Monday, August 23, 2010

Reportage: Irlanda del Nord

IL CIELO SOPRA BELFAST

Un nuovo quartiere per celebrare i cent'anni del Titanic. Il vecchio mercato coperto tirato a lucido. Chef stellati acclamati da tutta Europa. Frotte di giovani che popolano storici pub e night club very cool. E la guerra civile? L'hanno messa al muro...

di Mauro Suttora

I viaggi del Sole, agosto 2010

Se arrivate a Belfast in aereo, controllate sul biglietto la sigla dell'aeroporto. Bfs? È quello internazionale. Qui giunge l'unico volo diretto con l'Italia, da Roma (Aer Lingus). Ma se provenite da Londra, ci sono buone probabilità che atterriate nell'unico aeroporto al mondo intitolato a un calciatore: George Best. Il campione nato a Belfast vinse Coppa dei Campioni e Pallone d'oro con il Manchester United nel 1968. Indisciplinato, geniale e alcolista, è morto nel 2005 a soli 59 anni, ma per gli inglesi è rimasto un idolo popolare amato quanto i Beatles. E in Irlanda del Nord lo è ancora di più.

Ora John Kindness, lo scultore che undici anni fa realizzò la statua più curiosa di Belfast, un salmone blu (Big Fish) di dieci metri a Donegall Quay sul fiume Lagan, ne sta preparando un'altra di George Best ad altezza naturale. Verrà collocata nel punto più bello della città, il prato davanti al palazzo del Comune, quando i nordirlandesi smetteranno di litigare anche sull'importanza di George Best, oltre che sull'altra celebrità contemporanea locale, il rocker Van Morrison, che però li ha snobbati trasferendosi in California.

Il sole dopo la tempesta

L'importante, intanto, è che abbiano smesso di combattere, i nordirlandesi. Tutte le guerre sono stupide, ma quella civile fra cattolici e protestanti, durata tre decenni (1968-98) e costata tremila morti, lo è stata in particolar modo. A noi italiani piace drammatizzare tutto, e abbiamo chiamato "Anni di Piombo" quelli del nostro terrorismo. I britannici e gli irlandesi, viceversa, amano l'understatement, e si riferiscono alla loro nuova e crudele Guerra dei Trent'anni semplicemente come The Troubles. Letteralmente: i problemi, i disordini.

Ora l'ex capo dell'Ira Martin McGuinness è vicepremier. Il capo del braccio politico Sinn Féin, Gerry Adams, pure lui accusato di terrorismo, è un rispettato parlamentare britannico. E l'ultraottantenne leader degli estremisti protestanti, il reverendo Ian Paisley, sta per essere nominato Lord dalla Regina Elisabetta. Il merito di aver messo d'accordo le opposte fazioni, per la cronaca, va all'ex presidente Usa Bill Clinton.

Oggi chi vuole rendersi conto dell'atmosfera cupa in cui l'Ulster era precipitato per tre decenni può effettuare un giro turistico fra i murales cattolici e protestanti nelle rispettive roccaforti, Falls Road e Shankill Road, alla periferia ovest di Belfast. Il muro che separa i quartieri adiacenti e diseredati è ancora in piedi, e gli slogan non sono affatto pacifici: dall'una e dall'altra parte, simmetricamente simili, abbondano le invettive militariste. Anche quando si commemorano Bobby Sands e gli altri suicidi tramite sciopero della fame del 1981. Ma è roba del passato. Merito anche dei tanti film (a cominciare da La moglie del soldato di Neil Jordan), libri (come Eureka Street di Robert McLiam Wilson) e canzoni ( Sunday Bloody Sunday degli U2) che hanno smitizzato le figure degli "eroi" violenti.

Così, dopo dodici anni di pace, oggi Belfast è ridiventata una tranquilla città di mezzo milione di abitanti, un po' irlandese e un po' britannica, non bella, ma affascinante, soprattutto se la si frequenta il venerdì e il sabato sera, quando i giovani invadono la scena. Con divertenti orde di ragazze rumorose e un po' brille che vagano per la città in minigonna e scarpe laccate dai colori fosforescenti. Il rock prevale sulle ballate tradizionali. Si fa amicizia subito con tutti, magari in piedi davanti al bancone, sorseggiando birra nelle serate affollatissime. Che però, almeno nei pub, terminano all'una di notte. Dopo, chi vuole proseguire la festa si trasferisce sotto il Merchant Hotel di Waring Street, dove c'è la discoteca migliore della città: Ollie's.

Appuntamento al pub

Le decine di pub continuano però a essere l'attrazione principale della città. I più caratteristici sono visitabili con un giro a piedi di due ore: il Pub Walking Tour (www.belfastpubtours.com, tel. 0044-2892683665, chiedere di Judy). Utile, anche perché alcuni dei locali migliori sono nascosti in vicoli secondari difficilmente scovabili senza una guida.
Il Morning Star in Pottinger's Entry, per esempio, nato già nel 1810, fu ristorante per marinai e posta per il cambio dei cavalli. Vicino, guarda caso, oggi c'è una sala corse e i clienti più assidui del locale sono proprio gli scommettitori. Il White's Tavern è invece il più antico: 1630. Nel Wine Cellar Entry suonano folk dal vivo. Mentre il Kelly's Cellars in Bank Street, datato 1720 e pieno di cimeli, espone la scritta in gaelico Céad míle fáite, centomila benvenuti.

Infine il John Hewitt (intitolato all' omonimo poeta, 1907-1987), in Donegall Street, nel quartiere studentesco dell'università dell'Ulster accanto alla severa cattedrale protestante di Belfast, St. Anne, che ha conquistato il titolo di miglior gastropub di quest'anno. Perché, al contrario di quello che si possa pensare, la cucina irlandese è squisita e molto raffinata. Qualunque cosa ci sia nel piatto: zuppe di pesce, di verdura o di cereali; salmone, nasello, o rombo; cozze o ostriche; filetto di manzo, agnello, anatra, coniglio, o vellutati e purè di patate; pane di cereali o bap, la pagnotta soffice di Belfast, o ancora le scones, le focaccine da imburrare.

E la nave va

Il gioiello di Belfast adesso è il cantiere del Titanic, dove cent'anni fa fu progettato e costruito il transatlantico. Da poco è visitabile sia via mare con un tour dal porto (www. laganboatcompany.com, tel. 0044-2890330844, partenze di fronte alla scultura Big Fish, chiedere del loquacissimo Derek), sia via terra grazie a un piccolo museo che sarà ampliato in vista del centenario del varo nel 2012.
Su quelli che una volta furono gli sterminati cantieri navali Harland and Wolff, con le loro due maxigru gialle soprannominate Sansone e Golia, sta sorgendo la città del futuro: quel Titanic Quarter, sulla Queen's Island, dedicato alla nave più conosciuta della storia, costruita qui a partire dal 1909 e affondata nel viaggio inaugurale per la nota collisione con l'iceberg.
Gli irlandesi ci tengono a precisare: «Quando salpò da Belfast era perfetta, tutta a posto. Non è colpa nostra se chi era al timone, guarda caso un inglese, il capitano Edward Smith, l'ha portata al disastro».

