Wednesday, June 25, 2014

Oasi di Sant'Alessio (Pavia)


Sant’Alessio (Pavia), giugno
Il momento più emozionante è stato l’anno scorso: «Dopo vent’anni di attesa, finalmente un gruppo di taccole ha nidificato nella torre», si entusiasma Harry Salamon. «Come nel ’92, quando duecento coppie di ardeidi decisero di fondare qui una nuova garzaia, il nido collettivo degli aironi. Era la prima volta che succedeva, in un luogo creato appositamente dall’uomo».

Siamo ad appena 25 chilometri a sud di Milano, nell’Oasi di Sant’Alessio. Bastano 40 minuti d’auto (un’ora con i mezzi pubblici) per entrare in un altro mondo. Fenicotteri e caprioli, aironi e cicogne, tucani e martin prescatori vivono in totale libertà nel loro habitat naturale. Niente gabbie. Ma i visitatori possono egualmente osservarli da vicino.

Attorno al castello medievale

Quarant’anni fa Salamon e sua moglie Antonia comprarono il castello di Sant’Alessio. Risalente ai longobardi, era stato ricostruito nel Quattrocento dal condottiero Franceschino Beccaria. Da qui l’armata dell’imperatore Carlo V nel 1525 si mosse per andare a sconfiggere i francesi nella battaglia di Pavia, che cambiò la storia d’Europa.

Oggi il castello, restaurato, è diventato il centro dell’Oasi naturalistica: dieci ettari di boschi, laghi, stagni e ruscelli. «Abbiamo applicato il sistema di Konrad Lorenz», racconta Salamon, «per reintrodurre specie animali in natura. Abbiamo rilasciato esemplari anche adulti che conoscono già l’ambiente dove vengono liberati. Così non sentono l’urgenza di andarsene subito, ma solo dopo aver conquistato le abilità necessarie alla vita selvatica».

La lista degli uccelli visibili a Sant’Alessio è lunga: picchi, sparvieri, upupe, sgarze, allocchi, civette, cardellini. Per brevi periodi falchi pescatori e di palude, astori, pendolini. E a terra conigli selvatici, lepri, scoiattoli, donnole, lontre. Fa impressione la quantità di animali che arrivano verso sera, per trascorrere la notte al riparo degli alberi. Che sono - apposta - abbandonati a se stessi.

«Salici e aceri, alberi dal ciclo breve, in questi quarant’anni sono giunti alla terza o quarta generazione. Lasciamo i tronchi sul posto per alimentare funghi e larve degli insetti», spiega Salamon.

I visitatori (il biglietto costa 13 euro, 10 euro fino ai 12 anni e per gli anziani nei giorni feriali. Orari: dalle 10 alle 17, fino alle 18 di sabato e domenica) percorrono camminamenti segreti che permettono di avvicinarsi a pochi metri dagli uccelli.  Nella tarda primavera ci sono centinaia di aironi. Per le scuole sono previsti corsi didattici sulla fauna nelle zone umide europee.
Mauro Suttora


ALTRE OASI VICINO ALLE GRANDI CITTA':


1) Macchiagrande e Vasche di Maccarese, Fiumicino (Roma): 310 ettari del Wwf, aperti ogni sabato e domenica dalle 10 alle 17, due visite guidate al giorno.

2) Giardino di Ninfa, Cisterna (Latina): giardino botanico e parco naturale Pantanello, 106 ettari di piante esotiche, lago, fiume Ninfa e un lembo di palude pontina ricostituita.

3) Cratere degli Astroni, Napoli: a pochi passi dal centro, è un vulcano spento che fa parte del più complesso cratere di Agnano, nell’area dei Campi Flegrei. È il più giovane dei crateri: con i suoi 3600 anni si estende per 247 ettari. Nel punto più basso del cratere si trovano tre laghetti con vegetazione tipica delle zone lacustri: canne, giunchi, tife e salici.
 
4) Oasi fluviale del Molino Grande, San Lazzaro di Savena (Bologna): tutela un tratto di bosco ripariale del torrente Idice. Alberi monumentali e nidi di rare specie di uccelli. Sentiero di 2 km lungo il fiume.

5) Ca' Roman, Venezia: all’estremità sud della laguna, di fronte a Chioggia. Oasi Lipu (Lega italiana protezione uccelli) con una straordinaria ricchezza faunistica. È su una delle più importanti rotte migratorie d’Italia: 190 specie d’uccelli censite la utilizzano in autunno e primavera per riposarsi e nutrirsi prima di riprendere il viaggio.

6) Cascina Bellezza, Poirino (Torino): quattro ettari a sud di Torino. Zona umida con rimboschimenti, siepi, prati e incolti che ospitano numerose specie.
 
7) Vanzago (Milano): uno degli ultimi boschi sopravvissuti nella pianura Padana. Oasi Wwf di 200 ettari con il Centro di recupero animali selvatici:  un vero e proprio ospedale.

No comments: