Wednesday, April 07, 2010

Terremoto, un anno dopo

BILANCIO: 40 MILA SENZATETTO SISTEMATI, 27 MILA RIENTRATI A CASA

L’Aquila, 2 aprile

di Mauro Suttora

Sono pochi o tanti i 7.300 abruzzesi che a un anno dal terremoto sono ancora costretti a stare in albergo? Tanti, se si paragona questa cifra ai terremoti precedenti. Soprattutto al Friuli, dove nel 1977, dodici mesi dopo il sisma quasi tutti i terremotati avevano un tetto, definitivo o provvisorio.

Ma in Abruzzo è differente. Per la prima volta è stata distrutta un’intera grande città, L’Aquila, che ha 80 mila abitanti e 20 mila studenti. In Friuli, Irpinia e Umbria furono colpite zone estese, ma non densamente popolate. E accanto a paesi di mille o cinquemila abitanti è facile ricostruirsi una casa o installare un prefabbricato. Impossibile invece riparare in tempi brevi L’Aquila con i suoi 170 ettari di centro storico.

«Che almeno ci concedano l’accesso alle nostre vecchie case, se non sono lesionate gravemente», urlano gli aquilani. Come nel resto d’Italia, se sono di sinistra danno la colpa a Silvio Berlusconi per quel che non ha fatto. Se sono di destra, invece, lo lodano per quel che ha fatto.

C.A.S.E, Map e roulottes

E cioè: 13.400 sistemati nelle Case, che non vuol dire solo «case», ma anche «Complessi antisismici sostenibili ed ecocompatibili» (i burocrati non temono il ridicolo delle loro sigle). Poi ci sono i Map (Moduli abitativi provvisori), ovvero le casette di legno donate dalla Croce Rossa e installate dalla protezione civile di Trento, dove stanno in 4.300. E infine altri 15 mila ospiti di parenti e amici, in case o roulotte. Totale, compresi gli alberghi: quarantamila.
Un anno fa furono in 67 mila a rimanere senza un tetto. La differenza (27 mila), sono i fortunati che hanno potuto rientrare nelle proprie case, perché i danni sono stati lievi e riparabili.

«In tenda, ma al paese»

«Ma non è solo il problema di chi ha un tetto o di chi non ce l’ha: io, con la buona stagione, preferirei tornarmene in tenda al paese mio, accanto alla mia vecchia casa, piuttosto che stare in albergo sulla costa, a ottanta chilometri da dove lavoravo e avevo famiglia e amici, e a morire di noia», ci dice Settimio Antonelli, giardiniere di San Gregorio (L’Aquila). «Certo, qui è tutto pagato, vitto e alloggio, stiamo benissimo, fin troppo. Ma per quanto tempo?».

Il problema di Settimio è quello di altre decine di migliaia di abruzzesi: oltre alla casa, hanno perso anche il lavoro. Perché chi ha voglia di farsi potare il giardino della villa o di piantar fiori, oggi in Abruzzo? E come fanno a riaprire i negozi e i ristoranti dell’Aquila, nella zona rossa dove non si può neppure entrare?

Con l’arrivo della primavera sono fiorite le manifestazioni: prima quella «delle chiavi», con gli abitanti che volevano accedere alle proprie case; poi quella «delle carriole», per sollecitare almeno a sgomberare le macerie.
Nessuno s’illuda: tutti, dal sindaco di sinistra al presidente della regione di destra, non osano dirlo, ma sanno che prima di rivedere il centro dell’Aquila ci vorranno cinque anni. E nel frattempo, prefabbricati.

Coppito, cuore pulsante

Come quelli di Coppito, che da frazione della città si è trasformata nel suo cuore pulsante. Oppure Bazzano, dall’altra parte dell’Aquila, accanto a Onna. Qui una delle palazzine di tre piani con 28 appartamenti ciascuna inaugurate a novembre da Berlusconi con la fanfara è stata finanziata con due milioni e mezzo raccolti dal Corriere della Sera.

Gli italiani sono stati generosi con gli abruzzesi. Come mostriamo nella tabella qui sotto, sono stati 69 i milioni di euro raccolti dai privati. Solo una goccia, di fronte ai cinque miliardi che- si stima - costerà l’intera ricostruzione. Ma gocce preziose, perché raccolte una ad una con gli sms e i vaglia di ciascuno di noi.
Su questi fondi vigila l’ex presidente del Senato Franco Marini con un comitato di garanti. I tre milioni di Porta a Porta sono serviti a ricostruire l’asilo del paese martire di Onna.

Chiese e ambulatori

Una cinquantina di milioni sono stati affidati alla Protezione civile. Paganica avrà un ambulatorio/consultorio, a Pagliare di Sassa verrà costruito un centro per disabili, e nove milioni si ripristinerà la mensa di Celestino (dove i poveri mangiano gratis), la chiesa e il convento dei cappuccini.
Intanto molti ospiti degli alberghi sulla costa fanno i pendolari: ogni giorno in treno su e giù da Pescara all’Aquila. Per non morire di nuovo.
Mauro Suttora

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