Wednesday, January 04, 2012

Elsa Fornero, superministra

CHI E' LA DONNA CHE FA ARRABBIARE SINDACATI E SINISTRA SULL'ARTICOLO 18

Oggi, 28 dicembre 2011

di Mauro Suttora

«Sono cieca, sorda e stupida». L’ha detto lei, per sfuggire alla selva di telecamere e fotografi che la assedia ogni volta che esce dal ministero. Citazione colta: sono le parole che usò ironicamente il filosofo Karl Popper per sottrarsi ai giornalisti.

Da un mese la professoressa Elsa Fornero è nel mirino. Di quotidiani e tv che vogliono intervistarla, ma anche dei milioni di italiani direttamente colpiti dalle sue stangate per ridurre il debito.

Le è bastata una settimana

Era da quarant’anni che i governi cercavano di abolire le pensioni d’anzianità (o meglio: di «giovinezza»), inopinato regalo tutto italico che permetteva a cinquantenni e anche pimpanti quarantenni di smettere di lavorare con sostanziosi vitalizi.

Poi è arrivata lei, la nuova superministra di Lavoro e Welfare (usiamo l’italiano: assistenza), e nel giro di una settimana ha decretato che non ci si pensiona più senza aver lavorato almeno 42 anni.

Natale rovinato per chi si apprestava a mettersi in quiescenza nel giro di pochi mesi. Ma, intimiditi da nuove parole come «spread» e agenzie di «rating», abbiamo ingoiato tutto. Anche la diminuzione del 6% per le pensioni superiori a 1.400 al mese, non più protette dall’inflazione per due anni.

Lacrime in mondovisione

Ci era diventata simpatica, però, quando l’abbiamo vista per la prima volta in tv. Perché ha singhiozzato e pianto quando ha dovuto pronunciare la parola «sacrifici».

«Quella sua foto in lacrime è finita in prima pagina su tutti i giornali americani», ci dice Annamaria Lusardi, docente alla George Washington University (Stati Uniti) e membro del comitato scientifico del Cerp (Centro ricerche pensioni), il think tank messo in piedi dalla Fornero all’università di Torino. «Rappresenta il travaglio di una persona che ha dovuto tradurre in pratica nel giro di soli sette giorni il lavoro di tutta una vita: quarant’anni di studi che l’hanno fatta diventare una dei massimi esperti di sistemi pensionistici a livello mondiale. Non so se gli italiani se ne rendono conto».

Poi però la Fornero ha affrontato un altro problema scottante del dibattito politico italiano: l’articolo 18 dello statuto dei lavoratori. Quello che in pratica rende non licenziabili i lavoratori delle aziende con più di 15 dipendenti. «Non è un totem», si era limitata a rispondere a una domanda del Corriere della Sera che la intervistava. Ma è bastato questo accenno a scatenarle contro i sindacati e i partiti di sinistra: «Respingiamo quest’attacco ai diritti dei lavoratori», le hanno subito risposto in coro. «Frignero», l’ha ribattezzata il sito Dagospia. «Non controlla i nervi, è un po’ oligofrenica», l’hanno insultata. «È anche paranoica», dopo che lei ha detto di essere rimasta vittima «di una trappola» del giornalista che la intervistava sull’articolo 18.

Insomma, la luna di miele si è prematuramente spezzata. Quella che sembrava l’Angela Merkel italiana, una zia severa che ci fa deglutire lo sciroppo amaro per il nostro bene, si è improvvisamente trasformata in una crudele Margaret Thatcher. E lei non ha migliorato la situazione andando a un convegno dei giornalisti solo per dir loro in faccia che sono privilegiati perché «vicini al potere» («Ruffiani», ha tradotto il manifesto).

A sinistra in politica

Ma chi è veramente Elsa Fornero? Molti dimenticano che l’unica esperienza politica della sua vita l’ha fatta a sinistra: consigliere comunale a Torino negli anni Novanta con il sindaco Valentino Castellani. «E, andando nel merito delle pensioni, ha riformato un sistema che privilegiava i ricchi, offrendo trattamenti d’oro ingiustificati», dice la professoressa Lusardi.

Da professoressa, la Fornero è convinta che basti «spiegare» le cose per farle capire e accettare. «Sono ingenua», ha ammesso. Ma la politica è diversa dall’accademia: tutto diventa opinabile, e non è detto che logica, onestà o buona fede alla fine prevalgano. «La Fornero difende gli interessi delle nuove generazioni rispetto ai privilegi delle vecchie», dice la professoressa Lusardi.

Soffre per le incomprensioni

Però i giovani, proprio in quanto giovani, poco s’interessano alle pensioni. E se vedono tagliare quella del nonno protestano comunque. Quanto all’articolo 18, difficile convincere che licenziamenti facili producano più assunti.

Lei, la determinata ma sensibile Elsa, soffre per queste incomprensioni. La attaccano perché la figlia 37enne Silvia Deaglio è docente alla facoltà di Medicina dell’università di Torino: la stessa della madre e del padre, l’insigne economista Mario Deaglio (fratello di Enrico, fondatore di Lotta Continua) già direttore del Sole 24 Ore e oggi editorialista de La Stampa. La criticano perché le ricerche di genetica della figlia sono finanziate dalla Compagnia di San Paolo di cui lei era vicepresidente, e che l’ha designata vicepresidente di Banca Intesa (guidata dall’attuale ministro Corrado Passera).

Ma dimenticano che Elsa è figlia di un operaio del deposito militare e di una casalinga, che si alzava all’alba per andare dal suo paese San Carlo Canavese a studiare ragioneria e poi economia in città grazie a borse di studio. All’istituto commerciale Einaudi era compagna di banco di Cesare Damiano, poi Pci-Ds-Pd, suo predecessore al ministero del Lavoro (2006-8) ma oggi suo avversario sulle riforme di pensioni e welfare, anche se deve votare sì per disciplina di partito.

Fosse per Elsa, tutto si risolverebbe davanti ai fornelli di casa sua, dove volentieri invita a cena i colleghi che diventano automaticamente amici. Da Mario Monti (che insegnò a Torino dal 1971 all’85) alla Lusardi, tante lodi ai suoi risotti. E lei parla di economia anche a tavola, e spiega, spiega, spiega...
Mauro Suttora

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