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Thursday, October 22, 2009

Diari Petacci a Francoforte

MUSSOLINI: "CLARETTA, T'HO SPOGLIATA A TEATRO"

Amore e potere: la Rizzoli presenta i diari della Petacci alla Buchmesse

La Stampa, 14 ottobre 2009

Mario Baudino

«Lo sai amore che ieri sera a teatro ti ho spogliata tre volte almeno. Quando mi sono alzato in piedi dietro a mia moglie io sentivo di prenderti. Avevo un folle desiderio di te. Mi dicevo: ''Il suo piccolo corpo, la sua carne di cui io sono folle, domani sara' ancora mia''. ... Come puoi pensare che io, schiavo della tua carne e del tuo amore, pensi ad altre».

Cosi' scrisse Claretta Petacci, nel suo diario del '38, riferendo le parole che le avrebbe rivolto Mussolini, appena incontrato a Palazzo Venezia. Esagerava? La buttava un po' sullo svenevole? Fantasticava sul suo schiavo d'amore? Non abbiamo la controprova, per evidenti motivi. Ma tra un mese sara' possibile leggere cinquecento pagine di cio' che la celebre amante del Duce annoto' fra il '32 e il '38. Verranno pubblicate da Rizzoli in Mussolini segreto, a cura di Mauro Suttora, che quei diari ha trascritto e studiato, dopo averli inseguiti a lungo. Erano infatti depositati all'Archivio di Stato, ma non accessibili - neppure agli studiosi - fino allo scadere dei settant'anni dalla loro stesura.

Questo e' il motivo per cui d'ora in poi, ogni dodici mesi, se ne renderanno disponibili altri, fino al '45. Claretta Petacci continuo' a scriverli fino all'ultimo, e li consegno' a un'amica prima di lasciare Milano e incamminarsi con il convoglio dei gerarchi fascisti verso la Valtellina. Segui' l'uomo che amava e mori' con lui, a Giulino di Mezzegra, uccisa in circostanze ancora non del tutto chiare ed esposta cadavere in piazzale Loreto, a Milano.

Ma questa e' la «grande storia». Nei diari c'e' quella magari piu' piccola, della quotidianita' e del sogno. Queste pagine non rispondono agli interrogativi sulla fine del capo del fascismo, sul fantomatico carteggio con Churchill che Mussolini avrebbe avuto con se' nella fuga interrotta a Dongo, e in genere su tutti gli altri misteri italiani del periodo.

La curiosita' dell'editoria internazionale alla Fiera di Francoforte, dove la Rizzoli lancia il libro, e' pero' notevole, stimolata dai fatti di cronaca recenti, dal gossip privato divenuto politico. Non si puo' dire del resto che la povera Claretta Petacci - una figura tragica nella storia d'Italia - si sia risparmiata, anche da questo punto di vista. Tra gelosie e riappacificazioni, pianti e abbracci, ci consegna una trascrizione minuta, parola per parola, di telefonate (anche dieci al giorno) e conversazioni con lui.

Pare un verbale o un'intercettazione telefonica. A volte e' commedia all'italiana, a volte pure melodramma. La voce infatti e' quella di Claretta, e tutto il materiale viene filtrato, tradotto, spesso fantasticato, dall'immaginario di una donna innamorata. Riesce difficile immaginare il capo del fascismo che sussurra nella notte, a un telefono (bianco? ): «Clara, Clara, amore, sei sola nella mia vita Clara. Dormi con la mia voce e le mie dolci parole»; mentre e' piu' verosimile, ad esempio, una chiamata mattutina dove Mussolini (lei annota: nervosissimo) si informa sbrigativamente: «Hai dormito? Non molto? Io si', sto meglio con il dito e ho dormito. Ti ho forse svegliata? Sono molto spiacente. Io? Bene. Adesso lasciami lavorare».

La Petacci nel '38 aveva 26 anni, era bellissima e gelosissima. Lui aveva passato i cinquanta e com'e' noto non gli mancavano ne' le amanti ne' i figli illegittimi, oltre a una famiglia regolare e a una moglie piuttosto decisa. Lei si era separata dal marito ed era tornata nella casa paterna. Era anche molto chiacchierata, com'e' ovvio. Era in una situazione di debolezza e di precarieta'. Ma era indubbiamente innamorata, anzi cieca di passione. Cosi' scriveva freneticamente, e trasfigurava.

Il Mussolini dei labari, dei gagliardetti e dei pugnali tra i denti qui non esiste. Non esiste nemmeno l'uomo di Stato. C'e' solo un signore superimpegnato che ogni tanto perde le staffe. Per esempio dopo un litigio sul fatto se andare o non andare a teatro. Claretta trascrive le sue parole: «Hai fatto bene a ricordarmi del teatro», le aveva detto, «pero' io rimango sempre dentro al palco e non esco. Tu non devi salire su, capito? Io non mi muovero' da dentro perche' non voglio assolutamente fare lo spettacolo nello spettacolo. Cosi' va bene. Adesso comincio a ricevere, ne ho diversi: Marinetti, ecc. ecc.».

Filippo Tommaso Marinetti, accademico d'Italia. L'uomo che invento' il futurismo. E se ne stava in paziente attesa tra gli eccetera eccetera, ma soprattutto tra una telefonata e l'altra. La dura vita dell'intellettuale.

http://archivio.lastampa.it:80/LaStampaArchivio/main/History/tmpl_viewObj.jsp?objid=9622368