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Wednesday, August 08, 2012

fotografi olimpici

"Si possono vincere campionati europei o mondiali, ma con una medaglia alle Olimpiadi entri nella storia. Per ogni atleta l'immagine della premiazione è il massimo. E le foto riescono a fermare quel momento magico meglio della tv".

Ferdinando Mezzelani, 48 anni, è il fotografo ufficiale di Coni e Federcalcio. Quella di Londra è la quinta Olimpiade che immortala. La sua agenzia, Gmt, ha otto fotografi: quattro erano ai Giochi.

"Rispetto a Sydney 2000 gli spazi per le tv sui campi di gara si sono allargati, a spese di noi fotografi. È quella la nostra Olimpiade: sgomitare a bordo campo e sotto i podi per le postazioni migliori".

Che sono?
"Dipende. A Pechino feci una foto memorabile di Bolt che usciva dalla curva dei 200. Difficile, hai a disposizione poche frazioni di secondo. Ma molto meno banale delle solite foto all'arrivo. Altri sport non si prestano all'immagine di azione, sono statici: i tiri a segno e a volo, per esempio".

E allora?
"Tutto si concentra nella premiazione. Ma, anche lì, sono pochi secondi. Io urlo come un pazzo per attirare l'attenzione".

E ci riesce?
"Certo. L'argento del piattello Fabbrizi mi ha detto scherzando: 'Se vuoi lecco la medaglia'".

Quando è nata la mania di morderle?
"Non so. Ultimamente la Pellegrini rifiutava di farlo".

Che rapporti ha con gli atleti?
"Ottimi. Ho fatto begli scatti a Rossi della canoa a Sydney, a Juri Chechi ad Atene 2004, alla Quintavalle del judo a Pechino. Sono amici, poi mi chiedono le foto per loro. A Londra mi sono messo d'accordo con la squadra del fioretto maschile perché posassero in un certo modo sul podio, perché avevo bisogno di uno scatto verticale".
Mauro Suttora

Sunday, August 05, 2012

Pellegrini & Magnini

NUOTANO IN UN MARE DI CRITICHE

dall'inviato a Londra Mauro Suttora

5 agosto 2012

Il sesso. "Di nuovo il sesso! Che palle!" Federica Pellegrini non ne può più, di quelli che danno la colpa del suo disastro al sesso. Ne ha praticato troppo, al villaggio olimpico, col fidanzato Filippo Magnini? Per questo ha fatto flop in tutte le gare? Oppure le cause della disfatta sono altre? Ecco i retroscena, al di là delle versioni ufficiali o addomesticate.

Quando la regina cade, i topi ballano. Solo due, fra i 33 atleti (14 ragazze) e ben 17 fra tecnici e dirigenti a Londra, hanno osato criticare la coppia finora intoccabile Fede-Magno: "Qui c'è un clima irrespirabile", hanno accusato Marco Orsi e Luca Dotto.

I fans scatenano il dibattito in rete: "Federica è arrogante e presuntuosa, le piace più fare il personaggio da gossip che allenarsi". Altri la difendono: "Sei sempre la nostra Fede, troppo facile sputare sugli idoli quando perdono".

L'Italia è divisa. Non è retorico dirlo, visti i picchi di popolarità della Pellegrini. Con la breve apparizione a Sanremo 2012 ha sbancato l'audience. E anche le gare disperate di Londra hanno fatto il 36 per cento. Perché Federica è un personaggio vincente. "Vediamo se resterà personaggio ora che perde", sibila qualcuno a Casa Italia.

Proprio domenica 5 agosto ha compiuto 24 anni. Giovanissima per la vita, vecchissima per il nuoto. Novella Calligaris andò in pensione a 19 anni. Mark Spitz a 22. Nonno Michael Phelps ne ha 27, e a Londra ha rimediato qualche figuraccia.

Lei invece è ancora una macchina da soldi. Non ha incassato i 140 mila euro che il Coni dà alle medaglie d'oro, i 75 mila dell'argento, 40 mila del bronzo. Poco male: perché la Pellegrini è su un altro pianeta. Viaggia sui due milioni l'anno grazie a sei sponsor: Armani, Barilla, Enel, Yamamay, Nilox, Mizuno. Quanti rinnoveranno i contratti a fine anno?

La federazione nuoto le ha vietato di portarsi a Londra l'addetto stampa personale Marco Del Checcolo: "Per noi tutti gli atleti sono uguali, niente favoritismi".
Ma la realtà è che lei non è più solo una nuotatrice: è un'industria. Detiene sempre i record mondiali dei 200 e 400 stile libero, è una star internazionale. Si affida a società di marketing per "gestire l'immagine", "pianificare strategie media" e agguantare lucrose pubblicità.