Il futuro oltre la crisi

Oggi Belfast non detiene più il primato mondiale per la costruzione delle navi da crociera, ma le gru all'opera ci sono lo stesso. Sono quelle che stanno costruendo il nuovo quartiere residenziale: un investimento da sette miliardi di sterline e di quindici anni di lavori per nuovi edifici nell'area portuale che era rimasta abbandonata. Certo la crisi si fa sentire e i lavori vanno a rilento, ma entro il 2012 dovrebbe essere pronto il nuovo, grande museo del Titanic, a forma di transatlantico, per festeggiare degnamente il secolo di un mito che continua a generare lavoro e intrattenimento.

E il restyling, si fa per dire, ha colpito anche un'altra icona cittadina, il St. George's Market , lo storico mercato coperto da poco restaurato, con banchi di formaggi, pâté, carne, pesce, bacon, salsicce, biscotti, dolci. Il suo fascino non è stato intaccato neppure dall' apertura di due sterminati centri commerciali moderni in centro, Victoria Square e Castle Court, con le loro centinaia di negozi e decine di ristoranti. Persino il tradizionale stile irlandese cerca venti di novità. Così Avoca (41 Arthur Street, tel. 0044-2890279950, www.avoca.ie), catena di boutique dell'orgoglio tessile made in Ireland, dagli abiti all'arredamento, indugia tra stampe e colori di tendenza.

Per finire, vale la pena recarsi appena fuori città e vedere il palazzo di Stormont. Enorme, inversamente proporzionale al numero di abitanti dell' Irlanda del Nord (appena 1,7 milioni), fu costruito dagli inglesi come ostentazione del loro potere dopo l' indipendenza del resto d' Irlanda nel 1921. Volevano una copia del Campidoglio di Washington, ma dopo la crisi economica del 1929 l'edificio rimase senza cupola.


Tutta Belfast in 10 mosse

1. Donegall Square
Il grande prato rasato di fronte al palazzo del Comune, costruito in stile rinascimentale nel 1906 al posto dell'antico White Linen Hall, è più di una semplice distesa verde. Qui ci si sdraia a prendere il (raro) sole, ed è uno dei principali luoghi di ritrovo della città (www. gotobelfast.com). Sul lato nord della piazza, la Linen Hall Library è una vecchia e silenziosa biblioteca con visite guidate (www.linenhall.com).

2. Palazzo di Stormont
A 7 km da Belfast, è l'ex sede del Parlamento nordirlandese, e oggi ospita la Northern Ireland Assembly. Vicino all'edificio c'è il castello omonimo. Gli edifici sono chiusi al pubblico, ma il grande parco è aperto fino alle 19.30. Upper Newtownards Road, tel. 0044-2890520700.

3. The Crown Liquor Saloon
Il pub più importante della città, voluto da Patrick Flanagan nel 1885, all'interno di un edificio del 1826 in perfetto stile vittoriano con interni decorati in vetri e piastrelle colorate. Un vero monumento cittadino. 46 Great Victoria Street, tel. 00442890243187, www.crownbar.com.

4. St. George's Market
Lo storico mercato coperto è uno degli edifici più antichi della città. Quasi 250 negozi che vendono di tutto, dall'antiquariato alla frutta fresca. 12-20, East Bridge Street, tel. 0044-2890435704, www.belfastcity.gov.uk/stgeorge.

5. Victoria Square Un moderno shopping center che occupa un intero isolato con 50 negozi e 17 ristoranti. 1 Victoria Square, tel. 0044-2890322277, www.victoriasquare.com.

6. Castle Court
L'altro enorme centro commerciale è tristemente famoso perché subì ben nove attentati dell'Ira: cinque durante la costruzione e quattro dopo l'apertura. Un altro punto caldo della città. Si trova all' incrocio tra Royal Avenue e Berry Street (tel. 0044-2890234591, www.westfi eld.com/castlecourt).

7. Titanic's Dock
Un museo realizzato nei cantieri, allora tra i più grandi del mondo, che costruirono il Titanic a cui, in questa zona a un km a nord dell'Odyssey Arena, è dedicato l'intero quartiere. In attesa del 2012 e del centenario del transatlantico (tel. 00442890737813, www.titanicsdock.com e www.titanicinbelfast.com).

8. Le vie dei murales
Oltre 130 murales nella parte ovest della città che raccontano la guerra civile irlandese. Ci sono quelli dell'Ira in Falls Road, e quelli dei protestanti in Shankill Road. Tra i più famosi, il grande murale che ritrae Bobby Sands, l'attivista nordirlandese morto per lo sciopero della fame nel 1981. Si organizzano anche visite guidate (info, www. belfastattractions.co.uk/peacewall.php).

9. Quartiere Universitario
Un isolato su Donegall Street che a pochi passi riunisce tre icone cittadine: la Chiesa di Sant'Anna, la prima cattedrale protestante e quella che contiene la croce celtica più grande d'Irlanda; l'University of Ulster, un campus specializzato nell'insegnamento delle arti figurative, e il John Hewitt Bar, dedicato al famoso poeta socialista di Belfast e che ospita famosi artisti e musicisti locali (www.thejohnhewitt.com).

10. Ulster Museum
Nelle vicinanze della Queen's University, l'università più importante e famosa della città, l'edificio, che si trova all'interno del Giardino Botanico (da non perdere anche la Palm House, edificio interamente in vetro e ferro battuto), ospita il Museo Nazionale e le Gallerie d'Arte dell'Irlanda del Nord. Botanic Gardens, tel. 0044-2890440000, www.ulstermuseum.org.uk.


L'ARTE DI INVECCHIARE

È la distilleria di whiskey più antica del mondo. Anche di tutte quelle scozzesi. E attenzione: whiskey si scrive con la "e", all'irlandese. Fu nel 1608 che il signor Bushmills chiese e ottenne dal re Giacomo I la licenza. E oggi più di 100 mila turisti la visitano ogni anno. Si vede il malto essiccato in enormi forni chiusi, che poi va a fermentare mescolato a lievito e acqua di sorgente. Tre distillazioni invece delle due dello scotch, quindi invecchiamento nelle enormi botti. Dopo un'attesa che va da tre a ventuno anni, arriva il momento dell'imbottigliamento (con macchinari italiani). Durante la visita il profumo può dare alla testa. E alla fine c'è la degustazione, con assaggi paralleli di scotch e bourbon americano. Dal 2005 il whiskey Bushmills fa parte della multinazionale Diageo, che produce anche gli champagne Dom Pérignon e Moët&Chandon.
Per prenotare i tour guidati: tel. 0044-2820733218, www.bushmills.com. Si dorme e si mangia nell'adiacente Bushmills Inn, 9 Dunluce Road, www.bushmillsinn.com, tel 0044-2820732339.


I sentieri di san Patrizio

Dagli antichi conventi ai nuovi musei, dal cuore del Mourne ai villaggi costieri, gli itinerari per conoscere la regione settentrionale del Paese. Tra scogliere e seafood bar. Sulle orme del santo irlandese

Irlanda e san Patrizio, coppia inscindibile. Fiumi di birra nelle parate verdi del 17 marzo in tutto il mondo, ma anche percorso spirituale sulle orme del monaco che nel IV secolo cristianizzò l'isola del trifoglio. Si comincia da Downpatrick, a sud di Belfast, dove sorge il St. Patrick Centre (saintpatrickcentre.com), un museo interattivo con video che mostrano Patrizio che racconta la propria vita e grande schermo con filmati per completare la spiegazione. Vicino, c'è la sua tomba: una lastra di granito su un prato accanto alla cattedrale (protestante) di Downpatrick. Insieme al santo sono sepolte reliquie di altri famosi santi irlandesi, come Brigida e Colombano.

Ma per immergersi nell'atmosfera in cui fiorì il monachesimo di quell'epoca, conviene raggiungere la vicina isola di Mahee, nel grande golfo di Strangford Lough (20 km a sud di Belfast). Qui sorge la collina del Nendrum Monastic Site (ni-environment.gov.uk/nendrum), il convento più antico d' Irlanda, dove il custode Norman Patton, da Pasqua a settembre, illustra brillantemente la vita quotidiana dell' epoca. Ne rimangono pochi ma significativi resti, dopo la distruzione da parte dei Vichinghi prima dell'anno Mille.

La capitale ecclesiastica di tutta l'Irlanda (sud compreso), è invece Armagh, paese di 15 mila abitanti dove, su due colli, sorgono, una di fronte all'altra, le principali cattedrali irlandesi: una cattolica e costruita solo nel XIX secolo, l'altra protestante. Sono il simbolo della sanguinosa divisione di cinque secoli e sono state edificate qui, dove i primati d'Irlanda hanno sempre rifiutato di andarsene, e non a Dublino o a Belfast, perché qui si stabilì san Patrizio.

Accanto a quella protestante è consigliabile una visita alla Public Library (armaghrobinsonlibrary.org), fondata nel 1771, e custode della prima edizione dei Viaggi di Gulliver annotata da Jonathan Swift, che si può sfogliare.
Sempre a sud di Belfast, si trova la residenza georgiana di Hillsborough, sede del segretario britannico per l'Irlanda del Nord (detestato dai cattolici) e dei reali inglesi quando arrivano a visitare la loro parte di isola. Il parco è aperto al pubblico, e anche il villaggio omonimo merita una visita.

Ma per chi desidera una full immersion nella natura dell'Irlanda del Nord, c'è il Tollymore Park Forest, un immenso parco attrezzato sui monti Mourne con campeggio, centro outdoor e orto botanico (tollymore.com). Un vero paradiso per escursionisti e sportivi e per chi, come le scolaresche da Irlanda e Inghilterra, vuole provare una spedizione in tenda.

Arrivati sulla costa, Dundrum è la patria dei frutti di mare pescati nella baia di fronte. Ampia la scelta di seafood bars, tra cui lo storico Mourne (mourneseafood. com). Alle porte di Newcastle, c'è invece uno dei più caratteristici golf hotel della regione: lo Slieve Donard Resort, con l'immancabile spa (slieve-donard.hotel-rv. com).
Poco oltre il confine, che ormai non ci si accorge più di varcare se non fosse per il cambio sterlina-euro, il menhir celtico in mezzo al campo da golf del Ballymascanlon House Hotel, vicino a Dundalk, rappresenta l'attrazione nella contea di Louth (www. ballymascanlon.com).

Ma anche a nord di Belfast la costa nasconde meraviglie. Una strada panoramica tocca tutte le nove glens, le baie con villaggi storici fra cui Cushendun e Carnlough. Qui sorge il Londonderry Arms Hotel, costruito nel 1848 e comprato da Winston Churchill per trascorrervi le vacanze (glensofantrim.com). Verso Ballycastle, il paesaggio si fa sempre più scosceso. Dopo questa piccola cittadina dell'Antrim, c'è un ponte di corda sospeso a 24 metri sul mare tra pareti rocciose: il Carrick-A-Rede Rope Bridge, massima attrazione per grandi e piccini.

Prima di Bushmills, ecco la maggiore meraviglia naturale dell'Irlanda del Nord, le scogliere della Giant's Causeway: 40 mila rocce basaltiche esagonali alte fino a 160 metri. Qui le antiche leggende celtiche raccontano di giganti che lasciavano le impronte dei loro piedi camminando fra l'isola e la prospiciente Scozia.
Infine, all'estremo nord dell'Irlanda del Nord, il castello di Dunluce. Costruito nel XIII secolo dal conte dell'Ulster ma ormai abbandonato, divenne famoso in tutto il mondo nel 1973: quando i Led Zeppelin lo utilizzarono per illustrare la copertina del loro disco Houses of the Holy.

COME ARRIVARE

Aer Lingus (www. aerlingus.com) vola a Belfast International da Roma Fiumicino a partire da 50 euro.
Flybe (www.flybe.com) vola a Belfast City Airport da Milano Malpensa da 300 euro. Flybe ha anche voli interni da Belfast per Newcastle e altre città dell' Irlanda del Nord. Per i diversi collegamenti con treni e bus consultare il sito del turismo della città www.gotobelfast.com.

DOVE MANGIARE

James Street South
È il ristorante più alla moda di Belfast a due passi dal municipio. Il proprietario-chef Niall McKenna è stato incoronato dalla Bbc come il migliore dell'Irlanda del Nord. 21 James Street, tel. 0044-2890434310, jamesstreetsouth.co.uk. Menu a partire da 18 euro.

Ginger Bistro
Cucina elaborata dentro un locale chic ricavato nell' ex infermeria di un carcere: lombatina con insalata giapponese, wasabi e ginger, fi letto di nasello con insalata calda di patate e fagiolini. 7-8 Hope Street, tel. 0044-2890244421, www.gingerbistro.com. Menu da 7 euro.

McHugh's Bar
Uno dei migliori pub, fra la torre pendente del principe Albert e la statua del Salmone lungo il fiume Lagan. 29-31 Queen's Square, www.mchughsbar.com, tel 00442890509999. Prima colazione da 2,50 euro.

Bittles Bar
Alle pareti sono appesi due grandi quadri: uno ritrae sul bancone i maggiori scrittori irlandesi (Joyce, Oscar Wilde, George Bernard Shaw e Beckett), l' altro i due eroi moderni di Belfast (il calciatore George Best e il musicista Van Morrison). Ideale per uno spuntino. Victoria Square, tel. 00442890311088. Menu da 15 euro.

The John Hewitt Bar
Il miglior gastropub del 2010. Oltre a una ricca carta di birre e vini, fi letto di salmone alla griglia, agnello al cumino, maiale grigliato in salsa di pepe nero. A due passi dalla Cattedrale. 51 Donegall Street, tel. 00442890233768, www. thejohnhewitt.com. Menu da 8,50 euro.

Bar Retro
Nella piazza principale di Hillsborough, ottima cucina e ambiente raffinato. Anche per lunch fugaci. Si trova a 20 chilometri da Belfast. 3 The Square, Hillsborough, Contea di Down, tel. 00442892682985, www. barretrohillsborough. co.uk. Menu a partire da 20 euro

Manor Park
Il miglior ristorante irlandese 2010 è ad Armagh, dove, dal 1152, ci sono le dimore degli arcivescovi della Chiesa anglicana e di quella cattolica. Lo chef James Neilly prepara piatti ispirati alla cucina francese con ingredienti di stagione. A 55 km da Belfast. 2 College Hill, Armagh, tel. 00442837515353, www. manorparkrestaurant. co.uk. Menu a partire da 25 euro.

DOVE DORMIRE

Fitzwilliam Hotel
Un quattro stelle nuovissimo, elegante e centrale. Alla sera, il bar del pianoterra si anima di bella gente. Great Victoria Street, Belfast, tel. 004428 90442080, www. fitzwilliamhotelbelfast. com. Speciali offerte estive con doppia a partire da 127 euro.

Europa
L'hotel più famoso di Belfast, inaugurato quarant'anni fa e tristemente celebre perché fra il 1972 e il '94 l'Ira lo ha danneggiato con bombe per ben 33 volte. Ci hanno dormito Bill Clinton nel 1994, quando venne a siglare la pace tra gli irlandesi, e sua moglie Hillary nel 2009 come segretario di Stato. Great Victoria Street, tel. 00442890271066, www.hastingshotels. com/europa-belfast. Doppia da 170 euro.

Merchant Hotel
Una nuova estensione di questo elegante hotel in stile déco, con 38 nuove camere e una nuova lussuosa spa viene inaugurata nell'estate 2010. L'hotel ospita anche la discoteca Ollie's, la migliore della città. 35-39 Waring Street, tel. 00442890234888, www. themerchanthotel.com e www.olliesclub.com. Doppia speciale estate da 230 euro.

Slieve Donard Resort
Uno dei migliori golf hotel della regione, con tanto di bella spa annessa, vicino a Mourne Mountains e alla città di Downpatrick, nella contea di Down, sudest dell'Irlanda del Nord. A 250 chilometri da Belfast. Downs Road, Newcastle, tel. 00442843721066, www. hastingshotels.com/ slieve-donard-resort-andspa. Doppia a partire da 242 euro.

Londonderry Arms Hotel
Qui, in questo villaggio di pescatori, sulla costa della contea di Antrim, Winston Churchill passava le sue vacanze. A 46 chilometri da Belfast. 20 Harbour Road, Carnlough, tel. 0044-2828885255, glensofantrim.com. Doppia da 115 euro.

Mauro Suttora

Wednesday, August 18, 2010

Estate calda per i politici

Quest'anno tutti al mare (in attesa di votare...)

VACANZE AVVELENATE: I POLITICI NON SMETTONO DI DIRSELE E DARSELE

Non era mai successo: in pieno agosto governo e opposizione lottano ancora. Ma è soprattutto dentro la maggioranza che la guerra infuria. Così i potenti si rovinano le ferie. Ecco come

di Mauro Suttora

Oggi, 18 agosto 2010

Non era mai successo. Quest' anno la politica non va in vacanza. I politici, in teoria, sì: Gianfranco Fini ad Ansedonia (Grosseto), il presidente Giorgio Napolitano a Stromboli, Pier Luigi Bersani in Ogliastra (Sardegna), Massimo D'Alema a Gallipoli in Puglia dove come sempre troverà l'autoctono Rocco Buttiglione.

Ma, contrariamente agli anni scorsi, i problemi politici rimangono bollenti quanto il sole d' agosto. E continuano a occupare i titoli principali di giornali e telegiornali: «Tregua fra Berlusconi e Fini o rottura?». E in caso di rottura: «Il governo cade?» E se cade: «Un altro governo o elezioni?». E in caso di elezioni: «A novembre o a marzo?»

FERRAGOSTO IN CARCERE
Ormai siamo a Ferragosto. A fine mese, con i festival dei partiti e il meeting di Cl a Rimini, riprende la stagione politica. L'8 settembre riapre la Camera. Ma questa volta l'estate non placa le polemiche. Mai, nel recente passato, le fibrillazioni del Palazzo erano riuscite a fare notizia in modo così ossessivo. Viene registrato ogni sospiro di Italo Bocchino da Panarea, ogni vaticinio di Umberto Bossi dalla Valcamonica, ogni auspicio di Benedetto Della Vedova dalla contigua Valtellina. Il simbolo di questa frenesia senza soste è Silvio Berlusconi. Che rinuncia addirittura alle ferie, e a Villa Certosa (Porto Rotondo) preferisce Tor Crescenza (periferia di Roma). «Sempre di stracchino si tratta...», scherza qualcuno.

L'unico altro politico che rimane nella capitale, perché odia le vacanze, è Marco Pannella: passa come sempre il Ferragosto visitando i carcerati a Regina Coeli. Dovranno invece visitare il premier (non a Regina Coeli come auspicherebbe Antonio Di Pietro dal suo trattore a Montenero di Bisaccia, Molise) gli sfortunati collaboratori più stretti: Sandro Bondi e Denis Verdini pendolari dalla Versilia, Ignazio La Russa dalla Sicilia, Fabrizio Cicchitto pure lui ad Ansedonia, vicino di villa di Fini e Giuliano Amato.

