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Wednesday, September 04, 2013

Brescia: l'avvelenamento Caffaro Snia

«Qui è tutto inquinato. Ma mi fanno pagare l'Imu»

«Ho dovuto ammazzare i bovini, non posso coltivare più nulla, nel sangue abbiamo pcb 15 volte superiore alla norma», dice il coltivatore Antonioli. Alle porte della città, parchi vietati e una causa da 4 miliardi

di Mauro Suttora - foto di Livio Senigalliesi

Oggi, 28 agosto 2013



Quattro miliardi di euro o un milione? Questa è l’astronomica differenza fra il costo della bonifica dell’area inquinata dalla fabbrica Snia Caffaro a Brescia, e quello che lo Stato spende ogni anno per eseguirla. A questo ritmo, i sette km quadri alla periferia della città torneranno puliti fra 4.000 anni.

L’impianto chimico ormai è chiuso, la Snia Caffaro è fallita da anni. Ma la micidiale eredità di pcb (policlorobifenili) e diossina con cui ha impregnato i terreni vicini per decenni rimane. Il commissario Marco Cappelletto ha chiesto agli ex proprietari (la finanziaria Hopa e alcune banche) un indennizzo di quattro miliardi, di cui 3,4 per danni ambientali. Intanto, il nuovo ministro dell’Ambiente Andrea Orlando (Pd) ha visitato la città e ha promesso di alzare la cifra che attualmente viene spesa per ripulire l’area.

A rischio la falda acquifera

Quel che è sicuro, è che finora tutti i cittadini danneggiati direttamente non hanno ricevuto un centesimo di rimborso. «Ho dovuto ammazzare e cremare le 21 bestie che allevavo», ci dice Pierino Antonioli, coltivatore, «perché la roggia dove la Caffaro scaricava ha inquinato i  miei sette ettari coltivati a mais e fieno. Da dieci anni non posso più produrre nulla, ho reddito zero, neanche una gallina. Ma l’Imu me la fanno pagare lo stesso».

I danni della Snia Antonioli li porta anche nel sangue: «Alle ultime analisi mi hanno misurato un tasso di pcb di 220. Sono contenti, prima era 300. Ma il limite massimo sarebbe 15. Perfino un mio nipotino, che non ha mai abitato qui, ha il pcb. Dicono che l’ha preso da sua madre, mia figlia, dopo che si è trasferita».

L’area inquinata è nella periferia Est di Brescia: un cono lungo sei chilometri sotto via Milano. I tre parchi delle vie Nullo, Sorbana e Passo Gavia hanno l’erba avvelenata, e così il campo sportivo Calvesi.

I terreni della fabbrica sono ovviamente quelli più inquinati: fino a 35 metri di profondità, come un palazzo di dieci piani di terra da portar via. Peggio dell’Ilva di Taranto. Le falde acquifere sono a rischio.
Fino a dieci anni fa nessuno sospettava nulla. Poi il professore e storico Marino Ruzzenenti ha scritto un libro sulla Caffaro, e il caso è esploso. 

L’impero Snia di rayon e viscosa

Dove finivano gli scarti industriali? Nelle acque di scarico e nella roggia Franzagola. La fabbrica Caffaro era entrata nell’impero Snia, quello che a Torviscosa (Udine) produceva la seta artificiale rayon. 

Negli anni Novanta la Snia era ancora un gigante da 9mila dipendenti. «Venne acquistata dalla Hopa di Emilio Gnutti», spiega a Oggi Ruzzenenti, «e nel 2004 fu divisa in due: da una parte la redditizia Sorin Biomedica, tuttora quotata in Borsa, dall’altra il bidone vuoto della chimica con la Caffaro. Che infine ha chiuso i battenti ed è stata messa in liquidazione».

Chi pagherà ora per la pulizia? Il commissario liquidatore vorrebbe rivalersi almeno in parte sugli ex proprietari. Ma sarà una causa lunga e difficile.