Finirà nel sottobosco tv, fra reality e comparsate di lusso? "Ora voglio solo riposarmi e divertirmi", dice lei. "Ma se si prende un anno di ferie non si illuda poi di tornare ai livelli di prima", avverte Philippe Lucas, suo ex allenatore.

Ecco, gli allenatori. Federica è accusata di divorarli allo stesso ritmo dei fidanzati. Da quando è scomparso il c.t della nazionale Alberto Castagnetti nel 2009, lei non ha pace: ne ha cambiati quattro in quattro anni.

Ed è andata ad allenarsi dappertutto: Parigi, Stati Uniti, Roma. "Ma adesso tornerà a Verona, l'unico posto dove si sente a casa", dicono i genitori. La seguirà Magnini? Metteranno su famiglia? Ci sono segnali che Federica voglia avere figli presto. I bookmakers inglesi danno a 4,50 le nozze Fede-Filippo entro quest'anno. Ma qualcuno scommette anche sullo scoppio della coppia.

Probabilmente lei avrebbe voluto lasciare lo sport sull'onda di un ultimo successo olimpico. Invece ora il suo "strategy team" (lo stesso che cura gli affari della squadra di calcio Roma) deve gestire per la prima volta, dopo otto anni di continui successi, una fase di difficoltà.

Filippo ha già perso i nervi. Si è lanciato in insulti contro i tifosi che criticano ("imbecilli, falliti") e accuse all'allenatore della nazionale Claudio Rossetto. Il presidente della federazione nuoto Paolo Barelli (ex olimpionico, senatore Pdl) gli ha risposto che, prima della recente resurrezione agli europei in Ungheria, erano quattro anni che non saliva su un podio. In ogni caso, a 30 anni per Magnini è tempo di addio allo sport.

Sempre in Ungheria due mesi fa era suonato un campanello d'allarme per Federica: dopo il solito oro nei 200 metri (imbattuta per cinque anni, prima di Londra), nei 400 era stata eliminata in batteria. Un'umiliazione senza precedenti. Che ha fatto notizia anche perché quasi contemporanea al crollo di un altro mito: Usain Bolt nell'atletica.

Un'altra batosta è stato il pronostico olimpico di Sports Illustrated, principale settimanale sportivo mondiale: solo un bronzo. Alla fine è andata perfino peggio. E i Fede-antipatizzanti si scatenano: "Che si dia alla moda, visto che preferisce i tacchi delle scarpe firmate alle piscine".

In verità nessuno può provare che abbia sottratto un minuto alle cinque ore di allenamento giornaliero con le proprie attività extra, di cuore o di pubblicità.

Laure Manaudou, ex fidanzata del suo ex Luca Marin in quel mondo endogamico che è il nuoto, ha fatto assai peggio: finirono in rete immagini dettagliate delle sue parti intime e video porno.

Ecco, si potrà scherzare su alcune foto osé della Pellegrini, o sui tempi del suo "passaggio" da Marin a Magnini l'anno scorso (fu tradimento?), ma nell'hard non siamo mai scivolati.

C'è solo una ragazza che per dieci anni ha nuotato più veloce di tutti, e che adesso si è stancata e spompata. Le vacanze le sta facendo con Magnini. Arrivederci quindi alla prossima puntata. Che però avrà poco a che fare con lo sport, prevedibilmente.
Mauro Suttora

Wednesday, July 25, 2012

parla Federica Pellegrini

«Sono io la mia peggior nemica»

Speciale Olimpiadi

Federica è serena e non teme rivali. «Anche se l' emozione qui a Londra è indescrivibile»

di Mauro Suttora

Oggi, 25 luglio 2012

Domenica 29 luglio la finale dei 200 metri stile libero, martedì 31 i 400 metri. Per Federica Pellegrini tutto si decide in tre giorni. L'abbiamo sentita prima della partenza.

Federica, cosa pensa delle recenti sconfitte di Usain Bolt sui 100 e 200 in atletica? «Certo, ha fatto notizia. Ma conta essere al meglio nei momenti che contano. E questi momenti non sono ancora arrivati, anche se manca poco».

Come mai grandi campioni come lei (agli Europei in Ungheria due mesi fa) e Bolt possono avere crolli simili?
«Le cose accadono, ti fai delle domande. Se trovi le risposte, sei a posto. È la mia condizione attuale: serena. Ho preso consapevolezza dell'eccessivo momento di carico e di stanchezza che stavo attraversando. Ora sono ripartita alla grande, sia dal punto di vista fisico, sia soprattutto da quello mentale. Sto bene».

Come si è preparata a Londra?
«Dopo il ritiro a Tenerife fino al 7 luglio abbiamo rifinito la preparazione al centro federale di Verona. Poi il raduno a Ostia con tutti gli atleti prima della partenza da Roma».

Che orari ha?
«Il tempo dedicato agli allenamenti non cambia: sempre una media di 5 ore al giorno tra palestra e piscina. Siamo però in una fase di scarico, quindi c'è la cura dei dettagli più che uno sforzo quantitativo».

I suoi genitori sono a Londra?
«Li ho visti a Verona nei giorni di rifinitura, poi un salto a casa, a Spinea (Venezia). Ma è stato solo un arrivederci, perché l'olimpiade non se la perderebbero per nulla al mondo. Albergo e biglietti prenotati da tempo!»

Controlla spesso i battiti del suo cuore col cardiofrequenzimetro?
«Utilizzo il cardio nelle sedute di allenamento in palestra, assistita da un trainer dedicato. Ho un controllo puntuale dei battiti».


Sono le francesi le sue principali avversarie?
«Non solo. Dico però sempre che la Pellegrini fa i conti con Federica, prima di ogni altra avversaria. L'emozione che arriva in un'olimpiade va inseguita con tutte le forze. Indescrivibile».

Dopo la fine delle gare visiterà Londra con il suo fidanzato Filippo Magnini?
«Subito dopo, no. Rientriamo in Italia, poi ci godiamo il mare. Ma l'appuntamento turistico con Londra è soltanto rinviato».

Vi sposerete presto?
«No comment».

Prima delle prossime Olimpiadi?
«No comment».

Un desiderio non ancora realizzato?
«Sportivo. Unico. Ma me lo tengo per me per scaramanzia».

Per un campione di sport è positivo o negativo apparire su giornali e tv? Non influisce sui risultati?
«La notorietà è bella. Poi c'è un gradino più alto, che è quello della popolarità. In questo caso influisce solo se subisci e non guidi le cose che per te sono rilevanti. Perciò ho selezionato uno staff che si occupa di queste cose».

Quali altri sport olimpici segue di più?
«Tennis».

Il suo calciatore preferito agli Europei?
«Tutta la nazionale. Fuori dall'Italia, il portiere spagnolo Casillas per il suo fair play. Per quanto riguarda il nostro campionato, non è un mistero che tifo Juventus».
Mauro Suttora

Tuesday, August 26, 2008

Giulia Quintavalle

Intervista alla medaglia d'oro di judo nel villaggio olimpico

dal nostro inviato Mauro Suttora

Pechino, 20 agosto 2008

Sorride. Sorride sempre, un po’ perché glielo chiede il fotografo, col quale sono riuscito a intrufolarmi nella sua stanza al villaggio olimpico (vietato, ma il Coni ha chiuso un occhio). E soprattutto perché il suo sorriso è irresistibile.

Giulia Quintavalle, 25 anni, da Rosignano (Livorno): la judoka più brava del mondo. Perlomeno fra le donne che pesano fino a 57 chili.
Per tre volte ai campionati mondiali del 2007 e agli europei di quest’anno la Quintavalle è arrivata quinta, cosicché molti avevano cominciato a scherzare col suo cognome. «Allora adesso chiamatemi Primavalle», ha risposto lei, livornese salace, dopo la vittoria.

Provate voi ad avere un fratello gemello (Michel, in onore a Platini) e uno più grande che fanno judo. Niente di più facile che, anche se siete una femminuccia, prima o poi per entusiasmo o autodifesa li imitiate. E così ha fatto Giulia, figlia di geometra comunale. Sette anni fa, la svolta. Troppo brava per le palestre di Livorno: la Guardia di Finanza se la piglia e la manda all’Infernetto. Niente scherzi: così si chiama il quartiere di Roma dove dal 2001 si allena a tempo pieno con la Finanza. Prima lì c’erano zanzare e malaria. Oggi invece è una bella zona residenziale.

Se vuoi diventare medaglia d’oro la vita non è un paradiso. Ecco la giornata tipo di Giulia in caserma: «Sveglia alle otto, allenamento fino alle 12.30, pranzo, nel pomeriggio fino alle sette altre ore di preparazione fisica».
Resta poco tempo libero. Prima Giulia lo ha usato per prendersi la maturità, ora «vado a fare shopping con i miei amici, in centro o nei centri commerciali. Mi piacciono Eros e Giorgia, fra gli attori Raul Bova». Il fidanzato, finanziere e judoista pure lui, si chiama Orazio D’Allura. Ma ora lei ha paura dei pettegolezzi: «Non voglio dire niente, anzi scriva che sono single».

Non ha il fisico della lottatrice, Giulia. Anzi. Alta uno e 73, sembra esile rispetto alle avversarie meglio piantate, tutte più basse: «Due anni fa ho cambiato categoria, dai 63 ai 57 chili. Ma non devo seguire diete particolari, non mangio molto». Il problema è che nella categoria superiore Giulia sarebbe rimasta «chiusa», in Italia, dalla campionessa Ylenia Scapin, che ha otto anni di più e ha vinto due bronzi olimpici (Atlanta ’96 e Sydney 2000). Quindi Giulia ha preferito scendere di peso.