Ma perché tutto questo tourbillon ? «Piaccia o no», risponde Ferruccio de Bortoli, direttore del Corriere della Sera, «alla maggioranza degli italiani sembra ancora piacere Berlusconi. La realtà è questa. Dunque, niente elezioni anticipate né altri governi». E allora, come se ne esce? «In un solo modo: con un accordo di legislatura fra tutte le componenti del centrodestra: Pdl, Lega, Futuro e Libertà di Fini». Possibile? «Obbligato».

Dissente il fondatore di Repubblica Eugenio Scalfari: «Le lingue dei politici sono biforcute per definizione, ma mai come ora il gioco degli inganni è stato lo strumento principe per la conquista del potere. Berlusconi è il figlio imbarbarito dell' antipolitica, del qualunquismo e dell' anarchismo. Inutile sperare di trasformarlo in un leader liberal-democratico».

INNAMORATO RESPINTO
Paradossalmente, concorda con Scalfari dalla sponda opposta di destra Vittorio Feltri, direttore del Giornale . Anche lui ritiene impossibile un accordo Berlusconi-Fini, perché quest' ultimo dopo l' espulsione dal Pdl «è come un innamorato folle respinto dalla fidanzata: si vendica uccidendola, poi si spara». Elezioni anticipate, allora? «Sarebbe la soluzione più corretta. Ma non è sicuro che Napolitano la adotti. Nulla gli vieta di tentare la formazione di un nuovo esecutivo con dentro tutti: Pd, Idv, finiani, Udc. Al Senato non avrebbero la maggioranza, perché Pdl e Lega conservano un senatore in più. Ma volete che i ribaltonisti non riescano a comprarsi un tizio qualunque per trenta denari?».

Intanto i ministri Alfano, Calderoli, Tremonti e Fitto preparano un accordo Berlusconi-Fini su quattro punti: giustizia, federalismo, fisco e Sud. «Un'intesa può essere raggiunta facilmente», sostiene De Bortoli, «tranne che sulla giustizia. Quello è uno scoglio difficilmente superabile. La saggezza suggerirebbe di accantonare le leggi ad personam e mettere al primo posto le esigenze dei cittadini».

Come la velocizzazione della giustizia civile: riforma auspicata anche da Adolfo Urso, viceministro finiano rimasto nel governo assieme ad Andrea Ronchi, e che per questo ha votato diversamente dai 43 fuoriusciti sulla mozione Caliendo. Ma ai berlusconiani stanno molto più a cuore la nuova legge Alfano (di livello costituzionale, dopo la bocciatura della Corte) per l'immunità delle alte cariche dello Stato, e quella sul processo «breve». «È proprio qui il nocciolo del problema: Fini spera che prima o poi le grane giudiziarie eliminino Berlusconi», dice Feltri.

«Sarà Bossi a decidere la partita», prevede Scalfari, «è lui a tenere in pugno il manico del bastone. La giustizia non gli interessa: per la Lega quella è solo merce di scambio, l'ha già ceduta a Berlusconi. I leghisti vogliono invece carta bianca sul federalismo e su fisco e Sud, che ne sono due sfaccettature. Sul federalismo Bossi non accetta condizionamenti».

In effetti, è da 23 anni - da quando entrarono per la prima volta in Parlamento - che i leghisti si battono per il federalismo. E ora che è in dirittura d'arrivo, se non lo ottengono o se lo vedono annacquato, tornerebbero a minacciare la secessione. Ma è difficile che i finiani, in buona parte provenienti dal Sud, accettino il federalismo, che inevitabilmente penalizzerà le loro regioni.

Quindi elezioni anticipate? I leghisti non le temono, i sondaggi dicono che farebbero il pieno al Nord. Anche a spese del Pdl. Quanto al Pd, è quello messo peggio, quindi farà di tutto per evitare il voto. Intanto, prosegue il martellamento dei giornali di Berlusconi contro Fini. «Cacciamo gli affaristi!», è lo slogan con cui il presidente della Camera ha aperto la campagna di iscrizioni per il suo nuovo partito, Futuro e libertà. Ma i berlusconiani gli rinfacciano la casa di Montecarlo lasciata ad An da una ricca ereditiera, e finita chissà come al fratello della compagna di Fini dopo un'apparente svendita a una società caraibica. L'estate è calda.

Mauro Suttora

Craxi, pagami gli alimenti!

LA TELENOVELA DI DUE DIVORZIATI FAMOSI

Laura D'Este, ex moglie del fratello di Bettino, accusa: «Antonio mi ha ridotta a farmi sfamare dalla Caritas. Mentre lui...»

di Mauro Suttora

Oggi, 18 agosto 2010

Lo dicono le statistiche: in tutto il mondo luglio e agosto sono i mesi più difficili per le ex mogli che ricevono gli alimenti dall'ex coniuge. Sarà per le spese da affrontare per mandare la nuova famiglia in vacanza, sarà per l'Irpef pagata in giugno, sarà per il rallentamento delle entrate in estate... Fatto sta che in questi mesi si impennano le denunce per i ritardi o i mancati pagamenti dell'assegno di mantenimento. Non fanno eccezione i nomi famosi.

«Sono disperata: ho chiesto alla Caritas che mi mandino qualche pacco di alimenti per poter mangiare. Non mi rimangono neanche i soldi per fare la spesa»: questa è la drammatica confessione che fa a Oggi la signora Laura D'Este, 70 anni. La quale non ha ancora ricevuto, dall'inizio di luglio, i 7.150 euro semestrali dovuti dall'ex marito Antonio Craxi.

SPOSATI NEL 1965
Non è la prima volta che il fratello dell'ex premier Bettino, noto soprattutto per la sua devozione al guru indiano Sai Baba, viene accusato dall'ex moglie (sposata nel 1965 dopo tre anni di fidanzamento) di ritardi nell'onorare gli impegni verso la ex moglie. Nel '95 la signora D'Este si rivolse proprio a noi per denunciare che il mensile di un milione e mezzo di lire veniva versato in ritardo. Ma che, soprattutto, non bastava a permetterle di vivere decorosamente, visto che doveva pagare più di un milione d'affitto per l'appartamento milanese in cui vive, in via Castelbarco.

Quindici anni dopo, ci risiamo. Nel frattempo, con le rivalutazioni per l'inflazione, il mensile è passato a 1.190 euro. «Che sarebbe anche una cifra accettabile», ci dice la signora D'Este, «se, come al solito, non ne dovessi pagare 770 per affitto e spese condominiali. E, con i prezzi di Milano, anche se mi trasferissi in una casa più piccola non potrei risparmiare granché».

Quel che fa imbestialire la signora è che, mentre lei è costretta in queste ristrettezze, il suo ex condurrebbe una vita più che agiata. Dice: «Antonio è proprietario di un'azienda agricola di dieci ettari a Magenta, in provincia di Milano: il club Modus Vivendi, con piscina, sauna, maneggio e una clinica di scienze ayurvediche. Mi ha sempre detto che non ha soldi, ma a me risulta che abbia anche uno yacht a Nizza e una villa vicino a Deauville in Normandia, non so se intestati a lui o alla sua nuova moglie francese».

