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Monday, January 18, 2021

Razzi, Scilipoti, Casaleggio, Spadafora: trasformisti del terzo millennio

di Mauro Suttora


HuffPost, 18 gennaio 2021

Cos’hanno in comune coi grillini Antonio Razzi e Domenico Scilipoti, eroi eponimi del trasformismo?

Molto, scopriamo. Dopo un decennio usato dai 5 stelle per far carriera sventolando i loro due nomi, simboli del male, adesso i voltagabbana, trasformati in responsabili costruttori, risultano preziosissimi per conservare il proprio stipendio.

Ma sono sfuggite ai più due altre curiose coincidenze. Da chi furono infatti eletti deputati, Razzi nel 2006 e Scilipoti nel 2008? Da Antonio Di Pietro, altro ex moralizzatore. E chi organizzava la campagna elettorale online del suo partito, Italia dei Valori? La società Casaleggio&associati, che per portare quei due gentiluomini in Parlamento incassò un milione e mezzo di euro nel 2005-10. Provenienti dal finanziamento pubblico con cui Di Pietro pagava all’azienda milanese la gestione del suo sito (e pazienza se contemporaneamente, nel 2008, la Casaleggio organizzava con il nascente Grillo politico un referendum contro quello stesso finanziamento pubblico).

Ecco quindi che, grazie alla casa madre grillina, la contiguità e continuità fra i saltatori della quaglia del terzo millennio è assicurata.

Certo, Razzi&Scilipoti furono dilettanti al cospetto di Giuseppe Conte. Il nostro ineguagliabile premier infatti detiene il guinness mondiale del trasformismo. Non si rinvengono nella storia dell’intero pianeta precedenti di un premier passato direttamente dalla guida di un governo a quella di un altro di segno opposto. 

Andreotti nel 1972 presiedette una coalizione di centrodestra e nel 1976-79 sposò i comunisti, ma dopo un intervallo di quattro anni. E, anzi, fu scelto proprio grazie ai suoi precedenti non di sinistra per rassicurare gli elettori dc di destra durante l’abbraccio col Pci.

Il liberale tedesco Genscher nel 1982 terminò l’era del socialista Schmidt e inaugurò quella del dc Kohl rimanendo ministro degli Esteri. Ma non era premier.

Si parva licet, il sindaco psi di Milano Pillitteri nel 1987 passò da un’alleanza con la Dc al Pci. Però erano tradimenti locali.

Seconda connection con lo spensierato mondo delle giravolte: il ministro grillino dello Sport Vincenzo Spadafora da Afragola. Lui con il neoalleato Mastella sente odore di casa. Se non gli riesce l’impresa di far espellere l’Italia dalle Olimpiadi (perché ha tolto al Coni l’autonomia dal governo), recupererà almeno le comuni origini campane. La sua variopinta carriera inizia infatti da virgulto 24enne come segretario particolare del presidente regionale campano Andrea Losco (Udeur di Mastella). Poi plana ovunque, destra, sinistra, centro: eccolo alla corte di Pecoraro Scanio, Rutelli, Fini, Schifani, Carfagna, Montezemolo, finché atterra dal compaesano Di Maio. 

Spadafora è un prodigio di ubiquità. Infatti il titolo della sua autobiografia, inopinatamente pubblicata da Mondadori nel 2014, è “Manifesto di un Paese che non si tira indietro”.

Ora gliele tira addosso il grillino Di Battista, che poche settimane fa alludendo a Spadafora gemeva: “Rischiamo di finire come l’Udeur”. E non erano ancora arrivati i neoRazzi&Scilipoti a salvarli.

Mauro Suttora

Tuesday, January 10, 2017

I liberali non vogliono Grillo



MENTRE IL COMICO SVACANZA IN KENYA CON BRIATORE, I SUOI ADEPTI COMBINANO PASTICCI ALL'EUROPARLAMENTO

di Mauro Suttora

settimanale Oggi, 10 gennaio 2017

Come messaggio di Natale aveva propinato ai suoi adepti un Elogio della povertà anticonsumista dello scrittore Goffredo Parise. Salvo poi volare in Kenya, come ogni Capodanno, nel resort di lusso dove passa le vacanze con la moglie Parvin. 

Ma la lontananza dall’Italia non ha impedito a Beppe Grillo di fare notizia ogni giorno. Prima proponendo un’improbabile Corte popolare che dovrebbe processare i giornalisti. Accusati tutti, senza eccezioni, di dire bugie sul suo Movimento 5 Stelle, diventato ormai il secondo partito del Paese. Enrico Mentana, direttore del Tg7, annuncia querela e lui fa marcia indietro.

Subito dopo, dietrofront anche sugli indagati. Finora i grillini si scagliavano contro qualsiasi politico ricevesse un avviso di garanzia: «Dimissioni!». Se capitava a uno di loro, lo usavano per regolare conti interni: salvi i fedelissimi, condannati i dissidenti come il sindaco di Parma Federico Pizzarotti.

Ora che si profila un avviso anche per la tribolata sindaca di Roma Virginia Raggi (è ancora in carcere il suo braccio destro Raffaele Marra), contrordine: «Dimettersi non è più obbligatorio, valuteremo caso per caso». 

