Thursday, September 10, 2009

Italia seconda al mondo nell'export di armi

CLAMOROSO: PER LA PRIMA VOLTA SUPERIAMO RUSSIA, FRANCIA, GRAN BRETAGNA, CINA E GERMANIA. IMBARAZZO A SINISTRA

di Mauro Suttora

Libero, 10 settembre 2009

L’Italia balza al secondo posto nella classifica mondiale delle esportazioni di armi. È questo il clamoroso dato contenuto nell’ultimo rapporto del Congresso Usa, che ogni anno calcola l’export bellico. Nel 2008 le aziende italiane (quasi tutte del gruppo pubblico Finmeccanica) hanno firmato contratti per 3,7 miliardi di dollari, più che triplicando il risultato dell’anno precedente. Siamo superati soltanto dagli Stati Uniti, che con i loro 37 miliardi controllano più dei due terzi del mercato mondiale.

Per la prima volta nella storia l’Italia supera i tradizionali Paesi esportatori: la Russia innanzitutto, che si è fermata a 3,5 miliardi rispetto agli oltre dieci del 2007. Ma anche tutti gli altri concorrenti che ci hanno sempre sopravanzato: Gran Bretagna, che nel 2007 era terza con nove miliardi, Cina (quasi quattro miliardi), Francia (1,8 miliardi) e Germania (1,5). Due anni fa l’Italia si era fermata a un miliardo, settima in classifica.

Il mercato mondiale delle armi è caratterizzato da grandi fluttuazioni di anno in anno. La firma di una singola maxicommessa per centinaia di milioni basta a ribaltare le statistiche. Ma per l’Italia l’ultimo decennio è stato in costante ascesa: dai soli 200 milioni di dollari esportati nel 2000, ai 600 del 2004, fino al miliardo e mezzo del 2005. Anche il mercato globale si è espanso: l’export bellico totale è raddoppiato dai 28 miliardi del 2003 ai 60 del 2007. Nel 2008 la recessione ha ridotto del sette per cento i fatturati, facendoli scendere a 55 miliardi. E l’Italia ha approfittato del crollo dei concorrenti per piazzarsi al secondo posto.

Nessun organo di stampa italiano ha finora dato notizia dell’exploit, riprendendo lo scoop del corrispondente militare del New York Times Thom Shanker pubblicato il 7 settembre. Eppure anche l’Herald Tribune (edizione europea del quotidiano americano) ha ripreso l’articolo tre giorni fa. L’export di armi è infatti un argomento politicamente delicato, soprattutto a sinistra. Non fa piacere agli antimilitaristi sapere che sono soprattutto aziende statali a vendere sistemi d’arma italiani nel mondo. Anche sotto il governo Prodi.

Al primo posto si piazza Agusta con nuovi contratti per oltre due miliardi di dollari (soprattutto elicotteri alla Turchia), poi Alenia con 400 milioni e Oto Melara con 260. Seguono Fincantieri (230 milioni), Simmel (220 milioni in munizioni e spolette) e Iveco (160). Poi ancora aziende Finmeccanica: Selex (140 milioni) e Galileo Avionica (60). Infine Avio, Microtecnica e Selex Communications.

Pure nel settore “armi piccole e leggere” (pistole e fucili, anche da caccia e sportivi) siamo i secondi del mondo, superati solo dagli Stati Uniti. In questo caso i dati provengono dall’Onu, e risalgono al 2006. L’Italia ha esportato per 434 milioni di dollari. I nostri principali acquirenti sono Usa e Paesi europei. Leader mondiale è la bresciana Beretta, che è anche la più antica fabbrica d’armi al mondo: 2.500 dipendenti, fatturato sui 400 milioni di euro. La sua fabbrica in Maryland (Usa) sta sfornando l’ultimo ordine di 25 mila pistole M9 per l’esercito americano.

Gli Stati Uniti rappresentano la nuova frontiera anche per Finmeccanica. Il colosso guidato da Pier Francesco Guarguaglini (60 mila dipendenti e 15 miliardi di fatturato, non solo nell’industria bellica), al terzo posto fra le aziende europee del settore difesa, lo scorso ottobre ha acquistato la Drs, società di punta del complesso militare-industriale Usa, con i suoi diecimila dipendenti e tre miliardi di fatturato. È diventata così la prima al mondo per le tecnologie con i raggi infrarossi, sempre più utilizzate sui campi di battaglia.

Insomma, nel panorama di crisi dell’industria metalmeccanica italiana (meno 30 per cento nel primo semestre 2009), le fabbriche di armi lavorano a pieno ritmo. In totale, il nostro settore bellico produce per sette miliardi e mezzo di euro annui (metà per l’estero, metà per le nostre forze armate) e dà lavoro a 50 mila persone.

Mauro Suttora

10 comments:

lucabagatin.ilcannocchiale.it said...

Beh, già anni fa eravamo, se non ricordo male, il più grande esportatore di mine antiuomo...
L'Italia si fa conoscere al mondo quale Paese mite, del volemosebbene, ma sotto sotto....
Pecunia non olet.

PS: per me sarebbe legalmente impossibile.
Avendo fatto l'obiettore di coscienza mi è severamente vietato lavorarci in un'industria di armi, anche come semplice spazzino.

Mauro Suttora said...

luca, i tuoi massimi eroi (e anche miei) mazzini e garibaldi non erano nonviolenti

Unknown said...

però sei sempre stato molto critico con gli USA quando aumentavano le spese militari, e ora invece scopri che i tuoi massimi eroi erano non violenti ... bah!
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ps: ora che Facci non scrive più sul Giornale sai dove posso trovare i suoi articoli?
ciao

lucabagatin.ilcannocchiale.it said...

Nemmeno io lo sono !
Ho fatto l'obiettore solo per evitare la naja...chi mi conosce sa bene che non è il caso di farmi incazzare. :-D

Unknown said...

ops! errore .. volevo dire scopri che i tuoi massimi eroi NON erano nonviolenti.

lucabagatin.ilcannocchiale.it said...

Il limite dei radicali a parer mio è proprio la nonviolenza.

;-)))

Mauro Suttora said...

Facci ora scrive su Libero, se l'è portato dietro Belpietro.

La nonviolenza mi pare sempre il metodo di lotta più efficace e meno costoso, a parte ogni considerazione morale. Soprattutto perché è contagiosa.

Certo, a vedere Birmania (Aung San Suu Kyi), Cina e Iran, non c'è da essere ottimisti. Ma prima o poi...

Orietta, Garibaldi e Mazzini sono dei grandissimi eroi anche se non furono nonviolenti. Forse gli unici nella storia d'Italia. Ogni volta che passavo sotto ai loro monumenti a Manhattan mi sentivo orgoglioso di essere italiano

lucabagatin.ilcannocchiale.it said...

Facci scrive su Libero.
Suttora non "raccomanda" il sottoscritto a Belpietro quale inviato per Pordenonelegge.
"Male", direbbe Renato Brunetta.
"**§?=%&$", impreca il Bagatin.
Sarebbe stato il metodo più efficace e meno costoso.
E invece....alle armi !!!!

PS: il monumento a Mazzini nel Central Park di N.Y. fu eretto anche con il contributo della fondatrice della Società Teosofica, Madame Blavatsky, che combatté nella battaglia di Mantana nelle truppe garibaldine.
Esempio di nonviolenta ma...che sapeva usar le armi quando la democrazia chiamava (è facile parlare di nonviolenza in tempi di pace - conquistata a caro prezzo - cari miei !).

Anonymous said...

La ringrazio per Blog intiresny

Anonymous said...

Si, probabilmente lo e