Disgrazia nella disgrazia, alla signora D'Este la scorsa settimana si è incrinata una vertebra alzando un vaso sul balcone di casa: «I dottori mi dicono che devo mettermi un corsetto di ferro. Ma costa 600 euro, e io non me lo posso permettere. Così come anche molte medicine».

Dopo il sollecito e il precetto, la signora ha sporto querela-denuncia contro l'ex marito, col quale non parla da due anni.
«Ha detto a mio figlio, che è ormai grande, di mantenermi lui», accusa l'ex signora Craxi. «Ma mio figlio ha la sua famiglia a cui badare, non posso certo gravare su di lui. E ormai sono sola, non ho più parenti a cui rivolgermi».

FAMIGLIA BENE DI UDINE
La signora D'Este proviene da una famiglia benestante di Udine: padre medico, nonno magistrato. «Nel '62 studiavo lingue all'università Bocconi di Milano, ho conosciuto Antonio Craxi lì. È riuscito a laurearsi con il minimo dei voti. Allora non aveva il becco di un quattrino: veniva a prendermi con l'auto del padre, e poi si faceva pagare la benzina da me».

Quando avete divorziato?
«Nel 1975, ma eravamo separati già da sei anni. I dissapori cominciarono subito dopo il matrimonio. Litigavamo sempre più spesso, cominciò a mancarmi di rispetto. Avrei potuto tornare in Friuli dai miei con i bimbi piccoli e insegnare, ma lui me lo proibì: "No, i miei figli devono stare a Milano, altrimenti te li faccio portare via". Ho rinunciato perfino a risposarmi».

E lui si è risposato?
«Ha avuto quattro figli dalla sua nuova compagna francese, Sylvie. E il confronto fra loro e la vita che ha imposto ai nostri figli è penoso. Quando s' invaghì di Sai Baba andava parecchie volte all' anno in India. Solamente il costo dei suoi biglietti aerei sarebbe bastato a noi tre per vivere un anno intero».

Signora, non converrebbe dopo così tanti anni farsi liquidare dal suo ex con una somma una tantum e magari una casa di proprietà che le tolga almeno il pensiero dell'affitto?
«Lo avevo proposto ad Antonio quando l'ente che possiede questo palazzo vendette gli appartamenti, proponendoli innanzitutto agli affittuari. Lui ci pensò, sembrava fosse disposto ad acquistarlo e a lasciarmelo in usufrutto, ma poi non se ne fece nulla».

Molti ex trovano difficile pagare una grossa somma ogni sei mesi. Non vi converrebbe accordarvi per versamenti mensili o bimestrali, per non accumulare crediti troppo alti?
«L'importante è che paghi. Basterebbe che vendesse uno solo dei suoi cavalli. E io vado avanti cinque anni».

Mauro Suttora

Wednesday, August 11, 2010

parla Lele Mora

ERO IO L'IMPERATORE DELL'HOLLYWOOD

Oggi, 4 agosto 2010

Lele Mora, l’imperatore dell’Hollywood era lei.
«Per dieci anni, alla domenica sera, stavo seduto nel privé su una poltrona a forma di trono».

Perché?
«Un po’ per scherzo, un po’ perché venendo dalla campagna la cosa mi piaceva. Ma la vera ragione era un’altra».

Quale?
«Ricevo 500 mail al giorno di giovani che vogliono entrare nel mondo dello spettacolo. Impossibile trovare il tempo di incontrarli tutti».

E allora?
«Venivano loro lì. Così non c’era bisogno del richiamo di nomi famosi per riempire il locale. Bastavo io».

Le serate con coca di cui parlano Belen e la Ribas.
«Mai vista, la cocaina. Io sono assolutamente contro la droga. Neanche fumo e bevo».

Ha fatto tre mesi di carcere per cocaina nel 1989.
«Completamente prosciolto. Fu terribile».

Mai vista, allora, la coca?
«Vedo chi la vende e chi la prende, come tutti. Ti fermano addirittura per dartela, qui sotto in viale Monza come in corso Como».

Dilaga.
«È la piaga di questi anni. Ormai la prendono tutti, anche gli operai al sabato».

E quindi?
«Se chiudono l’Hollywood, dovrebbero chiudere tutti i locali del mondo».

Battaglia persa?
«Mai darsi per vinti. Io aiuto don Mazzi».

Erano complici anche vigili e poliziotti.
«Ci sono sempre gli insospettabili».

Tanto vale legalizzare.
«Non saprei prendere posizione, non sono un politico».

Almeno non ci guadagnano i mafiosi.
«È come per l’alcol».

Cioé?
«Vogliono chiudere le discoteche alle due. Ma i ragazzi bevono lo stesso, nei baracchini».

E attorno a lei?
«Ho allontanato dalla mia agenzia personaggi come la Ribas, la Lodo, la Fabiani».

Perché?
«Non c’era più feeling».

Diplomatico.
«Io ai miei ragazzi ho fatto solo del bene. Ma non tutti sono riconoscenti».

Corona?
«Ai figli si perdona sempre. Anche a quelli più ribelli».

Lo hanno beccato per la terza volta senza patente.
«Non è quello che vuol far credere di essere».

E cos’è, allora?
«Buono, furbo. E malato di denaro».

Siete accusati di Iva evasa su 17 milioni.
«Lui non so. Io per fatture di poche centinaia di migliaia».

Come vanno gli affari?
«Non tanto bene».

Dopo Vallettopoli del 2007?
«Ero crollato da 50 a uno. Trent’anni di lavoro distrutti».

L’hanno abbandonata in tanti?
«No. Molti li ho lasciati io. Ora curo 80 artisti».

Gli addii più dolorosi?
«Simona Ventura e Valter Nudo. Lei dopo 14 anni. Lui mi ha tradito tre volte».

In che senso?
«Se n’è andato, non ha combinato niente, è tornato, l’ho ripreso in agenzia, l’ho rilanciato, mi ha mollato di nuovo».

Chi le è stato fedele?
«Tanti: la Ferilli, Ornella Muti, De Sica, D’Eusanio, Yespica. E poi Casalegno, Caldonazzo, Platinette, Remo Girone...»

Ora come va l’agenzia?
«Ci stiamo riprendendo, ma che fatica».

Questo suo ufficio brilla sempre.
«Lavoro come un matto. L’altra sera ho inaugurato un casinò ad Abbazia, in Croazia. Dodici ore d’auto. Ieri a Verona e poi a Bari».

