imprenditori. La Salvador è attiva nell’associazione Salusbellatrix che tiene conferenze sugli argomenti più disparati. Tutti però accomunati da un mistero mondiale da scoprire o una truffa planetaria da svelare, dall’Aids alla pedofilia. 
Non manca l’antisemitismo, con un’accusa di nazismo a Israele, e con la spiegazione della strage dei ragazzini in Norvegia nel 2011: Oslo punita per essere stata la prima a riconoscere lo stato palestinese…

Anche nei Meetup M5S ogni tanto qualche sciagurato definisce Israele «fascista», e non sempre viene zittito all’unanimità come ci si aspetterebbe. Questo mi tocca vedere nei siti grillini, assieme alle tante cose belle che mi hanno spinto a votarli. Ma se oso scriverlo su Sette, sono guai: complotto!
Mauro Suttora

www.cinquantamila.it