Ai giornalisti sarebbe proibito entrare nelle stanze degli atleti. L’unica parte del villaggio olimpico aperta agli esterni, ma solo per appuntamento e con controlli severissimi, è quella dei negozi: supermercatino, banca, internet point, coiffeur. Ma per Giulia, che ha finito le gare e vinto l’oro, i dirigenti fanno un’eccezione.

Lei è in camera con Lucia Morico di Marotta (Pesaro). Gli appartamenti hanno due stanze da letto. Un palazzo intero di sette piani è occupato dai 347 atleti italiani, a ogni balcone sventola il tricolore. Su uno al terzo piano c’è scritto col pennarello «Fede champion»: è la stanza della nuotatrice Federica Pellegrini.

Più tranquille le judoiste, guidate dal’allenatore Felice Mariani (bronzo a Montreal ’76). Lucia Morico gareggia fra due ore, ma si ferma a parlare con noi come niente fosse, lodando Giulia. Sarà battuta dopo due turni da un ermafrodita brasiliano.

E lei, Giulia, che farà ora? Sorride: «Non lo so. Una ventina giorni di vacanza dai miei al mare. Poi però devo tornare all’Infernetto. Comincia la preparazione per Londra 2012…»
I suoi in pratica non la vedono più da sette anni. «Mia madre non voleva che lasciassi il liceo linguistico per il judo, ma si è ricreduta. Li sento al telefono ogni giorno». Ora tutti la vogliono. Se la contendono i sindaci di Livorno, dov’è nata, e di Rosignano dov’è cresciuta.

«Il giorno della sua vittoria ci siamo alzati prestissimo», racconta papà Fabrizio, «alle cinque eravamo davanti alla tv. Giulia ci ha fatto soffrire quando, in uno degli ultimi incontri, si è fatta male. Mia moglie mi ha stretto forte la mano. Poi però ha vinto e non nascondo di aver pianto».

«Ora l'aspettiamo a casa con la schiacciata del fornaio che le piace tanto, e una bella pasta con le cicale, di quelle che pesca il nonno», aggiunge la mamma. Scoppia di gioia anche il fratello maggiore Manuel, 32 anni: «Ricordo quando aveva cinque anni e la portai con me in palestra. Si appassionò subito, e nostro padre accettò che si allenasse». «Il judo è uno sport stupendo», dice Fabrizio Quintavalle, «ci vogliono preparazione atletica ed equilibrio mentale. Lo consiglio a tutti i genitori che hanno figli piccoli da avviare allo sport».

Mauro Suttora

Pellegrini, Phelps, Bolt

L'Olimpiade dei fenomeni: Federica, Michael e Usain il giamaicano

Oggi

Pechino, 20 agosto 2008

Un chilo di pasta al giorno. Tanto mangia il «mostro» Michael Phelps, trionfatore delle Olimpiadi, il nuotatore che dopo 36 anni ha vinto più di Mark Spitz: otto medaglie d'oro in una sola edizione. Con tanti saluti alle diete «no carb(oidrati)». Quale nostra industria della pasta assolderà ora il 23enne di Baltimora come testimonial?

Il secondo campione simbolo di questi Giochi è Usain Bolt, ancora più giovane, 22 anni. Fino a tredici non aveva i soldi per comprarsi le scarpette, correva a piedi nudi in un paesino giamaicano fra le piantagioni di caffè e zucchero. La sua foto mentre taglia in scioltezza il traguardo dei cento metri con una scarpa slacciata, dopo essersi voltato a guardare gli avversari lasciati due metri indietro, e stabilendo pure il record mondiale (9"69), è già leggenda. Completata il giorno dopo dalle donne giamaicane: soltanto loro nei primi tre posti dei 100 metri.
I due uomini più veloci del mondo (in acqua e per terra) sono i «mostri» che vale la pena conoscere meglio, anche perché vista l'età li attende una lunga carriera.

Quanto a noi italiani, il trionfo della nuotatrice Federica Pellegrini nei 200 stile libero è ancora più clamoroso perché è arrivato a poche ore dalla sconfitta sui 400. Una resurrezione che premia la sua forza di volontà, la capacità di non darsi per vinta. Ma anche l'argento della sua collega romana Alessia Filippi negli 800 è prezioso. Senza dimenticare gli ori degli sport minori: l'udinese Chiara Cainero nel tiro a volo, il bolognese Andrea Minguzzi nella lotta greco-romana, Giulia Quintavalle nel judo (da noi intervistata nell'articolo seguente).

