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Wednesday, June 22, 2011

Chi è Lorenza Lei, direttrice Rai

Oggi, 15 giugno 2011

Passerà alla storia come colei che cacciò Michele Santoro dalla Rai? Dopo dieci anni di inutili tentativi altrui, Lorenza Lei ci ha messo pochissimo. Nominata direttrice generale Rai all’inizio di maggio, dopo un solo mese il turbolento tribuno di Annozero era già fuori. Con una liquidazione di 2,3 milioni, certo, e senza la clausola di non concorrenza per uno o due anni contro l’ex azienda, usuale per chi strappa buonuscite così pingui. Per questo il premier Silvio Berlusconi non è soddisfatto.

Ma anche la sinistra protesta per la fine di un programma che nell’ultima puntata ha attratto più di otto milioni di spettatori: uno su tre, e addirittura uno su due dopo il battibecco fra Santoro e il viceministro Roberto Castelli. Avendo scontentato tutti, può darsi che Lorenza Lei abbia fatto la cosa giusta.

Ma chi è questa signora dallo strano cognome, prima donna a guidare la Rai (Letizia Moratti e Lucia Annunziata furono presidenti, carica non operativa)? Coro unanime: «Gran lavoratrice». In questi suoi primi 40 giorni al comando non ha cambiato abitudini: prima ad arrivare al mattino, ultima ad andarsene alla sera. «Fa impazzire il settimo piano di viale Mazzini, lavora anche la domenica», dice il consigliere d’amministrazione Pdl Antonio Verro. Niente feste romane alla sera. Unica uscita pubblica: un convegno dei Fratelli delle scuole cristiane con la sua protetta Lorena Bianchetti e i suoi protettori Gianni Letta e cardinale Camillo Ruini. Nessuna dichiarazione o intervista. Unica volontà filtrata all’esterno: più servizio pubblico, meno reality.

Bolognese, 51 anni, figlia di comunisti, separata, un figlio 28enne chef che vive con lei e la nonna, e cucina cene per gli ospiti (di recente Anna Falchi). Lorenza Lei è la risposta vivente a tutti i genitori che allontanano i figli da studi ritenuti poco «produttivi» come antropologia o filosofia. Lei si è laureata al magistero in antropologia filosofica. E ora eccola alla guida della più grande industria culturale italiana (13 mila dipendenti, 16 canali), dopo una carriera fulminea: l’assunzione a tempo indeterminato in Rai, infatti, risale ad appena dodici anni fa. Prima, dal 1996 al ’99, era solo una manager precaria, introdotta in Rai International da Renzo Arbore che la apprezzava.
«L’ho conosciuta a Bologna prima che entrasse in Rai», dice a Oggi Piero Di Pasquale, ex vicedirettore di Rai International, «è sempre stata una donna risoluta e sicura, con obiettivi molto alti. Aveva una visione precisa di ciò che voleva e doveva fare».

Ce l’avrà anche adesso che le piovono addosso critiche da destra e sinistra, dopo i consensi unanimi raccolti al momento della nomina? Perché la Rai è un gigante malato da risanare (98 milioni di deficit nel 2010), ma le spine sono soprattutto politiche. E le quattro maggiori tutte targate Rai3: Giovanni Floris (Ballarò), Fabio Fazio (Che tempo che fa), Milena Gabanelli (Report), Serena Dandini (Parla con me). Queste trasmissioni proseguirano, anche se il centrodestra le cancellerebbe volentieri. Fazio si è lamentato con una lettera a Repubblica: «Mi trattano male, non rifarò Vieni via con me in Rai con Roberto Saviano».

Il programma della Dandini perde

«Non è vero che Berlusconi sia deluso da Lei», dice Verro. «Non gli piace la gestione della Rai, ma lei che c’entra, è lì da poco. In tre consigli d’amministrazione ha presentato tre diversi palinsesti. Sull’ultimo ho grandi perplessità. La storia per cui vogliamo approvare preventivamente ospiti e scalette di Floris, Fazio e Gabanelli non ha senso. Chiuderle? No, a meno che non ci siano seri problemi economici, come nel caso della Perego. Anche la Dandini ha conti malmessi, perde cifre enormi. Quanto a Santoro, se fosse rimasto gli avrei impedito di tenere Travaglio, che non è servizio pubblico».

