Tuesday, January 23, 2007

Paura degli zingari?

LA ROMANIA ENTRA NELL'UNIONE EUROPEA

Oggi, 10 gennaio 2007

Centomila zingari stanno per invaderci? Il primo gennaio Romania e Bulgaria sono entrate nell’Unione Europea. Ventidue milioni di romeni e otto milioni di bulgari diventano automaticamente nostri concittadini, e come tutti gli europei possono attraversare liberamente la frontiera senza passaporto e controlli, con la semplice carta d’identità.

L’allarme è stato lanciato dalla Caritas: «Prepariamoci ad accogliere un’ondata di 60 mila arrivi, perché la situazione economica in Romania è veramente disastrosa».
Superiori le stime dell’Ismu (Istituto studi sulla multietnicità): secondo uno studio del professor Giancarlo Blangiardo dell’università di Milano gli arrivi toccherebbero i 105 mila all’anno, estrapolando i dati sulla disoccupazione romena e sul numero di giovani che stanno per entrare in età lavorativa.

Il problema non è la Romania in sé, ma il fatto che le ultime grandi ondate di arrivi di rom, dopo quelle dall’ex Jugoslavia negli anni Novanta, provengono soprattutto da quel Paese. E anche in questi giorni in tutta Italia divampano le proteste popolari contro la presenza dei loro campi nelle periferie delle grandi città. Ma c’è veramente di che preoccuparsi? Con l’abolizione delle frontiere, e quindi del filtro dei visti, d’ora in poi sarà impossibile frenare gli arrivi dalla Romania?

Distinguere rom e romeni

«Un equivoco nasce dal fatto che molti italiani confondono tutti i romeni con i rom, cioè i nomadi», ci dice Ramona Badescu, l’attrice romena arrivata in Italia nel 1990, all’indomani della rivoluzione che rovesciò il dittatore comunista Nicolae Ceausescu. «La parola “rom” in realtà non ha niente a che fare con la Romania, è semplicemente il termine con cui i gitani si sono sempre autodefiniti nella loro lingua, da quando sono arrivati nei Balcani dall’India un migliaio di anni fa. E oggi rappresentano soltanto il tre per cento della popolazione del mio Paese».

Fatto sta che il 72 per cento dei furti commessi da stranieri in Italia è addebitato a persone con passaporto romeno. E il 24 per cento delle rapine, e il 13 degli stupri. Le statistiche non fanno differenza fra zingari e altri. Comunque i romeni una fama di «cattivi» se la sono fatta. Tutta colpa di Dracula, signora Badescu? «Non si può mai generalizzare. In ogni popolazione ci sono buoni e cattivi, gli italiani in America non erano certo tutti mafiosi. E la stragrande maggioranza dei miei connazionali in Italia è gente onesta e laboriosa. Con un ottimo livello di istruzione, spesso non adeguato ai lavori che sono costretti a fare. Io stessa spero che ora, con l’entrata nella Ue, la mia laurea in economia venga convalidata anche in Italia».

Perché tanti romeni in Italia?

«Non creiamo inutili allarmismi», dice Gabriel Ionut Rusu, 32 anni, fino a un mese fa consigliere comunale «aggiunto» a Roma in rappresentanza dei residenti europei. «Noi romeni siamo 400 mila in Italia, la comunità straniera più numerosa, davanti ai marocchini, e in 17 mila abbiamo creato una ditta. Siamo venuti qui per lavorare, e in migliaia di cantieri, campi e fabbriche le nostre braccia sono una risorsa per l’economia italiana. Solo pochi violano le leggi».

In effetti, i duemila romeni nelle prigioni italiane sono dieci ogni cento stranieri incarcerati: una percentuale minore rispetto a quella degli incensurati sul totale degli immigrati (tre milioni). In particolare, negli ultimi anni c’è stato un boom per colf e badanti romene: quasi centomila, superate solo dalle 120 mila ucraine, il doppio di filippine e polacche.
«La somiglianza delle nostre lingue aiuta molto», ci dice Doina Ghiurcuta, 39 anni, che lavora a Milano, «e guadagnare mille euro al mese rispetto ai 250 della paga media in Romania è un’attrazione irresistibile per molti. Anche perché nelle città romene i prezzi non sono tanto più bassi di qui. Ora per lavorare non dovremo più perdere giorni con i rinnovi dei permessi di soggiorno. Forse l’aumento degli arrivi sarà causato dai ricongiungimenti familiari».