I grillini si sono evoluti da forcaioli a garantisti? Macché: «Non cambia nulla!», assicurano loro. Anzi: ora verranno giudicati direttamente da Grillo, che nelle faccende interne è capriccioso come un satrapo mesopotamico. E nulla di buono attende la povera Raggi: «T'appendemo per le orecchie ai fili de li panni», promette la bellicosa sorella della senatrice Paola Taverna.

Ultima giravolta: l’Europa. Di colpo la società Casaleggio organizza un voto on line, senza preavviso, sul passaggio dei 17 eurodeputati grillini dal gruppo più antieuropeista (dell’inglese Farage) a quello più europeista: i liberali. All’insaputa degli stessi eurodeputati. Votano sì appena 31 mila sui 130 mila iscritti. E alla fine la beffa: i liberali non li vogliono.

«Trasformista come Razzi e Scilipoti»

«Un trasformismo così non si vedeva dai tempi di Depretis, o del Mussolini passato dal socialismo al fascismo. O di Razzi e Scilipoti», commentano gli ex grillini epurati.

Ma al simpatico comico poco importa. L’importante è fare notizia. Ci riesce anche stando al caldo di Malindi, nell’appartamento in un resort di lusso acquistato qualche anno fa e intestato, pare, alla cognata. Quest’anno niente foto con Briatore. Ma Beppe ha sofferto lo stesso. Perché lui in realtà detesta l’aereo, in Costa Smeralda ci va sempre in moto con il traghetto. Vola in Kenya solo per amore di Parvin.
Mauro Suttora


Friday, May 25, 2012

il cerchio magico di Grillo

Movimento spontaneo di cittadini? Piano. Dietro al boom del Movimento 5 stelle c’è un’attenta strategia di marketing. E un “Richelieu”

di Mauro Suttora

Oggi, 16 maggio 2012

Il “Richelieu” di Beppe Grillo si chiama Gianroberto Casaleggio: possiede una società di marketing e strategie informatiche che gli cura il sito web. Non solo: i capilista alle elezioni sono stati selezionati dopo colloqui di ore nella sede milanese della società.

● Quindi, se i 5 stelle confermeranno l’exploit elettorale alle politiche fra un anno, le centinaia di nuovi e sconosciuti eletti non saranno stati scelti per caso, ma saranno il frutto di un’attenta regia.

● Casaleggio compare raramente in pubblico, ma è il principale consulente di Grillo. Ex di Egg Web, quando la società informatica di Telecom viene venduta nel 2004 Casaleggio si mette in proprio. Suoi collaboratori sono Enrico Sassoon, ex giornalista del Sole 24 Ore e direttore della Harvard Business Review, il figlio Davide, gli ingegneri Luca Eleuteri e Mario Bucchich. Nello stesso anno Casaleggio va da Grillo e riesce a entusiasmarlo sulle prospettive della rete.

● Fino a due anni fa la sua società curava anche il sito di Di Pietro (per 700 mila euro l’anno), oggi lavora in esclusiva con i 5 stelle.

● È prevedibile che nei prossimi mesi ci sarà un assedio al carro del vincitore, con tanti arrivisti che cercheranno di farsi eleggere con Grillo. Sarà compito di Casaleggio evitare infortuni come quelli di Scilipoti e De Gregorio, eletti deputati da Di Pietro prima di passare con Berlusconi.

Mauro Suttora

Wednesday, November 30, 2011

Bruciati da Monti

VOLEVANO ROTTAMARE MA SON FINITI ROTTAMATI

La nascita improvvisa del nuovo governo ha spento le ambizioni di molti: da Giorgio Gori, marito di Cristina Parodi, al sindaco di Firenze Matteo Renzi

di Mauro Suttora

Oggi, 23 novembre 2011

Matteo Renzi: chi se lo ricorda più? Solo un mese dopo, il suo meeting alla Leopolda è già dimenticato. Travolto da Mario Monti, che ha «rottamato» quelli che voleva rottamare lui.

Anche altri hanno sbagliato i tempi, presi in contropiede dal governo tecnico. Giorgio Gori, per esempio: la sua discesa in campo non era per fare il deputato. Ce lo vedete l'ex direttore delle tv di Berlusconi e produttore dell'Isola dei famosi a passare le giornate tra aula e commissioni?. Forse puntava alla Rai, ma ora è fuori gioco.

Domenico Scilipoti e i «responsabili»: di colpo non contano più nulla. Gianfranco Fini: non sa più che fare, dimettersi o non dimettersi, il suo partito al 3 per cento, si riavvicina a Berlusconi, Casini lo cannibalizza...
Ma anche il segretario Udc ha i suoi problemi, con il tesoriere del proprio partito accusato di avere preso una tangente da 200 mila euro per lo scandalo Enav (Ente assistenza volo).

Gli ex dc Giuseppe Pisanu e Claudio Scajola (Pdl), che aspiravano al ruolo di "pontieri" fra i due poli, ora rimangono nell'ombra.

Alessandro Profumo: l’«altro» banchiere (ex Unicredit) pronto per la politica, azzoppato dallo scandalo per la sua buonuscita e da un’inchiesta per frode fiscale, è stato superato in corsa da Corrado Passera.

Un po’ spiazzati sembrano anche Luca di Montezemolo e Emma Marcegaglia. La presidente di Confindustria, il cui mandato scade fra pochi mesi, era candidata a un ministero. Ma Monti le ha preferito i professori. Fra questi, tuttavia, non il rettore dell'università Bocconi Guido Tabellini, che alla fine è rimasto fuori dalla compagine di governo.

Mauro Suittora