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Wednesday, April 03, 2013

Diario di una senatrice a 5 stelle

COSA SUCCEDE QUANDO UNA DONNA QUALUNQUE, IMPIEGATA, CON UN FIGLIO DI 10 ANNI, ENTRA NEI PALAZZI DELLA POLITICA?
ECCO IL RACCONTO, GIORNO PER GIORNO, DI PAOLA TAVERNA

a cura di Mauro Suttora

Oggi, 27 marzo 2013

















Dallo scorso 15 marzo la Repubblica italiana ha una nuova senatrice: Paola Taverna, eletta nel Movimento 5 Stelle. Le abbiamo chiesto di scriverci il diario dei suoi primi dieci giorni in Parlamento. La Taverna è anche poetessa: nella pagina seguente spiega in versi perché i grillini non vogliono allearsi con gli altri partiti.

Lunedì 11 marzo: tessere gratis
Mancano quattro giorni all’inizio. Ogni senatore fa la foto ufficiale. Il fotografo mi domanda gentile: «Qual è il profilo che preferisce?» Scoppio a ridere: «E che ne so? Guarda che finora al massimo mi hanno fatto uno scatto col cellulare…».Poi ci danno le tessere per andare gratis in treno e aereo. L’unica che mi serve, però, non esiste: quella dell’Atac per bus e tram a Roma. Possibile che nessun senatore abbia mai preso i mezzi pubblici, nell’ultimo secolo?

Martedì 12: nel bus dei pellegrini.
Mentre pranzo, sms improvviso: incontro chiesto dal senatore Zanda del Pd, fra un’ora a palazzo Madama. Lascio l’auto in un parcheggio a pagamento alla stazione Termini (me lo rimborseranno?), prendo la 64, il bus dei pellegrini per San Pietro. C’è il Conclave, vanno a vedere le fumate in piazza.

Mercoledì 13: conto corrente e dolori
Devo aprire un secondo conto corrente dove mi accreditano lo stipendio. Da lì prendo solo 2.500 euro al mese. Tutto il resto (10 mila euro) lo diamo indietro, o se abbiamo spese le rendicontiamo pubblicamente con ricevute. Molti di noi ora hanno problemi di soldi, perché ci siamo autofinanziati la campagna elettorale, ridotti lo stipendio che prenderemo comunque solo il 20 aprile, e costretti a comprarci almeno una giacchetta per non fare la figura dei peracottari in aula. Perché si sa: devi essere modesto e non pretenzioso, povero ma dignitoso, cittadino ma onorevole... Mi sfugge qualcosa?

Giovedì 14: «Mamma mi vede in tv»
È la vigilia. Inutile fingere: sono emozionata. Sono entrata nei meetup di Grillo nel 2007, mai avrei pensato che saremmo arrivati qui. Mia madre ormai mi segue in tv: «So che non possiamo vederci, hanno detto che oggi pomeriggio avete una riunione».

Venerdì 15: «Mi tocca leggere i giornali»
Seduta inaugurale. Volevo invitare mio figlio, mia madre, mia sorella. Niente da fare: noi 5 Stelle siamo 54, ma ci hanno dato solo nove posti in tribuna. Assalti dei giornalisti. Prima non guardavo i quotidiani, ora ogni mattina leggo Corriere della Sera, Repubblica e Fatto.

Sabato 16: colpo di scena per Grasso
Eleggiamo il presidente del Senato. Noi votiamo il nostro Luis Orellana. Poi, ballottaggio fra i più votati: Piero Grasso (Pd) e Renato Schifani (Pdl). Facciamo una riunione e decidiamo a maggioranza di votare scheda bianca. Ma una dozzina di noi votano egualmente Grasso, temendo che Schifani possa farcela. Lì per lì non ci preoccupiamo molto: tranquillizzo qualche attivista che protesta sul mio sito Facebook.

Domenica 17: e-mail pazzesche
Scoppia il casino sui 12 che hanno votato Grasso. I nostri elettori sono severissimi. Io stessa ricevo e-mail pazzesche di gente infuriata solo perché non li ho condannati.