Federica la lunatica

Lo ammette anche lei: «Cambio umore in fretta». E per fortuna: al mattino è solo quinta nella gara in cui è favorita (solidarietà col fidanzato Luca Marin, pure lui quinto nei 400 misti?), ma alla sera batte il record del mondo nell’altra. La ventenne di Mirano (Venezia) è figlia del capo barman di in hotel di lusso sulla Laguna, ex parà, che le ha dedicato un nuovo cocktail: «Tacchi a spillo». È questa una delle passioni di Fede, oltre al gatto Neve con cui vive a Verona, alla moda, la tv e le Ferrari. «Mi piacerebbe averne una», ha detto dopo la vittoria, ben sapendo che il presidente del suo club, l’Aniene di Roma, è concessionario di auto di lusso. La 500 appena regalatale dalla Fiat è già dimenticata.

Intanto ha strappato il siciliano Marin alla rivale francese Laure Manaudou, ormai più nota per le foto porno che girano in rete che per le prestazioni sportive. Ma quanto a sesso neanche Fede si tira indietro: «Lo facciamo sempre, anche agli appuntamenti importanti, magari non prima della gara. Scarica la tensione. Sogno di farlo coi tacchi alti e nello spogliatoio della piscina», ha detto. Conferma Luca: «Fede non simula mai il mal di testa per non fare l’amore. Bacia molto meglio di Laure. La nostra prima volta sono durato 50 minuti…»

«Le permetterei di posare per un calendario», aveva incautamente detto a Oggi quattro mesi fa papà Roberto. Subito accontentato: a giugno la Pellegrini si è mostrata in topless sul mensile Fox Uomo. I gomiti però coprono i capezzoli, quindi il piercing su quello sinistro non si vede. Fede vanta inoltre quattro tatuaggi. Quello sul gluteo promette: «Nient’altro che noi». «Sono foto vecchie di due anni», si giustifica lei. Che si cura molto le unghie ed è tormentata dall'acne.
I suoi prossimi obiettivi: andare sotto i quattro minuti nei 400 e iscriversi a psicologia all’università: «Da grande voglio fare l’analista. O forse darmi alla moda». Intanto, gira spot per le valigie Carpisa.

Phelps il prodigio

«Non è il nuotatore più forte della storia. È il massimo atleta in assoluto, di ogni sport. La sua impresa è epica»: parola di Spitz, felice di essere stato sorpassato. Ormai sono otto anni che Michael vince tutto. La sua specialità è lo stile farfalla, ma è velocissimo anche nello stile libero, a dorso. «E ora è migliorato anche a rana», dice il suo allenatore e secondo padre Bob Bowman. Che lo scoprì nel '95 in una piscina di Baltimora: si accorse subito che era un fenomeno, e l'ha coltivato come un gioiello.

Il suo vero padre, un poliziotto, aveva divorziato un anno prima dalla mamma, preside di scuola media inferiore, e da allora è sparito. Ma gli esempi in famiglia sono state le due sorelle Hilary e Whitney, entrambe nuotatrici. Whitney mancò per un soffio a 15 anni la qualificazione alle Olimpiadi di Atlanta '96. Il piccolo Michael giurò che l'avrebbe vendicata. E dopo quattro anni, anche lui 15enne, ci riuscì, andando a Sydney. Non vinse nulla, ma ad Atene 2004 esplose: sei ori e due bronzi.

Da allora il ragazzo con mani, piedi e orecchie giganti, alto uno e 92 per 88 chili, non ha perso un colpo. Uniche due disavventure: arresto e diciotto mesi con la condizionale per guida in stato di ebbrezza nel 2004, e la casa invasa dalla schiuma quando ha messo nella lavastoviglie sapone liquido da cucina invece del detersivo apposito.

Non gli si conosce vita sentimentale: «Passo tutta la vita a mangiare, nuotare e dormire. Sono un po' noioso e molto pigro», ammette, «la domenica sto sdraiato sul divano a giocare con la playstation e a guardare la tv». Gli sono state attribuite due legami: una con la nuotatrice sexy Usa Amanda Beard, di tre anni più anziana, e l'altra con una modella inglese che ha sostituito Kate Moss come volto di Burberry.

Qualche fan arriva ad attribuirgli una moglie segreta. Va pazzo per Cameron Diaz, ma quando ha incontrato la ex modella Cindy Crawford qui a Pechino si è emozionato, parlandole con difficoltà. Prima delle gare per caricarsi ascolta rap (Eminem in cuffia), il libro preferito risale alle letture obbligatorie della scuola media: Il buio oltre la siepe.

Dagli sponsor Visa, McDonald’s, Omega, At&t (telefoni) e Speedo (costumi da nuoto) Phelps incassa vari milioni l'anno. Il prezzo minimo di ogni sua comparsata: 15 mila dollari.