Lorenza Lei deve effettuare molte nomine nei Tg (il Tg2 è vacante da mesi) e nelle reti. I direttori di queste ultime rischiano poteri dimezzati se riuscirà a unificare tutti i programmi di intrattenimento in una sola direzione. «Lei sa bene quel che può fare, ma anche quello che è meglio non fare», spiega Di Pasquale, «perché sa essere molto dura, però con i piedi per terra. In questi ultimi anni si è fatta apprezzare ma anche temere. Prende lei le decisioni, non è una yes-woman».

Dopo aver seguito i programmi per il Giubileo e Rai1, dal 2002 al 2006 Lei è stata capo dello staf di tre direttori generali: Agostino Saccà, il leghista Flavio Cattaneo e Alfredo Meocci. Ha assistito a trecento consigli d’amministrazione, conosce la Rai come le sue tasche. In più è cattolica, partecipa ai convegni del Vaticano e frequenta i cardinali più potenti d’Italia: Angelo Bagnasco e Tarcisio Bertone. Fu lei, prima di entrare in Rai, a organizzare la famosa mostra sulle icone russe nei Musei vaticani. Sul versante modaiolo, invece, nel ’91 curò l’evento «Valentino, 30 anni di magia».

Ci vorrà un po’ di magia anche per sopravvivere fra i trabocchetti e gli anfratti Rai. Dopo i lunghi regni dei dc Ettore Bernabei, Biagio Agnes e Gianni Pasquarelli, i direttori generali non sopravvivono più di due-tre anni. La Lei è diversa dagli ultimi due, il prodiano Claudio Cappon uomo del parastato Iri, e il berlusconiano Mauro Masi, gran manovratore del potere romano. Aziendalista, da cinque anni era «direttrice delle risorse tv». In pratica, ogni contratto e budget è passato dalla sua scrivania. Per far abbassare le richieste ad agenti e artisti pare abbia una tecnica infallibile: li fa aspettare ore senza aria condizionata d’estate e senza riscaldamento d’inverno. Per il produttore Bibi Ballandi «è una tosta, non ti regala nulla».

Si è subito scontrata con il potente agente Lucio Presta. Prima ha fatto trapelare che avrebbe cancellato i programmi di Paola Perego (fidanzata di Presta), di Lorella Cuccarini, e che avrebbe affidato il festival di Sanremo a Carlo Conti, sottraendolo a Presta. Ma di recente pare ci sia stato un riavvicinamento a Presta, che è anche agente di Roberto Benigni e altri importanti artisti. Per Lei, donna di numeri, pianificazioni, share e prodotti, in Rai non devono prosperare potentati.

Ma la Tv di stato, lo sanno tutti, non è una semplice azienda. È anche un ministero, un po’ come il vicino palazzo del Coni. E fra i più importanti di Roma. Quindi per guidare la Rai bisogna essere anche sperimentati politici, oltre che efficaci manager. Altro che Bocconi: chissà che a Lorenza Lei in questi giorni tormentati non venga buona soprattutto la laurea in antropologia filosofica...

Mauro Suttora
(hanno collaborato
Marianna Aprile e Tommaso Gandino)

Wednesday, June 24, 2009

Roberto Giovalli picchiato a Formentera

dal nostro inviato Mauro Suttora

Oggi, 15 giugno 2009

«Come sta, Giovalli?»
«Ho visto tempi migliori».
Secondo piano dell'ospedale di Ibiza. Roberto Giovalli parla a fatica, ma non ha perso il senso dell'humour. Lo hanno massacrato di botte nella sua isola di Formentera. È intubato. Occhi gonfi, viso irriconoscibile.
«Tornavo a casa da solo in auto verso l'una di notte. Erano in quattro. Ho avuto solo il tempo di scorgerne uno. Parlava spagnolo. Mi ha colpito in testa con un bastone grosso così. Poi mi hanno legato le mani con un filo della luce strappato all'entrata. Mi hanno avvolto la testa in un paio di miei pantaloni trovati in cortile. E hanno cominciato a colpirmi, in silenzio. Dappertutto: in faccia, sulla testa, sul corpo...»
Arriva un'infermiera, gli dà un aggeggio in cui deve soffiare e fare alzare una pallina. Serve per controllare i polmoni. Ha avuto un versamento, costole incrinate.

