Wednesday, February 11, 2009

Mariella Bocciardo, cognata di Berlusconi

SCOVATA L’UNICA BERLUSCONA CHE LAVORA: MARIELLA BOCCIARDO, COGNATA DI SILVIO, STAKANOVISTA DEL PARLAMENTO (HA VOTATO 99,8% DELLE VOLTE) – “ERO PRODUTTRICE DELLE NEWS FININVEST. CON CARELLI, BOCCA, ZUCCONI... RICORDO CERTE NOTE SPESE”… (da dagospia.com)

PRESENTE! LA SUPERCOGNATA STRACCIA GLI ONOREVOLI FANNULLONI

Mauro Suttora per "Oggi"

11 febbraio 2009

La stakanovista della Camera mi fa accomodare su un divano nella Galleria dei Presidenti di Montecitorio. È il corridoio posteriore del palazzo, opposto al più mondano Transatlantico: l'entrata di servizio. Mariella Bocciardo, 59 anni, tranquilla signora milanese, deputata dal 2006, fino a un mese fa era conosciuta a Roma solo come la «cognata di Berlusconi» (prima moglie di Paolo, fratello di Silvio).

Ora però è stata pubblicata la classifica dei parlamentari più presenti alle votazioni, e lei risulta in testa con un incredibile 99,8 per cento. In otto mesi ha premuto il tasto 2.029 volte.
«Ma è un record che voglio migliorare», dice lei, che come tutte le donne lombarde è insoddisfatta fino al raggiungimento della perfezione. Mormora: «In realtà ho mancato cinque voti solo perché il sistema elettronico si era inceppato».

Due anni e mezzo fa, quando perlustrai il Transatlantico per scoprire le novità fra i nuovi eletti, la debuttante signora Bocciardo stazionava nel capannello delle donne di Forza Italia. Il cosiddetto «gruppo bella gnocca», come lo chiamavano con invidia i deputati di sinistra. In effetti, l'avvenenza delle varie Mara Carfagna, Fiorella Ceccacci Rubino, Gabriella Carlucci o Michaela Biancofiore contrastava col grigiore di tutto il resto. Ma la più matura «cognata» rifiutò la mia proposta d'intervista: «Non saprei cosa dirle, sono appena arrivata. Mi faccia acclimatare».

Adesso si sente preparata, per la prima volta parla con un giornale. E apre al nostro fotografo la sua casa di Milano Tre, dove posa sul divano con entrambe le figlie, Alessia (presidente di Pbf, la holding di famiglia che fra l'altro pubblica il quotidiano Il Giornale) e Luna (anche lei con ruoli di responsabilità nel gruppo), e i nipotini Jody e Davide, figli di Alessia.

Signora, le dà fastidio essere definita «la cognata»?
«Per carità, far parte della famiglia Berlusconi è un onore. Ma terrei a precisare che il mio impegno politico non è nato con l'elezione in Parlamento. Faccio la volontaria per Forza Italia da quando è stata fondata, nel ‘94. Anni e anni di lavoro, dal primo club a Milano Tre con Valentina Aprea alle provinciali di Milano del ‘99 con Paolo Romani, quando facemmo eleggere Ombretta Colli. Ora il nuovo coordinatore della Lombardia dopo Mariastella Gelmini, l'eurodeputato Guido Podestà, mi ha chiesto di diventare sua vice. Così sono tornata a passare tutti i miei sabati e domeniche fra la sede di Forza Italia in viale Monza, e riunioni in Lombardia».

Mai nessuna carica elettiva?
«No. Per me la politica è passione. Nel 2001 Silvio mi chiese: "Mariella, hai qualche aspirazione? Vuoi venire a Roma?". Io risposi: "Non mi sento pronta, preferisco rimanere nel partito. Aspettiamo ancora un po'».

E in questi due anni e mezzo a Roma, che cos'ha combinato?
«Il bilancio è assolutamente positivo. Mi piace molto l'attività nella commissione Affari sociali, perché è lì, più che in aula, che si affrontano e si cercano di risolvere i problemi concreti. Anche con l'opposizione il clima in commissione è diverso, più costruttivo. Faccio parte anche della bicamerale per l'infanzia. Dobbiamo prendere coscienza che la vita dei bambini oggi è a rischio».

Beh, non più di trent'anni fa...
«No, no, la situazione è peggiorata. Fra bambini abusati, rapiti, vittime di pedofili, l'infanzia oggi vive un disagio che scuola e famiglie non affrontano con la necessaria attenzione».

Signora, non vorrei toglierle la gioia per il record di presenze alle votazioni, ma le viene mai il sospetto che abbia ragione suo cognato Silvio? E cioè che alla Camera basterebbero trenta o quaranta deputati, perché gli altri passano il tempo a pigiare il bottone su questioni di cui non sanno niente?
«Guardi, non vedo nulla di squalificante nel "pigiare un bottone". Fa parte anche questo del mio lavoro, e trovo riduttivo pensare solo al momento del voto: il lavoro di un parlamentare non si esaurisce in aula. Come in tutte le cose, è la passione e la dedizione del singolo a fare la differenza».