Bolt il lampo

«Bolt» in inglese significa lampo, e con un cognome così come si fa a non vincere? «Dopo di lui l’atletica non è più la stessa», dicono gli esperti. Campione sui 200 metri, corre i cento da solo un anno. Alla quinta gara disputata, lo scorso giugno, aveva già stabilito il nuovo record mondiale. E pensare che il suo allenatore lo considerava troppo alto per la distanza breve: uno e 93.

Figlio di un negoziante e una sarta del villaggio rurale di Trelawny, nel profondo nordovest della Giamaica a mezz’ora d’auto da Montego Bay, Usain (nome strano, suggerito per caso da un bambino alla mamma Jennifer) sei anni fa comincia a correre come un razzo e vince tutti i campionati juniores.

Fidanzato con la giamaicana Mizicann Evans, che è qui a Pechino con mamma Jennifer, Usain fa parte della valanga giamaicana abbattutasi sui Giochi: oltre ad Asafa Powell, l’ex primatista mondiale arrivato però solo quinto, le centometriste donne hanno occupato l’intero podio. Prima, era successo solo alle Olimpiadi 1912 di Stoccolma.

Qual è il segreto della Giamaica, Paese di soli 2,7 milioni di abitanti che sforna gli umani più veloci del mondo? «Il potere della musica reggae», scherza l’oro Shelly-Ann Fraser. Altri dicono sia lo yam, una patata dolce tropicale. Qualcuno teme il doping, che ha falciato molti giamaicani in passato, a cominciare da Ben Johnson ai Giochi di Seul ’88. «Ma quelli erano giamaicani espatriati che correvano per Usa o Canada», dice Glen Mills, l’allenatore che gestisce la fucina dei campioni a Kingston. «Io non mi sono mai drogato», giura Usain, «e sono pigrissimo. Mi sveglio alle undici, Glen mi deve tirare giù dal letto. Mangio quel che capita, il giorno della gara ho trovato del pollo fritto. E non faccio mai colazione». Capito, Phelps?

Mauro Suttora

Saturday, August 16, 2008

Cinque cerchi, mille curiosità

dal nostro inviato a Pechino Mauro Suttora

Oggi, 11 agosto 2008 

Matteo Tagliariol, oro di spada nella scherma e bello come un attore, porta braccialetti con i colori olimpici. «Uno è per la mia fidanzata Annalisa», dice. Ma gli altri? Pare che più di uno gli ricordi qualche ex. Ma Annalisa lo sa?

Valentina Vezzali e Giovanna Trillini. Entrambe di Jesi (Ancona), entrambe alte 1,64, entrambe fiorettiste. Soprattutto, entrambe campionesse. Quindi, inevitabilmente rivali. Si amano, si detestano? Chissà chi lo sa. Ma purtroppo di primo posto ce n'è uno solo. E nel pollaio le galline sono due... 

Unica magrissima consolazione per Federica Pellegrini, solo quinta nei 400 stile libero di nuoto nonostante detenga il record mondiale: Laure Manaudou, sua rivale sia in piscina sia in amore, è arrivata ottava e ultima. E Federica, oltre all'oro del giorno dopo sui 200 metri, si gode il suo fidanzato Luca Marin, anch'egli olimpionico di nuoto, ex della Manaudou. 

Aldo Montano, lo sciabolatore livornese sciupafemmine, ha colpito anche durante la sfilata d'apertura: si è fermato due volte ai lati della pista per attaccare bottone con le belle volontarie cinesi. In mondovisione

I tassisti di Pechino non sanno dove andare senza l'indirizzo scritto in cinese. Così l'Ice (Istituto commercio estero) ha offerto un set di bigliettini con tutte le destinazioni più importanti. Compreso qualche locale notturno. Ma il club Suzie Wong, che abbiamo provato, ha imbarazzato qualcuno: troppe (bellissime) ragazze di vita cinesi. Avvistato Clemente Mimun, direttore del Tg5 

Va bene che «scrivere è sempre meglio che lavorare», come dice la battuta, ma molti giornalisti europei sono distrutti. Causa fuso orario, infatti, cominciano a lavorare al mattino alle sette, perchè alcuni siti olimpici sono lontani. E finiscono alle due di notte, perché fino alle otto di sera dalle redazioni in Europa arrivano richieste di notizie.

Lo sapevate che le Olimpiadi antiche sono durate ben 1169 anni? I greci cominciarono a gareggiare a Olimpia nel 776 avanti Cristo. Continuarono fino al 393 d.C., quando l'imperatore romano Teodosio, dopo avere imposto il cristianesimo come religione di stato, le proibì considerandole "rito pagano". 

