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Wednesday, May 30, 2012

Elisa Di Francisca

RITRATTO DELLA FIORETTISTA ITALIANA, CHE VUOLE L'ORO ALLE OLIMPIADI DI LONDRA

di Mauro Suttora, inviato a Jesi (Ancona)

Oggi, 23 maggio 2012

Arriva all’intervista con un’ora di ritardo, in quello che gli jesini chiamano pomposamente Palascherma, ma che è poco più di una palestra. Però il suo sorriso è così splendente che si fa perdonare subito. «Sia puntuale almeno a Londra, con gli inglesi», le diciamo.

I suoi allenatori impazziscono. Perché Elisa Di Francisca è l’indisciplina in persona. Una volta a New York scomparve: «Ero solo andata in un museo dopo le gare, non ce la facevo più a stare solo in aeroporti, alberghi e palasport. Giriamo il mondo, ma non vediamo nulla».

Sono agli antipodi

Anche in questo Elisa è agli antipodi di Valentina Vezzali, la sua grande rivale. Tanto lei è impulsiva e irrequieta, tanto la Vezzali è rigorosa e determinata. «Vabbè, ma lei ha otto anni più di me, è sposata, ha famiglia. Non ci frequentiamo e non siamo amiche, ma non per antipatia. È una questione d’età, è proprio un’altra generazione».

Eppure ogni giorno entrambe vengono ad allenarsi qua, con il maestro Stefano Cerioni. E prima della Vezzali con i suoi 28 ori c’era Giovanna Trillini, otto medaglie in cinque Olimpiadi. Tre galline d’oro in un solo, minuscolo pollaio.

Cosa c’è nell’aria di Jesi che produce campionesse di fioretto a getto continuo? Solo 40 mila abitanti, sarebbe come se Mazzola, Rivera e Riva fossero nati tutti nello stesso paese. Naturalmente è arrivata una delegazione di cinesi per studiare il fenomeno. Sono ripartiti in silenzio.

«Chennesò, chevvedevodì?», ride Elisa, «forse il segreto è un buon maestro. Prima di Cerioni, pure lui due ori olimpici, c’era Ezio Triccoli. Per me c’è stato anche l’esempio di Giovanna e Valentina».

Padre siciliano, spirito bollente

O forse è il vino: verdicchio dei colli di Jesi, che su fino ad Arcevia sembrano ancora fare da sfondo ai quadri di Raffaello. Lei, la Di Francisca, ha padre siciliano e quindi sangue caldo. La sera va a ballare con gli amici al Noir, beve, ha un fidanzato con cui litiga, ai giornalisti dice che il sesso prima delle gare fa bene.

Tutto il contrario di quel clima allucinante, quasi da lager, che circonda altri sport, con atleti strappati adolescenti alle famiglie e in perenne ritiro mistico/monastico, con tanto di tabelle, diete, regole, divieti, psicologi, sponsor, agenti, manager, allenamenti opprimenti...

La Dieta a punti Elisa la segue, pesa 60 chili per 1 e 77 di altezza, 13 centimetri più di Valentina e 10 più di Margherita Granbassi, la fiorettista «bella» che dopo l’oro a squadre a Pechino è finita in tv a ballare sotto le stelle e con Santoro.

E tu, Elisa, stai per compiere 30 anni. Che farai da grande? «Metto su famiglia». Ma se con i fidanzati passi il tempo a litigare... «Perché finché faccio scherma è difficile conciliare le cose, so’ sempre via, un giorno a Budapest, l’altro a Shanghai, manco lo so io dove sono. E per fortuna che la scherma non è importante come il calcio, almeno posso camminare tranquilla per strada, senza che me fermano».

«Meglio la scherma dei soldi»

Per diventare famosa (e guadagnare) come la Pellegrini devi trovarti un fidanzato famoso col quale commettere turbolenze. «Ma a me va bene così, è mejo che la scherma non è importante, così non si perde il valore dello sport».

Di nuovo in finale con Valentina, il 28 luglio? «Speriamo. Basta che vinca io, però. E lo farò anche nel ricordo dell’amica Silvia Pierucci, fiorettista, arbitro e psicologa della nazionale».
In quei nove minuti di assalti le due nostre campionesse si giocheranno tutto: quattro anni di lavoro, il primo oro olimpico per Elisa. O l’ultimo per Valentina.
Mauro Suttora