Però ora la maggioranza ha cento voti in più, non c'è neanche il brivido del testa a testa.
«Veramente ogni voto è prezioso, perché fra deputati ministri, sottosegretari e in missione, ogni volta ci mancano una sessantina di persone».

E perché chi ha il doppio incarico non si dimette?
«Non lo chieda a me».

Com'è che non riuscite a diminuire i costi della politica?
«Il nostro sistema prevede due Camere che fanno le stesse cose. Quindi per risolvere il problema o tagliare i parlamentari, bisogna cambiare la Costituzione».

Per diminuire le auto blu no.
«Mah, a volte l'auto di servizio può anche servire. Certo l'uso andrebbe razionalizzato».

Quando ha visto Silvio l'ultima volta?
«A Natale, per gli auguri».

Avete parlato di politica?
«No. Per quello, lo sentirò al massimo due volte l'anno».

Niente filo diretto, quindi?
«Non ce n'è bisogno. La sintonia è totale».

Come sono i rapporti con i suoi colleghi di Forza Italia?
«Cordiali, con un briciolo di sana competizione».

Anche fra donne?
«A volte».

Con chi va d'accordo, nell'opposizione?
«Livia Turco, Paola Binetti».

Da quanti anni conosce Silvio Berlusconi?
«Da quando ho incontrato suo fratello, al liceo, verso il '63 o '64. Silvio era simpaticissimo già allora. Ho lavorato per lui quando vendevano le prime case a Brugherio e Milano Due. Poi sono arrivate le mie figlie e per un po' mi sono dedicata solo alla famiglia. Ricordo quando nacque Luna, alle cinque del mattino del 2 agosto 1975: Silvio venne in clinica a trovarmi già alle sette. È sempre stato molto premuroso».

Poi lei e suo marito vi siete separati.
«Sì, nell'82, ma i rapporti sono rimasti molto cordiali. E io ho ricominciato a lavorare in Fininvest».

Di cosa si occupava?
«Ero produttrice delle prime news, quando ancora non avevamo la diretta. C'erano Emilio Carelli oggi a Sky, Giorgio Bocca, Guglielmo Zucconi... Seguivo tutta la produzione, dalle riunioni di redazione alla trasmissione finita. Mi occupavo persino degli stipendi, e ricordo anche le note spese di certi giornalisti».

Per esempio?
«Uno chiese il rimborso addirittura di uno shampoo».

Chi?
«Non dico il peccatore».

Prima di Forza Italia per chi votava?
«Come mio padre, che stava per Malagodi: liberale. Ma seguivo poco la politica».

Che scuole ha fatto?
«Il liceo linguistico-umanistico di via Manin a Milano. Abitavamo in viale Zara, ero figlia unica. Amavo i libri francesi, i Beatles e De André. Poi mi sono iscritta a Lingue alla Cattolica. Ma mi sono sposata a 21 anni con Paolo, è nata Alessia e ho interrotto l'università».

Un colpo di testa. Cosa dissero in famiglia?
«Paolo ed io stavamo già insieme da tanti anni... La presero bene, anche se erano severi».

Dove vi siete conosciuti?
«Sotto casa, in bici. Lui andava dai salesiani, come il fratello».

Se lo immaginava allora che trent'anni dopo sarebbe finita in politica con Silvio?
«Beh, al liceo lessi "La Forza d'amare" di Martin Luther King. E oggi mi piace poter contribuire, nel mio piccolo, a diffondere certi valori».

Quali?
«Responsabilità, senso del dovere, onestà».

Mauro Suttora

3 comments:

Anonymous said...

Quello che mi lascia del tutto perplesso è questa vocazione del Cavaliera ad aver costruito un partito portando con sè i suoi collaboratori d'azienda.
Insomma, un conto è gestire un'azienda, un altro è far politica.
Le passioni stesse sono diverse e così le "aspirazioni", come le chiamerebbe il Berlusca ed un qualsiasi rispettabile Cumènda.
Ho qui un aneddoto che però ribalta la situazione: mi raccontarono anni fa dei vecchi militanti un po' scafati del Psi, che a Pordenone Forza Italia la costituirono loro nel 1994. E quando arrivarono i manager di Publitalia da Milano e da Roma, questi ultimi rimasero del tutto a bocca aperta su come far politica.
La politica non è solo comunicazione manageriale.
Se così fosse sarebbe mera comunicaZZone.

Mauro Suttora said...

caro luca, la politica semplicemente non e' un "mestiere"

chi la fa a tempo pieno prima o poi rimane prigioniero della carriera ed e' costretto a prostituirsi, se non ha alternative di lavoro

Anonymous said...

Però se vedi bene anche nel lavoro "ordinario" spesso ci si tende a prostituire e c'è chi ritiene anche che il lavoro stesso sia, nei fatti, prostituzione.
L'Italia in effetti sarebbe stato bello fosse una Repubblica fondata sui diritti di libertà.