Questo 52enne piemontese, poco conosciuto al grande pubblico, è un monumento della tv italiana. Un quarto di secolo fa era accanto a Silvio Berlusconi. Le sue invenzioni geniali fecero decollare Italia Uno. Negli anni '90 mollò tutto ed emigrò a Formentera. Nel 2001 tornò in Italia per trasformare La Sette in un canale da 7-10 per cento: il terzo polo fra Rai e Mediaset, con Gad Lerner, Fabio Fazio e Luciana Littizzetto. La politica lo impedì.
Così Giovalli, intascati sette miliardi di liquidazione, è tornato nel suo paradiso terrestre. Dove legge, guarda film, macina decine di chilometri di footing. Ogni tanto qualcuno dall'Italia gli propone qualcosa (la presidenza di Federbasket), Berlusconi continua a corteggiarlo. Lui gentilmente rifiuta. Un intellettuale. Un originale. «Il Guru», lo hanno soprannominato i (tanti) amici di Formentera.

E adesso, il paradiso che per lui improvvisamente diventa inferno. Rapina? Giovalli teneva la porta di casa aperta tutto il giorno. Gli hanno rubato il portafogli, ma dentro non sono entrati. Messaggio mafioso, vendetta, regolamento di conti? Giovalli non ha mai avuto proprietà o iniziative economiche da queste parti. Dopo vent'anni è ancora in affitto. «Assieme ad altri aveva aperto un chiringuito, il 10,7 (l'altezza in chilometri dell'unica strada di Formentera), ma lo hanno subito rivenduto», ci dicono gli amici spagnoli e italiani al ristorante Sa Sargantana.

Mistero. Nessuno sembra voler male al mite Guru, qui sull'isola. «I picchiatori sono venuti da fuori», dice la Guardia Civil. Probabilmente sono scappati in motoscafo subito dopo la spedizione punitiva. Difficile e rischioso che si siano mescolati ai turisti dell’unico traghetto per Ibiza. O che abbiano pernottato nella piccola Formentera, dove gli alberghi si contano sulle dita di una mano. Forse erano qui da giorni, lo pedinavano.
Giovalli è un solitario, ma sempre circondato da amici. Quella era una delle poche sere in cui è rincasato da solo. Aveva una coppia di ospiti italiani in una dépendance a pochi metri da casa. Ma quando sono rientrati loro, più tardi, non si sono accorti di nulla. Li ha svegliati la Guardia Civil alle tre. Nel frattempo Giovalli, grondante sangue, era riuscito a slegarsi, a trascinarsi fino all’auto e a guidare verso la strada principale, dove ha chiesto aiuto.

Quindi gli aggressori venivano da fuori. Ma quanto fuori? Dalla rutilante Ibiza (le isole sono praticamente attaccate, mezz'ora di traversata), dalla Spagna, dall'Italia? Qual era il messaggio del commando? «Volevano ucciderlo», dice l'amico più allarmista, «se fosse stato solo un avvertimento avrebbero mirato a gambe e braccia. È stato molto fortunato. Lo ha salvato il suo fisicaccio compatto».

Formentera è già affollata in giugno. Dietro a Giovalli molti vip italiani l'hanno scoperta: Carlo Sama (ex impero Ferruzzi-Gardini), Cristina Parodi e Giorgio Gori, Rosita Celentano, Bonolis, qualche calciatore. Negli ultimi dieci anni sempre più italiani, sempre meno tedeschi. Ma la tranquillità di ex riserva hippy è rimasta. L’isola è il contrario della Costa Smeralda e della Costa Brava. Il massimo del glamour è un aperitivo al tramonto sulla spiaggia Tiburon. E il massimo trofeo dei paparazzi è stato proprio Giovalli nudista sulla sabbia.

Da un anno il Guru ha anche smesso di fare lo scapolo ad oltranza. Sta con la minuta Erika, ex compagna di Renzo Rosso, padrone della Diesel. Ma, pure qui, con discrezione: mai stato a casa di lei, mai incontrati i tre figli avuti da lei con l'ex.
Mistero. «Ho presentato denuncia contro ignoti», mormora sconsolato Giovalli.

Mauro Suttora