All'inizio della cerimonia d'apertura il segretario generale dell'Onu Ban Ki Moon è apparso sugli schermi con un messaggio registrato, ricordando la tregua olimpica che gli antichi greci osservavano scrupolosamente, sospendendo ogni guerra durante i Giochi. Invece solo poche ore prima di queste Olimpiadi Russia e Georgia ne hanno iniziata una nuova, di guerra

Friday, August 08, 2008

Olimpiadi Pechino

dall' inviato Mauro Suttora

Pechino, (Cina), 6 agosto 2008

Ci siamo. È arrivato il 08.08.08, data simbolica che i cinesi hanno scelto per l’inizio della 29esima Olimpiade moderna. L’otto qui è considerato un numero fortunato, quindi anche la cerimonia d’inaugurazione comincia alle otto di sera. Per sedici giorni Pechino è sotto gli occhi del mondo, e come tutti i regimi autoritari la Cina ha trasformato questo avvenimento in una grande occasione di orgoglio patriottico.

I cinesi possono in effetti essere fieri dei successi economici ottenuti negli ultimi decenni, che hanno trasformato il vecchio Paese comunista in una superpotenza industriale. Ma il boom è avvenuto a spese dell’ambiente: oggi Pechino è avvelenata dall’inquinamento. E la liberalizzazione economica non ha portato democrazia: le libertà elementari (di parola, stampa, riunione, manifestazione, voto) sono ancora sconosciute in Cina.

Detto questo, che la festa dello sport cominci. E aspettiamoci due settimane di spettacoli avvincenti, con i migliori campioni del pianeta che si sfidano allo spasimo. Non c’è record del mondo, infatti, che valga quanto una medaglia d’oro olimpica.

Quali atleti passeranno alla storia grazie a questi giochi? Chi saranno i Mennea e i Mark Spitz di Pechino? Negli ultimi due mesi vi abbiamo presentato i nostri campioni, probabili candidati italiani al podio olimpico: dalle ragazze della ginnastica ritmica alla pingponghista italocinese Wen-ling, dalla canoista Josefa Idem ai nuotatori Magnini e Pellegrini, da Valentina Vezzali e Aldo Montano (scherma) ai ginnasti Igor Cassina e Vanessa Ferrari, fino ai judoisti Ylenia Scapin e Roberto Meloni. Oltre, naturalmente, alle celebrità Antonio Rossi (il canoista portabandiera), il ciclista Paolo Bettini, Tania Cagnotto (tuffi), le veliste Conti e Micol, il saltatore in lungo Andrew Howe, Matteo Tagliariol (spada), lo sciabolatore Luigi Tarantino, il pugile Roberto Cammarelle. E le squadre femminili di pallanuoto e pallavolo.

Queste sono le superstelle italiane. E quelle internazionali? L’atletica leggera resta la regina delle Olimpiadi. Le sue gare iniziano solo nella seconda settimana, a Ferragosto. Nei 100 metri maschili ci sarà un duello a tre: i giamaicani Usain Bolt, 22 anni (che due mesi fa ha stabilito il nuovo record mondiale con 9”72) e Asafa Powell, 25 (record precedente, ottenuto a Rieti lo scorso settembre), contro lo statunitense Tyson Gay, 25. Tre impressionanti macchine da corsa, fasci di muscoli allo stato puro, che però dovranno stare attenti anche al lato psicologico. Alle Olimpiadi di Atene nel 2004, infatti, Powell arrivò solo quinto nonostante fosse superfavorito.

Una beniamina del pubblico italiano è diventata la saltatrice con l’asta russa Elena Isinbaeva, 26 anni. Prima donna nella storia a volare oltre i cinque metri, lo scorso 11 luglio ha incantato gli spettatori dello stadio Olimpico a Roma superando se stessa. Ha infatti portato il nuovo record mondiale a 5,03. È la ventesima volta che migliora il suo primato: nel 2003 era ancora a 4,82. Prima di ogni salto compie strani riti per concentrarsi: si sdraia, si copre il viso con una salvietta. Poi, quando ha già in mano l’asta, mormora parecchie parole che nessuno è finora riuscito a decifrare. «Non ve le dirò mai, è il mio segreto», dice.

Un’altra leggenda del salto (in alto) è la dalmata Blanka Vlasic, nata a Spalato 24 anni fa. Praticamente un mostro: ha vinto tutte le ultime trenta gare cui ha partecipato. Alta 1 e 93, è allenata dal padre. Purtroppo se l’è trovata sulla sua strada la nostra Antonietta Di Martino, che nonostante sia alta 1 e 69, cioè ben 24 centimetri meno della gigantesca croata, l’anno scorso ai mondiali di Osaka è finita seconda dietro di lei saltando due metri e tre. La Di Martino è nata nel ‘78: esattamente quando Sara Simeoni stabilì il record italiano di 2,01 che ha resistito fino all’anno scorso, per quasi trent’anni, fino ad Antonietta. La quale però negli ultimi tempi è apparsa un po’ appannata rispetto alla scorsa fantastica stagione.