Stanno finendo gli anni Zero. Lei, con Briatore, è stato il simbolo del decennio.
«Ho creato e lanciato tanti sconosciuti. A Belen ho dato il permesso di soggiorno, era clandestina. E poi la Falchi...»

Metà dei personaggi tv erano suoi.
«Anche tre quarti».

Si pente di qualcosa?
«Ho gonfiato anche “fenomeni” che non sanno fare niente. Senza talento e cultura».

Lei invece colleziona lauree ad honorem, le vedo appese lì dietro.
«Due in Scienza della comunicazione. Un'altra me la stanno per dare a Perugia. E poi la mia».

In?
«Economia e commercio, a Bologna».

Era uno degli uomini più potenti d’Italia.
«I veri potenti sono altri: politici, industriali, banchieri».

Lei no?
«Ho solo lavorato tanto, cominciando da Patty Pravo e Loredana Berté negli anni ‘70».

Un drogato di lavoro.
«Ecco. Questa è la mia unica droga. Vivo per lavorare, invece di lavorare per vivere».

Si vede che le piace.
«Sì, ma ho trascurato la famiglia».

Se l’è portata dietro: sua figlia lavora con lei.
«Anche mio figlio e mio genero».

Quindi non si è mai sentito importante? Neppure sul trono?
«Una volta la mia faccia non la conosceva nessuno. Ora che è nota, non posso fare più nulla».

Cioé?
«Appena faccio pipì fuori dal vasino mi segnalano».

L’hanno segnalata con Berlusconi fra le guglie del Duomo, due settimane fa.
«Sono andato per il concerto di Aznavour. Mi ha invitato un mio amico imprenditore di Roma, anche perché costava duemila euro a biglietto».

Che fa, prende le distanze?
«Assolutamente no. Amo Berlusconi come imprenditore, politico e uomo di parola».

Vota Pdl?
«Politicamente sono mussoliniano, perché lo erano i miei genitori».

Quindi ha votato Storace.
«No. Mussoliniano, non fascista».

L’hanno vista a un comizio Pdl.
«Ho aiutato la campagna di due amici: Podestà per la provincia di Milano, e Giorgio Pozzi a Como».

Insomma, è di destra.
«Ma solo personalmente. Sul lavoro niente politica».

Bipartisan.
«Sì. Infatti la Ferilli è di sinistra».

Oggi è il 2 agosto. Vacanze?
«Detesto il sole. Per questo sono bianco come un latticino»

Mauro Suttora

Cocaina a Milano

DOPO IL SEQUESTRO DELL'HOLLYWOOD, VIAGGIO NELLE NOTTI BIANCHE DELLE DISCOTECHE

Oggi, 4 agosto 2010

di Mauro Suttora

È qui la coca? Mezzanotte, venerdì sera, Milano, parco Sempione. Nel ristorante della discoteca Old Fashion intime coppie e allegre tavolate stanno finendo la cena. Fra un po’ si sposteranno nel dehors sotto il bel palazzo in mattoni rossi della Triennale. Sta per cominciare la musica, o almeno quel ritmo di rumori ossessivi che l’ha sostituita nelle discoteche.

È il primo week-end di agosto, ma ci sono ancora giovani eleganti in giro per Milano. Gli argomenti di conversazione sono due: dove si va in vacanza, e l’Hollywood. Il locale più alla moda della città, appena chiuso per droga. Che ha fatto notizia non per la droga, ovviamente: quella scorre a fiumi e nei fiumi finisce, secondo le analisi delle acque del Po. Gira nei locali notturni dai tempi dello scandalo al Number One, via Turati, primi anni ’70. E non solo: «Diecimila dosi consumate ogni giorno a Milano, 15 mila nei fine settimana, anche da manager», calcola meticolosa la Asl.

Ora però per la prima volta un magistrato svela una verità più imbarazzante: spacciatori (di coca a 50 euro per sniffata) e protettori (di escort a 300 euro per notte) erano protetti da capi di vigili, poliziotti e dirigenti comunali. Quelli che danno le licenze, e le possono togliere in due minuti con qualsiasi scusa (lo storico Nepentha chiuso perché c’era troppa gente).

Come a Chicago sotto Al Capone, ormai in mezza Lombardia comandano i mafiosi: notizia di un mese fa. La ’ndrangheta non solo fa i miliardi con la droga, ma compra direttamente le discoteche e le usa per nasconderci le pistole dei suoi killer. Il tutto a pochi centimetri dai nasi e dai seni della gente più invidiata d’Italia: le donne più belle (Belen Rodriguez, Elisabetta Canalis, Fernanda Lessa), gli uomini più ricchi (industriali, politici, figli di papà), i calciatori più famosi.

Nella penombra attorno all’Old Fashion, e al vicino Just Cavalli, si aggirano arabi e sudamericani. Non spacciano: chiedono cinque euro a ogni auto che parcheggia. Entriamo. L’anno scorso l’Old Fashion, aperto anche d’estate perché provvisto di giardino, aveva aggiunto Hollywood al proprio nome, per indicare un gemellaggio con il più famoso locale solo invernale. Ora la scritta è convenientemente sparita. Sono rimasti gorilla e buttafuori, facce orrende ma necessarie anche per - in teoria - proteggere la «bella gente» proprio da spacciatori e altri malintenzionati. A meno che - come ha scoperto il pm Frank Di Maio - anche loro non facciano parte del «giro», coordinati da poliziotti fuori servizio in vena di arrotondare, offrendo ai clienti ogni piacevole illegalità e impunità.

Nessuna traccia di traffici strani nei bagni dell’Old Fashion. E ci mancherebbe, proprio in queste notti. Anzi, energumeni occhiuti controllano il viavai attorno ai bagni. Stessa scena, più o meno, negli altri sette locali che abbiamo visitato, fino alle quattro del mattino: Just Cavalli e Bar Bianco al parco Sempione, Crazy Jungle in via Cavriana, e all’Idroscalo il Jardin au bord du lac, Papaya, Borgo Karma e Solaire. Quest’ultimo, con una bella terrazza, riaperto e ripulito dopo la passata gestione delle cosche calabresi.

Migliaia di giovani arrivano in auto ogni venerdì e sabato sera, come in tutta Italia. Un’industria da centinaia di milioni di euro. All’Idroscalo servizi d’ordine numerosi ed efficienti chiudono un occhio ed entrambe le narici di fronte a qualche nuvola di fumo dolciastro proveniente da gruppi di ragazzi che spinellano. All’Idroscalo i «privé» (zona riservata per vip, poltrone solo a chi compra bottiglie di champagne da cento euro) sono una simpatica imitazione di quelli di corso Como. Ma ogni disco che si rispetti deve averlo, il privé, per sembrare esclusiva anche se frequentata da proletari, e mai nessun premier ci farà un salto come invece capitò all’Hollywood tre anni fa.