Lunedì 18: quanta strana gente vedo
Riunioni su riunioni. In più noi del M5S dobbiamo conoscerci, e abbiamo la regola della “condivisione”. In Senato mi metto le scarpe coi tacchi, ma presto le porterò da casa e le metterò solo all’entrata, togliendomi quelle da ginnastica. Certe Pdl hanno i tacchi più lunghi delle gambe. I loro maschi invece sembrano tutti agenti immobiliari lampadati. Quanta strana gente mi tocca vedere ogni giorno: Ghedini, il Nano, Schifani, Quagliariello, Calderoli, Scilipoti... Così, saremmo noi la notizia? Altro che «cittadini»: sembriamo un fenomeno da baraccone sbattuto sui giornali con la nostra normalità, che in questi Palazzi diventa diversità. Siamo i «diversamente normali»: una nuova categoria, come gli esodati.

Martedì 19: percorsi di guerra
Dopo vari esperimenti scopro che il tragitto più veloce Torre Maura-Senato è in auto fino a piazza Cavour, e poi a piedi. Non posso ancora entrare in auto in centro, il permesso Ztl è a pagamento. Me lo farò rimborsare. Oppure prendo il tram 14 della Prenestina. Ma è un macello.

Mercoledì 20: putiferio traditori
Riunione congiunta con i deputati M5S sui 12 senatori che hanno votato Grasso. Mi spiace per i due laziali, Giuseppe Vacciano ed Elena Fattori, mamma di tre figli: due ottime persone assolutamente in buona fede. Ma tutto finisce per il meglio, niente dimissioni o espulsioni. Se provi a dire qualcosa hai l’intero Paese pronto a tacciarti di tradimento se ti ha votato, o a farti una bella risata in faccia se nelle urne ha scelto Pdl (i Pd per ora stanno zitti perché ci corteggiano).

Giovedì 21: niente parrucchiere
Casa mia grida vendetta. Ore 23, sono tornata da venti minuti. La seduta di oggi è stata una pagina fantasiosa, per il concetto di democrazia che esiste in questo Paese. Siamo entrati in aula alle 15 e usciti a tarda sera. Io alle 21, sapendo già che avevamo la nostra Laura Bottici come questore. Potevano deciderlo a tavolino e risparmiavamo un sacco di tempo. Pd, Pdl, Scelta civica (Monti) e perfino la Lega Nord, che ha solo il 4 per cento, si sono spartiti i vicepresidenti... A noi, col 25 per cento, nessuno.
Il mio frigo è vuoto, neanche un formaggino. Mi accontento dei plumcake di Davide, che stasera è dal padre. Sì, lo so, non posso lamentarmi. E in perfetto stile “eletta M5S” mi rifiuto di andare dal parrucchiere del Senato, nonostante abbia perso sei ore a far nulla in aula: sarebbero state sufficienti per shampoo, colore e messa in piega. Non ho il tempo di andare a farmi i capelli dal mio in zona, quindi domani mattina per le foto di Oggi mi alzo alle 7 e mi lavo i capelli da sola.
Oggi abbiamo deciso chi va in quali commissioni. Ci siamo divisi fra ambiente, lavoro, istruzione, sanità, agricoltura... Per poi renderci conto che le uniche commissioni che contano sono affari costituzionali, finanza e bilancio.
Mi chiedo cosa riusciremo a fare per questo Paese. Mi domando se ormai il sistema non sia ormai troppo vittima di se stesso per essere cambiato. Sono solo stanca. Facciamo riunioni interminabili. Siamo felici perché abbiamo prodotto una interrogazione parlamentare. Ma gli altri ne hanno pronte nei cassetti tante da affogarci di carte inutili: i presidenti di commissione sceglieranno di volta in volta qualcosa che non ci consentirà di fare un bel niente. Basta, vado a dormire, domani è un’altra lunga giornata.

