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Thursday, November 23, 2017

L'ultima bufala su Hitler



Desecretato un rapporto Cia del 1955: finta foto dalla Colombia

di Mauro Suttora

Oggi, 16 novembre 2017

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha fatto desecretare migliaia di documenti riservati della Cia (Central intelligence agency). Si aspettavano novità sensazionali sull’assassinio di John Kennedy. Ma la verità sull’omicidio di Dallas (22 novembre 1963) è probabilmente rimasta nei 500 «files» che Cia e Fbi hanno ottenuto di non divulgare ancora, in nome del «segreto di stato».

Però possiamo consolarci con un documento che riguarda un altro dei grandi misteri del ’900: la fine di Adolf Hitler. Non pochi, infatti, hanno sostenuto che il dittatore nazista sia riuscito a fuggire in Sud America nel 1945.

Siamo nel 1955. Il 29 settembre un agente col nome in codice Cimelody-3 viene contattato da un amico fidato che aveva lavorato sotto di lui in Europa. Cimelody non ne rivela il nome: scrive solo che risiede a Maracaibo (Venezuela).

Questa fonte racconta che nella seconda metà di settembre un certo Phillip Citroen, ex SS tedesco, gli ha detto che «Adolph [sic] Hitler è ancora vivo». Citroen lo avrebbe incontrato in Colombia, durante un viaggio di lavoro da Maracaibo come dipendente di una società olandese di trasporti marittimi. E si sarebbe anche fatto fotografare con lui, ma non gli mostra la foto.

Secondo Citroen Hitler lasciò la Colombia per l’Argentina nel gennaio del 1955. E non avrebbe più potuto essere processato come criminale di guerra, perché erano passati dieci anni dalla fine del conflitto.

«Sottrasse la foto»
Il 28 settembre l’amico di Cimelody riesce a sottrarre la foto di Citroen con Hitler. E il giorno dopo la mostra all’agente segreto statunitense. David Brixnor, capo della stazione Cia di Caracas, il 3 ottobre 1955 scrive nel suo rapporto alla sede centrale: «Naturalmente Cimelody-3 non è stato in grado di esprimere alcuna valutazione sulla possibile veridicità di questa storia fantastica. Tuttavia, ha preso in prestito la foto per farne delle copie, prima di restituirla al proprietario il giorno dopo».

Nella foto appare Citroen accanto allo pseudo-Hitler. Nel retro c’è scritto: «Adolf Schrittelmayor, Tunga, Colombia, 1954».
Che a Tunja nel dopoguerra si fossero rifugiati dei nazisti, è possibile. Ma che quell’ometto con i baffetti e i capelli ancora nerissimi potesse essere un 65enne Hitler, è assai improbabile. Infatti quel rapporto finì nella cantine della Cia, e fu riesumato nel 1963 solo per essere microfilmato e tornare nel giusto oblio. Soltanto uno stupido, infatti, avrebbe potuto conservare i baffi che lo identificavano immediatamente. E Hitler stupido non era.

Fantasie complottiste
Naturalmente sono stati decine gli avvistamenti del dittatore tedesco da parte dei più fantasiosi complottisti, fino agli anni 70. E c’era chi li prendeva sul serio. Per esempio Edgar Hoover, potente capo dell’Fbi  fino al 1972: faceva investigare a fondo su tutte le segnalazioni, provenienti soprattutto dal Sud America, dove in effetti trovarono rifugio diversi ex gerarchi nazisti. Anche il presidente Usa Dwight Eisenhower sospettava che il Führer fosse sopravvissuto.

Ma alla fine la verità più probabile è che Hitler sia veramente morto suicida nel suo bunker di Berlino il 30 aprile 1945, poche ore prima che arrivassero i soldati sovietici.
Stalin ordinò che i cadaveri del capo nazista e della sua Eva Braun fossero distrutti, per evitare che una eventuale tomba diventasse luogo di culto per i nostalgici. I sovietici diffusero la foto di un corpo prima che venisse bruciato. Ma pare che fosse quello di un sosia (che Hitler si teneva sempre vicino, per sviare gli attentati), perché i nazisti avevano già cremato il loro capo, come lui aveva ordinato.

Il cranio di una donna
I sovietici dicevano di aver conservato alcuni resti di Hitler. Lo scienziato statunitense Nick Bellantoni (Università del Connecticut) esaminò quei frammenti di teschio nel 2009: è risultato che appartenessero a una donna tra i 20 e i 40 anni. Il Führer ne aveva già 56 quand’è morto.
Mauro Suttora