Nell’immenso parcheggio del Papaya, locale popolare per diciottenni dove si entra gratis senza consumazione obbligatoria da 15 euro (negli altri locali mai una ricevuta fiscale, ma questo è un altro discorso, o forse lo stesso), trovo infine un piccolo spacciatore. Gli chiedo cocaina. Ha solo hashish. Droga leggera. Sembra di tornare al liceo, trent’anni fa. È arabo, vuole 50 euro. Trattiamo, compro a trenta.

Niente di più libero e facile: è la farsa del proibizionismo. Che infatti sia a sinistra (Michele Serra) sia a destra (Sergio Romano) è in questi giorni definito inutile. Viene in mente Robert De Niro in C’era una volta in America. Ricordate? Quando il presidente Roosevelt legalizzò i liquori, lui e i suoi amici mafiosi si ritrovarono senza lavoro. E ora vogliamo creare disoccupazione, con la crisi che c’è?...
Mauro Suttora

Wednesday, August 04, 2010

Gemelli Mussolini

GRAZIE ALL' INSEMINAZIONE ARTIFICIALE, SI ALLARGA LA DINASTIA DEL DITTATORE

I due trisnipoti del duce, Marzio e Carlo, sono nati con le tecniche del professor Antinori. E la bisnonna era Edda Ciano, figlia di Benito. Che sulla procreazione assistita, già allora diceva...

di Mauro Suttora

Oggi, 4 agosto 2010

Siamo ormai arrivati alla quinta generazione di Mussolini. Ma avere fra le mani il Dna di Benito fa sempre un po' impressione. È quel che è capitato al professor Severino Antinori, il medico italiano famoso per le tecniche di fecondazione artificiale, che ha favorito la nascita di Marzio e Carlo Ciano, trisnipoti del duce. Eccoli qui felici e pasciuti, a otto mesi dalla nascita (il 21 novembre 2009 nella clinica romana Quisisana), in braccio al papà Pier Francesco Ciano.

Ciano ha deciso di chiamare uno dei due gemelli con il nome di suo padre Marzio, morto a soli 37 anni, e terzogenito della coppia composta da Edda e Galeazzo, ex ministro degli Esteri, una delle figure più controverse del regime fascista.

«I bambini sono nati all' ottavo mese», dice Ciano, «e alla nascita pesavano 2,7 chili e 2,3. Mia moglie Alessandra e io ringraziamo il ginecologo Severino Antinori. Edda e Galeazzo Ciano ebbero tre figli, ma solo mio padre ebbe degli eredi: me e mio fratello Lorenzo. Lorenzo non ha figli, mentre io e mia moglie ora abbiamo dato alla luce questi bei gemelli, che porteranno avanti la dinastia».

FIGURA CONTROVERSA

La dinastia Ciano, nel bene e nel male, ha fatto l'Italia del Novecento. A cominciare dall'ammiraglio Costanzo Ciano, nato a Livorno nel 1876 e autore della «beffa di Buccari»: con i suoi Mas (Motoscafi antisommergibile) assieme a Gabriele D'Annunzio riuscì a penetrare nel porto della flotta austriaca. Il che, dopo Caporetto, risollevò il morale delle truppe italiane. Sotto il fascismo fu ministro e presidente (di quel che restava) della Camera dei deputati.

Suo figlio Galeazzo, spavaldo e brillante, sposò nel 1930 Edda Mussolini, primogenita del dittatore, il quale nel '36 lo volle ministro degli Esteri. Filoinglese come i gerarchi più intelligenti del regime (Italo Balbo, Dino Grandi), Ciano cercò di tenere l'Italia fuori dalla guerra di Hitler. E per nove mesi ci riuscì. Ma nel giugno '40 Mussolini, visto il crollo della Francia, la attaccò.
Ciano divenne ambasciatore in Vaticano, dove ebbe stretti rapporti con il futuro papa Paolo VI, allora numero due della Segreteria di Stato. Il 25 luglio '43, durante l'ultimo drammatico Gran Consiglio, Galeazzo Ciano tradì Mussolini, votandone la richiesta di dimissioni che fece cadere il regime. Per questo pagò con la vita nel gennaio successivo: venne fucilato a Verona, nonostante la moglie Edda implorasse la grazia presso il padre.

Una vicenda da tragedia greca, che vide spendersi e spegnersi Edda, figlia prediletta del Duce, donna anticonformista, spregiudicata e moderna. «Ho sottomesso l'Italia, non riuscirò mai a sottomettere mia figlia», disse di lei Mussolini.
Dopo la guerra Edda girò il mondo, sempre irrequieta, pur badando ai tre figli: Fabrizio, Raimonda (detta Dindina) e Marzio. Marzio, nonno dei gemellini, si sposò con Gloria Lucchesi, ma tre anni dopo la nascita di Pier Francesco si separò. Morì nel '74, ventun anni prima di sua madre Edda.

A causa della distanza fra la nascita di Edda Mussolini e quella di suo fratello Romano, venuto alla luce 17 anni dopo, negli stessi mesi del '62 in cui Romano ha avuto da Anna Maria Scicolone (sorella di Sophia Loren) la figlia Alessandra (oggi deputata Pdl), è nato anche Pier Francesco Ciano, che appartiene però alla generazione seguente.

Ma cos'avrebbe detto Benito della procreazione assistita con la quale sono venuti alla luce questi suoi trisnipotini? Può sembrare una curiosità balzana. Eppure la risposta, incredibilmente, c'è.
Il 28 novembre 1939, Mussolini disse queste parole alla sua amante Claretta Petacci, che le trascrisse nel proprio diario (desecretato da poco dall'Archivio di Stato, e pubblicato da Rizzoli nel 2009 in Mussolini segreto): «Cara, hai veduto l'incubazione meccanica? Cioè il toro monta una bestia finta, raccolgono il liquido, e con quello rendono incinte altre bestie. Il toro è un bel po' stupido, non si accorge. [...] Guarda le foto. A me fa un certo effetto, anche a te vedo. Sì, è brutto, la natura va rispettata anche per le bestie. pensa che hanno fatto lo stesso anche con delle donne. Per esempio, una non poteva avere figli col marito. Si faceva iniettare lo sperma di uno qualunque e rimaneva incinta. Uno in America fece la prova di dieci o quindici sperma prima di iniettarli alla moglie. Nauseante».

Ma Mussolini si riferiva alla fecondazione assistita «eterologa». Questi gemellini Ciano, invece, sono nati regolarmente fra marito e moglie.

Mauro Suttora