Braccia per l’agricoltura

C’è almeno una categoria contenta per l’apertura delle frontiere: gli imprenditori agricoli italiani, sempre alla spasmodica ricerca di manodopera a buon mercato: «L’ingresso di Romania e Bulgaria è un momento storico che ci offre grandi opportunità», dichiara entusiasta la Coldiretti. Ci sarà anche una rivoluzione per le quote di immigrazione di tutti gli extracomunitari: le altre nazionalità possono improvvisamente beneficiare dei 180 mila visti d’entrata attribuiti ai romeni nel 2006, e che ora verranno redistribuiti fra le altre nazionalità.

Non cambierà molto, invece, per le 18 mila aziende italiane che producono in Romania: gli stipendi lì cresceranno, ma a ritmi simili a quelli di altri Paesi dell’Est entrati nella Ue tre anni fa (Polonia, Slovacchia, Slovenia, Repubblica Ceca).
Il vero (ma salutare) choc potrebbe esserci da noi, per alcune professioni come idraulici e muratori che dovranno improvvisamente fronteggiare la concorrenza di artigiani romeni che si offriranno a prezzi più bassi. In Francia, per esempio, la figura dell’«idraulico polacco» che rovina il mercato ai locali è diventata proverbiale, attizzando la già forte ostilità gallica contro l’Unione Europea.

Come siamo attrezzati?

«Male. Anzi sul fronte della sicurezza stiamo andando indietro», denuncia Silverio Sabino, segretario del Sap (Sindacato autonomo di polizia) a Torino. «I tagli della finanziaria rischiano di farci alzare bandiera bianca di fronte a rapine in ville, furti di rame e sfruttamento della prostituzione, terreni privilegiati delle bande provenienti dalla Romania. A Torino su quattro campi nomadi uno è completamente occupato dai romeni, che sono quelli meno integrati con gli italiani».

«Intere zone a Quarto Oggiaro, Bonola e San Siro sono fuori controllo», rincara Giuseppe Calderone del Sap di Milano, «per entrarci le nostre volanti devono chiedere rinforzi». Così, ovunque si progettino nuovi campi nomadi scoppiano rivolte popolari, da Opera a via Triboniano. E anche nel resto d’Italia.
Eppure proprio di assistenza ci sarebbe bisogno: «Sono in arrivo decine di migliaia di zingari rom, gente ridotta alla fame», prevede Renata Paolucci, vicepresidente dell’Opera Nomadi. I Comuni già si preparano ad aumentare i fondi per dormitori e mense Caritas.

Dal primo gennaio nessun romeno è più clandestino. In Sicilia 14 donne hanno festeggiato la loro uscita dal Cpt (Centro di permanenza temporanea) di Ragusa, dove erano state trattenute perché prive di permesso di soggiorno. L’ingresso della Romania nella Ue ha sanato la loro posizione e le donne, colpite in dicembre da decreto di espulsione e in attesa di rimpatrio, sono tornate libere diventando «cittadine europee». Undici di loro lavoravano in Sicilia come badanti; le altre tre dovranno raggiungere località di altre regioni.

«No ai campi nomadi»

Più complicata la situazione per i rom (che sono solo una parte degli zingari, gli altri si chiamano sinti). L’Opera nomadi è contraria ai campi, che peraltro sono stati condannati dall’Europa perché provocano segregazione. «Bisogna smantellarli favorendo la costruzione di alloggi, anche con l’autocostruzione come stiamo facendo qui a Padova», spiega la professoressa Paolucci. «E per chi vuole restare nelle roulottes servono microaree attrezzate per famiglie allargate».

Il problema è che il numero dei nomadi (che chiamiamo così anche se ormai sono quasi tutti stanziali) è raddoppiato in Italia negli ultimi vent’anni: erano 70 mila prima del crollo del Muro di Berlino, oggi sono 140 mila. Con tutte le tensioni conseguenti. La Romania c’entra poco, i «figli del vento» sono sempre stati perseguitati. Ci danno fastidio, con i loro furti e i bambini costretti all’accattonaggio. Ma questa non è una novità.

Mauro Suttora

8 comments:

camelia boban said...