Intanto i 200 mila abitanti di Brescia (seconda città della Lombardia) convivono con una bomba ecologica. E dall'altra parte della città l'ex cava Antonioli, trasformata in discarica di cesio 137, minaccia le falde acquifere addirittura con radiazioni nucleari.
Mauro Suttora

Thursday, July 11, 2013

La naia dei ministri

VOGLIONO SPENDERE 12 MILIARDI PER GLI AEREI DA GUERRA F-35. MA QUANTI DEI NOSTRI MINISTRI HANNO FATTO IL MILITARE? SOLO DUE SU 15

Oggi, 3 luglio 2013

di Mauro Suttora

Su quindici ministri maschi, soltanto due hanno fatto il servizio militare: Mario Mauro, titolare della Difesa, e Flavio Zanonato (Sviluppo economico). Gli altri sono tutti riformati o imboscati. Uno ha assolto gli obblighi di leva nella Guardia di Finanza. Due obiettori di coscienza.

«Sono stato riformato per una miopia fortissima, sette gradi e mezzo, che poi ho cercato anche di correggere con un'operazione senza riuscirci»: così dichiara a Oggi il premier Enrico Letta

Il vicepremier e ministro dell'Interno Angelino Alfano dopo la laurea alla Cattolica di Milano è tornato nella sua Agrigento e si è subito dato alla politica: niente leva, consigliere regionale siciliano per Forza Italia a soli 25 anni. Stessa età del ministro per i Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini quando ottenne l'«avvicinamento» alla sua città, Ferrara: era già consigliere comunale Dc da due anni. Una legge permetteva a tutti gli eletti in politica di fare la naia vicino casa. Lui, assegnato in teoria all'artiglieria contraerea leggera, finì centralinista nel distretto militare a quattro passi dalla famiglia. Il giornalista Gianni Pennacchi (fratello dello scrittore Antonio) lo accusò di essere un «imboscato» quando scoprì che dormiva in caserma un solo giorno alla settimana.

«Ho svolto il servizio civile alla cooperativa universitaria Studio e lavoro di Milano: 18 mesi nel 1982-83», ci dice Maurizio Lupi, ministro delle Infrastrutture. Obiettore di coscienza anche Andrea Orlando, spezzino, ministro dell'Ambiente. Quello degli Affari regionali Graziano Delrio, invece, è stato esentato dal servizio perché allo scadere degli studi universitari (medicina, specializzazione in endocrinologia) era già padre di due dei suoi nove figli, quindi doveva mantenere la famiglia.

Riformati per ragioni di salute i ministri della Coesione Carlo Trigilia e della Cultura Massimo Bray («Non ho svolto il servizio di leva per importanti problemi di vista, a causa dei quali ho subìto anche due interventi»). 

Niente militare anche per Fabrizio Saccomanni (Economia), Enrico Giovannini (Lavoro) e Gianpiero D'Alia (Pubblica amministrazione). Fiero invece della propria naia nella Guardia di Finanza il ministro per gli Affari europei Enzo Moavero: «Dal 1977 al '79 ho prestato servizio con il grado di tenente, ricevendo un encomio solenne».

Alla fine, però, il militare nell'esercito lo hanno fatto solo il padovano Zanonato («Alpino, Car a Belluno e poi a Tarvisio, provincia di Udine») e Mauro (caporal maggiore di fanteria nel reggimento Col di Lana). 

L'unico che non ha risposto alla nostra richiesta d'informazioni è stato il ministro per le Riforme costituzionali Gaetano Quagliariello. Il quale però, in età di naia, era vicesegretario del partito radicale: cioè proprio degli antimilitaristi che nel 1972 ottennero la legalizzazione dell'obiezione di coscienza. Difficile, quindi, immaginarlo in divisa.

Come sono cambiati i tempi. Una volta il servizio militare veniva citato con orgoglio in tutti i curriculum vitae, alla pari della laurea. Ora invece l'unico che lo esibisce è Moavero. E dal 2005 il servizio di leva (militare e civile) non è neanche più obbligatorio.

Insomma, a giudicare dall'esperienza personale dei suoi componenti, l'attuale governo italiano è il più "pacifista" del mondo. Nonostante i controversi 12 miliardi di euro che vorrebbe spendere per acquistare dagli Stati Uniti 90 aerei da guerra F-35: l'unico ministro a esprimere qualche perplessità è Delrio. 
E le spedizioni militari all'estero da un miliardo l'anno (Afghanistan, Libano, Kosovo) sono state anch'esse ereditate dai governi precedenti senza discussioni.
Mauro Suttora