I record del salto in alto femminile sono tutti assai duraturi. Forse siamo arrivati quasi al massimo delle capacità umane. Chissà se a Pechino Blanka riuscirà a battere quello mondiale di 2,09, che resiste da ben ventun anni: lo stabilì la bulgara Stefka Kostadinova a Roma nei mondiali dell’87.

Sempre in tema di record, sarà interessante seguire le imprese del cavaliere giapponese Hiroshi Hoketsu. Non a Pechino, perché tutte le gare di equitazione si svolgono a Hong Kong. Hoketsu è il «nonno» delle Olimpiadi: ha 67 anni, non c’è atleta più vecchio di lui. Partecipò ai giochi di Tokio del ‘64, senza per la verità brillare: finì quarantesimo nel salto a ostacoli. Ora è passato al più tranquillo dressage.
Non è comunque il concorrente più anziano nella storia delle Olimpiadi: il tiratore svedese Oscar Swahn aveva ben 72 anni quando vinse l’argento ad Anversa nel 1920.

Tom Daley è invece la superstar più giovane di questi Giochi. Ha compiuto 14 anni a maggio, e ciononostante potrebbe salire sul podio nei tuffi dalla piattaforma. Nel 2006 fu escluso dai Giochi del Commonwealth perché era troppo piccolo. Ancora cinque anni fa scoppiava a piangere dalla paura quando doveva tuffarsi all’indietro dai dieci metri. Ora invece gareggia con disinvoltura, e dedica le sue vittorie al papà, un elettricista che ha dovuto smettere di lavorare due anni fa per un tumore al cervello.

Il re delle piscine mondiali è indiscutibilmente Michael Phelps. Il fenomeno statunitense vuole battere il record di Spitz a Monaco ‘72, conquistando una medaglia d’oro in più delle sue sette. Per questo gareggia nei 200 e 400 misti, nei 100 e 200 farfalla, nei 200 stile libero e in tre staffette.
Questo 23enne di Baltimora conquistò il suo primo record mondiale nei 200 farfalla nel 2000, ad appena 15 anni. Ad Atene vinse sei ori e due bronzi. Il suo tallone d’Achille è lo stile libero, e nella staffetta mista qualche suo concorente ha protestato perché preferiscono lui ad altri più bravi, solo per permettergli di gareggiare in otto specialità. Otto medaglie in una sola Olimpiade comunque le aveva vinte solo un ginnasta russo nel 1980, quando però i Giochi di Mosca furono boicottati da Stati Uniti, Germania Ovest e altri 58 Paesi occidentali e musulmani per protesta contro l’invasione sovietica dell’Afghanistan.

Quest’anno la Cina mira a superare gli Stati Uniti nel medagliere. L’atleta cinese più famoso nel mondo è Yao Ming, gigante 27enne alto 2,29 per 134 chili di peso, che gioca nella squadra di basket americana di Houston. Guiderà i cestisti cinesi contro lo squadrone statunitense, superfavorito e soprattutto spinto dalla voglia di cancellare la figuraccia rimediata ad Atene quattro anni fa (bronzo dietro ad Argentina e Italia).

Anche nella squadra di pallacanestro Usa spiccano personaggi celebri in tutto il pianeta, come Kobe Bryant. Ormai trentenne, il campione dei Los Angeles Lakers è da anni il miglior cestista mondiale. Parla perfettamente l’italiano perché è cresciuto in Italia, quando suo padre giocava nel nostro campionato. Nel 2003 fu accusato di stupro da una 19enne, ma alla fine è stato assolto perché lei era consenziente.

Sempre nel campo degli atleti professionisti pagati milioni di euro (in barba alla regola olimpica del dilettantismo), spiccano i nomi dei tennisti. Nel maschile sarà una questione fra lo svizzero Roger Federer, lo spagnolo Rafael Nadal e il serbo Novak Djokovic. E anche le favorite donne ricalcano le classifiche internazionali, come se fossimo a Wimbledon: le serbe Ana Ivanovic e Jelena Jancovic, e le sorelle Williams che gareggeranno anche nel doppio per gli Usa.

Il calcio, infine. Lo sport più popolare del mondo non può mancare dalle Olimpiadi, il torneo è cominciato due giorni prima della cerimonia d’apertura, si svolge in varie città della Cina (anche Shangai) ed è quello che dura di più: per la finale occorre attendere il 23 agosto. Ma anche qui c’è un grosso equivoco. Alcune squadre sono zeppe di professionisti, mentre altre (come l’italiana Under 23) mandano compagini minori. Ci saranno i milanisti Ronaldinho e Pato per il Brasile, ci sarà la superstar del Barcellona Lionel Messi per l’Argentina. L’Italia punta egualmente in alto. Ma finora abbiamo vinto solo nel 1936, a Berlino. Peggio di noi solo il Brasile: i cinque volte campioni del mondo non hanno mai conquistato un oro olimpico.

Mauro Suttora