Venerdì 22: «Ho tempo per Davide»
Abbiamo eletto il candidato sindaco M5S per Roma, Marcello De Vito: voto a maggio. Conferenza stampa di presentazione alla Cae (Città dell’altra economia), nell’ex Foro Boario. Sono stata invitata col deputato romano Alessandro Di Battista e il capo dei consiglieri regionali laziali Davide Barillari. Il Senato oggi non ha sedute. Così ho tempo di andare a prendere mio figlio Davide a scuola.

Sabato 23: febbre psicosomatica?
Dovevo andare alla manifestazione per la bambina Sofia (cura con cellule staminali), però mi sveglio con un raffreddore pazzesco e 38 di febbre. No, oggi ho proprio bisogno di fermarmi un attimo.

Domenica 24: «Sono stanca!»
Sono passati solo nove giorni dall’inizio del mandato, ma a me sembra già un anno. Non ho più tempo per far niente: vita personale distrutta, tempi e ritmi assurdi, non a misura di una donna che deve badare anche a casa, famiglia e figli. Ho preiscritto il mio a una scuola media vicino a dove lavoravo prima, al Prenestino, per poterlo accompagnare al mattino. Ma ora che succederà? Come si dice: hai voluto la bicicletta? E mo’ pedala... Chissà dove arriviamo.
Paola Taverna
(a cura di Mauro Suttora)


’A coerenza
di Paola Taverna

E poi de punto in bianco lo trovi in televisione
ormai protagonista e non più spettatore
Te chiedi ancora confuso, perplesso e poco attento
com’è che un cittadino sia star de ’sto momento

Guardate che ’ste cose le dicevamo pure prima,
quanno facevate finta che fosse ’na manfrina:
non esistono partiti coi quali fare apparentamenti.
Credevate fossimo finti, coi nostri intendimenti?

Mo’ ve domandate perché nun cambiamo idea
perché se ostinamo convinti a anna’ dritti pe’ sta via
ma proprio nun ve sorge er dubbio giusto e sano
che ortre voi pajacci ce sta un popolo sovrano?

Ha detto a voce arta e senza esse frainteso
che dovete annà a casa tutti perché c’avete offeso
l’ha detto nelle urne usando lo strumento
der voto sano e libbero da ogni tradimento

E noi nun semo avvezzi a fa’ i vortagabbana
c’avemo messo er core… pe voi è na cosa strana
c’avete abituati a dì e non mantenere
che se l’artri so’ coerenti è n’attentato ar potere

Io vado a dormì tranquilla, ormai è arrivato er giorno
ch’entriamo nei palazzi, andata e poi ritorno
diremo a voce arta come avete gestito ’sto paese
tra privilegi, caste, festini e troppe spese

Dormite pure voi, se ancora ce riuscite
è in atto er cambiamento, e adesso lo sentite
fuori dai giochi sporchi, giornali e televisione
pacifica ed epocale... ecco la rivoluzione



Chi sono gli eletti 5 stelle

di Mauro Suttora

Oggi, 26 febbraio 2013

COMPONE SONETTI
Paola Taverna, 43 anni, Roma

«Me rappresento solo, de te nun c’ho bisogno
anzi me fai un po’ schifo
e me riprenno er sogno
ritrovo orgoglio, stima e pure convinzione
che sto cesso che me consegni
lo ritrasformo in nazione».

La senatrice Paola Taverna è la poetessa del movimento. I suoi sonetti in romanesco sono assai apprezzati dagli attivisti. Lei vive a Torre Maura col figlio di dieci anni («è la mia vita»), ed è orgogliosa delle proprie radici popolari. Si sveglia alle 5 per andare nel laboratorio medico dov’è impiegata.
Attiva dal 2007, non credeva ai propri occhi quattro mesi fa, quando le è arrivata l’e-mail di Grillo con l’invito a candidarsi: «I 5 Stelle sono l’unica e ultima possibilità per cambiare il Paese. Non voglio andare a fare giochi di palazzo, sarò solo la portavoce di semplici cittadini come me. So quanto è difficile e ingiusta la vita che ci costringono a fare».