Con ritardo, ma vorrei fare dei commenti riguardo al suo post.
1. Chissà perché si parte dagli zingari e si arriva agli rumeni, oppure romeni, non ho mai capito com'è corretto! Questa può creare confusione nella testa dei suoi connazionali, gia abbastanza “provati” sul argomento.
2. Non tutti i rumeni sono zingari (sono solo il 3% della popolazione) e non tutti gli zingari sono delinquenti!
3. I nomadi, popolo antico, ha sempre avuto uno statuto internazionale speciale in tutti i paesi, qualsiasi fosse la guida politica, non è un favore che gli si fa o il merito di qualcuno!
P.S. Poi, non mi posso risparmiare una frecciata all’indirizzo di Ramona Badescu, che non perde l’occasione di ricordarci la sua laurea in Scienze Economiche. Lo può raccontare qui, in Italia, a voi che non sapete come andavano le cose allora, ma qualsiasi rumeno di buon senso sa che le cose funzionavano diversamente. Cioè, le persone del mondo dello spettacolo, calciatori o miliziani, coma venivano chiamati i poliziotti, erano MOLTO, sennò addirittura gli si REGALAVA la laurea. Che del solito era quella dell’ISE, cioè Istituto di Scienze Economiche. Era un modo di assicurarli “il pane”, anche finita l’attività effimera che svolgevano. Mi sono laureata in Craiova, la mia città natale e di Ramona, in Scienze Economiche, la stessa di Ramona, nel 1990, lo stesso anno di Ramona. Eppure non me la ricordo mai ai corsi, agli esami, ai seminari. Da noi c’è il detto, tradotto liberamente : “è passato per la scuola come l’oca nell’acqua”. A buon intenditore poche parole.
Grazie dell'attenzione, Camelia Boban.

Mauro Suttora said...

con ritardo anch'io, grazie per l'attenzione.
Che rom e rumeni siano differenti, l'ho scritto anch'io. Pero' i rom che vivono in Romania hanno passaporto rumeno.
Di qui le tragiche statistiche di questi giorni (i due terzi degli arrestati a Roma risultano rumeni)

Anonymous said...

caro suttora,
i rom rumeni sono rumeni, così come gli afro americani sono statunitensi, o i rom e sinti italiani sono italiani....
è inconfutabile.
ma che le statistiche siano da attribuire e in quale parte ai rumeni di etnia rom resta tutto da provare.
e cosa la fa pensare che ci sia un popolo, o peggio ancora un'etnia, intrinsecamente più propenso al crimine di un altro?
stesso discorso si faceva negli anni 30 per gli ebrei...e guarda dove ci ha condotto quel ragionamento...
non le viene forse in mente, a lei , come a molti giornalisti , che la microcriminalità deriva dal degrado e dalla povertà e che gli migranti (di cui i romeni sono la percentuale più consistente)hanno più probabilità di vivere nel degrado e nella povertà proprio per il loro essere migranti, spesso recentemente arrivati, e in cerca di occupazione , nel paese dove per ottenrer lavoro bisogna aver le famose conoscenze.....

Anonymous said...

scusi ho dimenticato di firmare, sono
Flora.

Mauro Suttora said...

no, penso che degrado e poverta' siano solo uno dei motivi che spingono a rubare.

Camelia Boban nel suo blog sta intelligentemente analizzando le cause della percentuale di reati commessi da rom o rumeni, che purtoppo è molto piu' alta di quelli di altre nazionalita' immigrate.

Comunque nei furti grandi (quelli da milioni di euro, "puliti", non da strada, senza violenza fisica), gli italiani sono imbattibili... vedi truffe delle banche, Parmalat, Cirio, Telecom, ecc.

matei hutopila said...
This comment has been removed by the author.
matei hutopila said...

anyway, i appreciate your neutral position in the debate

Anonymous said...

Prendo un pistolo e vengo per spararvi! italiani stronzzi!

Voi siete imbattibili con le frodi!
Xche giornalisti non cercano i veri mafiosi?

Conosco unu bilionario che se chiama avvocato Cesare Galinelli e habitta nel comune di Cori! Ha tutta la preffetura e giustizia di Lazio al sua mano quello corutto e non ho visto mai suo nome nell qualche giornale!

Pecatto che sono andato da Italia!
Mi prendevo un pistolo e cominciavo a spararvi italiani senza testa!!