Wednesday, December 16, 2015

I babbi imbarazzano Boschi, Renzi e Lotti

Scandalo banche fallite: i tormenti della giovane ministra

ORA SONO I PADRI A IMBARAZZARE I FIGLI

Maria Elena Boschi attaccata per i maneggi del suo babbo, ai vertici dell’Etruria fallita. Ma anche Renzi senior, invece di godersi la pensione, inguaia il premier

di Mauro Suttora

Oggi, 16 dicembre 2015

Svantaggi della gioventù. Finora erano i figli a inguaiare i politici: Piccioni, Leone, Donat-Cattin, Bossi, Lupi. Ma quando i politici sono giovani, sono i padri che possono diventare imbarazzanti.

Maria Etruria Boschi: così ormai è soprannominata dai maligni la ministra più bella e potente nella storia d’Italia. Perché suo padre è stato per quattro anni consigliere d’amministrazione della banca Etruria, appena fallita con tre miliardi di buco. Ma soprattutto perché il «babbo” - come lo chiama lei, con affetto toscano - nell’ultimo anno era stato nominato vicepresidente.

Non che l’avesse raccomandato lei. Anzi. Quello era un posto che scottava. Nel 2014 la storica banca di Arezzo aveva già centinaia di milioni in crediti “incagliati”, di debitori che non potevano più pagare. Era sull’orlo del disastro, come il contiguo Monte dei Paschi di Siena.

Gli ispettori della Banca d’Italia, allarmati, avevano effettuato due ispezioni, sfociate in una maximulta di due milioni e mezzo di euro a 18 amministratori e sindaci di Banca Etruria per «violazioni di disposizioni sulla governance, carenze nell’organizzazione, nei controlli interni e nella gestione nel controllo del credito, omesse e inesatte segnalazioni alla vigilanza».
In particolare, Pier Luigi Boschi è stato condannato a pagare ben 144mila euro.

Nominato dopo di lei

Nel maggio 2014 il presidente multato è mandato via, sostituito da Lorenzo Rosi. Al quale viene un’idea: promuovere vicepresidente Boschi, la cui figlia poche settimane prima era diventata ministro delle Riforme nel governo Renzi. Un altro figlio lavorava da sette anni in banca Etruria (oggi si è dimesso), occupandosi proprio dei crediti “incagliati”.
 
Sembrava una buona idea: nell’Italia delle conoscenze, vantare una figlia ministro poteva contribuire alla salvezza della banca. Un qualche aiutino da Roma per l’istituto agonizzante, un po’ di benevolenza da Bankitalia e Consob.

Invece, niente. Le emissioni di obbligazioni (quelle oggi carta straccia) non riescono a raddrizzare il buco finanziario. Un anno fa Etruria è una delle dieci banche popolari italiane beneficiate dal decreto governativo che le trasforma in spa. Il valore delle sue azioni sale del 65% in pochi giorni. Ma nel febbraio di quest’anno la banca viene commissariata, e tre settimane fa arriva la liquidazione.

La promozione di babbo Boschi, imprenditore agricolo, dirigente di Confcooperative, democristiano da sempre e poi popolare-Margherita-Pd come Renzi, fu solo una captatio benevolentiae a fin di bene? Probabile. Ci fu un conflitto d’interessi per il decreto che fece aumentare le azioni? La famiglia Boschi ne possedeva, ma il valore era già crollato dai 17 euro l’una del 2007 a un euro. Quanto a movimenti sospetti o favoritismi per fidi concessi ad amici, i magistrati indagano.

L’imbarazzo, però, non è solo di Maria Elena. Anche il padre del premier Matteo Renzi riesce a metterci del suo. Dopo aver danneggiato la reputazione del figlio finendo indagato per la bancarotta della sua ditta (nonostante un mutuo da 697mila euro concesso da un terzo “papà debordante”, quello del sottosegretario Luca Lotti, anch’egli dirigente di un’altra banca locale toscana), ora si scopre che negli ultimi mesi l’iperattivo signor Tiziano si è messo in affari proprio con l’ex presidente di Etruria, il Rosi. E che scorrazza per tutta Italia, da Sanremo a Fasano in Puglia, per propagandarne i progetti di outlet.

Ma tutti questi ultrasessantenni ancora così vogliosi di far soldi non potrebbero pensionarsi, lasciando in pace i loro giovani virgulti premier, ministra e sottosegretario?
Mauro Suttora